Jean
Montalbano
ricette di morte per
gli scoraggiati
Vercors: 21 RICETTE PRATICHE DI
MORTE VIOLENTA. Portaparole, 2011
Prima del Vercors firmatario del “manifesto dei 121”
contro la guerra in Algeria e prima ancora dell'autore resistente che diede
voce al silenzio del mare, ci fu il Jean Bruller (1902-1991), illustratore di
libri per l'infanzia, l'umorista e il disegnatore di queste 21 ricette
pratiche di morte violenta, a uso delle persone scoraggiate o disgustate
dalla vita per motivi che, tutto sommato, non ci riguardano (cura e traduzione sono di Flavia Conti )
recentemente ristampate dalle edizioni Portaparole, intenzionate a riproporre
gradualmente testi (anche inediti) dello scrittore francese oscurati dalla fama
imponente del romanzo resistenziale del 1942.
La prima edizione uscì nel 1926, per le cure
materiali-editoriali dello stesso autore, in meno di cinquecento esemplari ma
una ristampa del 1977 per il chiacchierato editore Tchou si avvalse di alcuni aggiustamenti dello
stesso Bruller, segno di quanto gli stesse ancora a cuore l'album di
quell'esordiente che si compiaceva e dilettava sul suicidio come avvertendo
quanto gli ostacoli tra lui e la
felicità non fossero del resto invalicabili. Non scopertamente greve né
pessimista, l'opera non era un'apologia del suicidio nonostante la paganamente
antica rivendicazione di tempo e modo del proprio “transito”, troppo scoperto
il gioco truculento ed il macabro intrattenimento
occasionati da una delusione amorosa esibita e
superata anche grazie alle “vignette” scambiate con la causa scatenante della
stessa.
Il tema ed i tempi farebbero pensare ad una vicinanza
surrealista, ma sarebbe una forzatura. Lontani erano le motivazioni e gli
obbiettivi, dunque Bruller (che diffidava dell'invenzione “troppo cosciente”
dei surrealisti) non comparve nell'Antologia dell'humor nero anche se la
teatralizzazione del gesto suicida fa pensare ad un surrealista in pectore come
Raymond Roussel. Prossimità ribadita ancora qualche anno dopo dalla
pubblicazione degli acquerelli di “Nouvelle clé des songes (Ce que tout rêveur
doit savoir de la méthode psychanalitique d’interprétation des rêves”,1934 ). Comunque le occasioni per accostamenti tattico-operativi non
mancheranno, dal 1940 in avanti, e la firma di Vercors in tanti tracts si
affiancherà a quella di molti ex-surrealisti.
Ma il 1926 è il tempo del ballo, dell'eleganza e delle
conquiste femminili. Tali erano i principali interessi del giovane “fumettista”
( o bédéiste, alla francese) e se è vero che la serie di “ricette” venne
avviata proprio allo scopo di convincere una bella indifferente altrettanto
ironica, a condurre il gioco parodistico a buon fine fu il solo innamorato
deluso, con le sue buone letture di Voltaire e A. France e il ricorso a testi
d'accompagnamento echeggianti un gergo paludato vagamente
scientifico-accademico. Il giovane Bruller una volta soddisfatto delle
variazioni, per saggiare le proprie velleità di disegnatore e tecnico della
stampa, staccandosi dall'impiego pubblicitario sentito come limitante, decise
di pubblicarle per proprio conto secondo quegli elevati standard per la
riuscita del prodotto libro (come si addiceva al figlio di un libraio-editore)
che vegliarono sul buon esito delle successive pubblicazioni: la soddisfazione di spirito, occhio ed
intelletto discendevano da una costante attenzione per la qualità materiale
dell'opera (illustrazione, testo e tipografia). Competenze acquisite sul campo
che gli sarebbero servite quando le Editions de Minuit (di cui fu cofondatore)
pur in tempi di guerra e in clandestinità affermarono quella cifra distintiva
che nel secondo dopoguerra ne avrebbe decretato il successo oltre i confini
francesi.
In fondo la motivazione per Le Silence de la Mer,
romanzo d'esordio e di circostanza, scritto nel 1941, fu il desiderio di creare
un bell'oggetto, curato, vanto della stamperia francese, sfida e risposta al
temuto, incombente rogo nazista dei libri. Quanto al contenuto, strappatosi al
confortevole “assurdo” in cui rischiava di impazzire uno humor divenuto
frattanto satira crudele di tic e vanità umane, Bruller-Vercors ebbe di mira
proprio il nazista occupante e perbene,
in particolare chi come Jünger sfoggiava sui Campi Elisi la sua ammirazione per
la cultura francese civettando con scrittori più o meno collaborazionisti.
Quella lucidità, conquistata a forza di riso ed
umorismo e saggiata tra le rivelazioni più sconvolgenti degli anni di guerra,
non lo abbandonerà più, evitandogli il ridicolo in agguato per tanti compagni
di strada, ben oltre i fatti di Ungheria del 1956.