Carlo Vita
Certe volte
(con una nota di Massimo Bacigalupo)
Carlo Vita (1925-2019), il cui vero nome era Vita
Carlo Fedeli, “Popi” per tutti, è stato un dei
personaggi favolosi della Genova del dopoguerra e non solo di Genova. Ci ha
lasciato tranquillamente a 94 anni, questo “artistoide” (come si autodefiniva)
figlio del primo sindaco di Verona del dopoguerra. Aveva avuto una funzione
importante nelle relazioni culturali dell’ILVA di Gian Lupo Osti, e aveva
chiamato a lavorare per l’industria amici artisti italiani e stranieri. Con
Flavio Costantini ed Eugenio Carmi c’era un rapporto di grande amicizia, che
portò alla fondazione della Galleria del Deposito di Boccadasse
(Max Bill, Lucio Fontana…). Prima era stato corrispondente Ansa da Genova,
aveva intervistato Fausto Coppi, Ezra Pound appena
sbarcato dalla Cristoforo Colombo, era stato lui a dire a Domenico Modugno che
“Volare” aveva vinto a Sanremo. Anche Hemingway aveva intervistato a Ponte dei
Mille su un piroscafo, raccogliendo sue confidenze al whisky (alle 10 di
mattina) sulla Guerra di Spagna. Molte di queste cose le scrisse per giornali
ma anche in libretti di versi e racconti, come Illusioni ottime (Campanotto), dove è
traccia di un incontro con Montale e la sua Esterina: poesie accompagnate ds prose che sono sempre arguti raccontini. Poesie
non-poesie. Aveva uno spirito (e un accento) veneto e una straordinaria
freschezza. Da un verso di Montale, “Felicità raggiunta, si cammina per te su fil
di lama” trasse 33 variazioni e
altrettanti disegni arguti: si cammina per te sul fil di lama, sul Filarete,
sul fascistone, sul fallo eretto... Fece dono della plaquette allo stesso
Montale, che ne restò non poco sconcertato. (L’operetta è stata riproposta
recentemente dal Canneto Editore.) La felicità raggiunta è cosa breve, ma per Popi sembra sia durata 94 anni. Aveva perso la bella moglie
in giovane età, ma era circondata da figli, nuore, nipoti e persino un bisnipotino, dopo la cui nascita, diceva, poteva andarsene.
E infatti… Il Canneto ha pubblicato anche un suo maniacale libro di disegni, Contare i sassi, scampolo di un’opera
pittorica fantasmagorica, fra il geometrico, il pop, e la freddura (come lo
scherzo sulle “Attese” di Fontana: una tela vista da dietro attraverso il cui
taglio si intravede una mano armata di lama; titolo: Sto arrivando.) Quanto ingegno in questo lavoro ininterrotto… Se si
cerca in rete “Carlo Vita, Da dove?” si sente lui che legge un suo racconto che
dice di un incontro addirittura con… Dio. In un’anonima sala d’aspetto, senza
cori angelici. Sarà così che se la passa ora?* Voleva
che le sue ceneri fossero disperse in Adige anche se poco amava ormai l’aria
politica della città natale, di cui è uno dei figli più significativi e
accattivanti degli ultimi cent’anni. Dunque diamogli simbolicamente la
cittadinanza onoraria postuma di Genova.
Massimo Bacigalupo
*https://www.youtube.com/watch?v=hzkzGyueEu4&t=27s. Vedi anche il sito carlovita.it.
CERTE VOLTE
Accade sempre più
spesso
che raschiando nel
fondo
persone bravissime
addirittura mi
scambino
per la Memoria
Storica
d’un certo periodo
di quasi
quasi un secolo
fa.
E certe volte
m’illudo anch’io
d’esserlo
veramente
e indugio a
contemplare,
rievocare, amarcordare
d’allora ciò che
il tempo,
(con aiuti débiti e no)
ha provveduto a
mascherare
di ciprie,
belletti, rossetti,
nostalgie e
falpalà.
E io me ne sto lì
in vetrina
bel comodino
d’antiquariato
alquanto
civettuolo
col solo merito di
non essere
stato sfasciato
prima
e strabuttato nell’aldilà.
20.4.012
GRANDI ARTIERI
C’è da chiedersi
come farebbero i poeti
a vivere senza
metafore e corti circuiti
sono esperti
elettricisti i poeti
conoscono
benissimo d’ogni parola
d’ogni concetto il
positivo e il negativo
i voltaggi le
frequenze i fili uno per uno
sanno come
accostarli al punto giusto
senza toccarli
‒ ben isolati da terra
in modo da non
prendere la scossa.
(5.10.14)
PIRLA
Vorrei che
qualcuno mi dicesse
se ci sono ancora
dei Lombardi
in qualche modo
consapevoli
che quella loro
gloriosa schiatta
onde sono
orgogliosi custodi
porta il nome
‒ ristretto dal tempo –
dei Longobardi.
Barbari venuti da
lontano
come tutti i
barbari di ieri
e di oggi: giunti
a quanto pare
con le loro
lunghissime barbe
dalla Pannonia
oltre Danubio
e dominatori per
tre secoli
di mezza Italia.
Chiedersi dove
siano finiti
dopo che i
rasatissimi Franchi
li sconfissero
entrando a Pavia
gran capitale del
loro regno
è come ricercare
il limone
nella limonata.
È come non sapere
che pirla
viene dal
medio-alto germanico
Twirl.
QUESTO
Non l’attesa né la
speranza
che rassicuri su
qualche
altro sublime
esistere
ma il dispiacere
amarissimo
di perdere per
sempre
assolutamente per
sempre
questo esistere
e con lui tutta
l’intera
consapevolezza di
viverlo
così com’è nel
bene nel male
con coraggio e/o
codardia
unico raro
prezioso dono
concesso a me una
volta tanto
non si sa da chi
non si sa perché.
(29.12.16)
(“Xenia. Trimestrale di letteratura” 3,
2019, pp. 56-59)
APPENDICE
Due traduzioni di
“Questo”
DIES
Nicht die Erwartung auch nicht die beruhigende
Hoffnung auf irgendein
anderes sublimes Dasein
sondern das allerbitterste Missvergnügen
für immer zu verlieren
absolut für immer
dieses Dasein
und mit ihm das vollständige ganze
Bewusstsein es zu leben
so wie es ist im Guten
wie im Bösen
mit Mut und/oder Feigheit
einziges rares wertvolles Geschenk
mir gewährt einmal nur
man weiß nicht von wem man weiß nicht
warum.
(Franziska Raimund)
THIS
Not the wait nor the hope
reassuring me about some
other sublime existence
but the most bitter regret
to lose forever
absolutely forever
this existence
and with it all the full
awareness of living it
as it is for good and evil
with courage and/or cowardice
unique rare precious gift
granted me for once
I don’t know by whom I don’t know why.
(Massimo Bacigalupo)