le voci che corrono
Il libro è uscito nel 2007 ed è di un nostro collaboratore. Salvo che
nella rapida menzione in un articolo di Erik Stark non ne avevamo parlato. Ma
questo di Venturelli è uno di quei libri di cui si continuerà a parlare come un
punto di riferimento imprescindibile e le voci continueranno a correre a
dispetto di quanto - poco o tanto che sia - abbia potuto ricevere sui canali
mediatici.
Renato
Venturelli, L'eta' del noir. Ombre,
incubi e delitti nel cinema americano, 1940-1960, Einaudi , 2007
Un affresco di ampio respiro su un periodo leggendario della storia di Hollywood: per capire finalmente da dove proviene il noir di oggi. All'inizio degli anni quaranta, il cinema poliziesco americano comincia a cambiare radicalmente. Le immagini si fanno sempre piú cupe, gli eroi diventano incerti e frastornati, il racconto è reso tortuoso da flashback, incubi, violenze sadiche. È il segno di un'angoscia novecentesca che si sta insinuando all'interno della fabbrica dei sogni hollywoodiana. La critica francese si accorse di questa visione cupa del mondo e parlò di «film noir» americano: un cinema che diventava improvvisamente nero e disperato. Con il tempo, il termine è diventato un'icona alla moda, rappresentando un malessere installatosi nel cuore della società dello spettacolo. Ma secondo quali percorsi il cinema criminale americano ha attraversato la sua stagione classica del noir, dove di colpo il pubblico veniva scosso nelle sue certezze, era costretto a identificarsi con un assassino, veniva avvolto da immagini dai contorni sempre piú indecifrabili? Questo libro ripercorre quella grande stagione, attraverso i film piú famosi e i piú oscuri B-movie, alle origini delle mescolanze fra poliziesco e melodramma, suspense e horror. È il cinema di Humphrey Bogart e di Rita Hayworth, di Fritz Lang e di Billy Wilder, ma anche di Orson Welles e del primo Stanley Kubrick: da Il mistero del falco a Rapina a mano armata, passando per tanti piccoli e grandi classici che oggi tutti possono riscoprire in dvd.
L’editore
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Claudio G. Fava: I mille colori del nero
Nei giornali (almeno ai
miei tempi) si imparava ad obbedire al Direttore, e a quella scuola son rimasto
fedele. Pertanto per prima cosa ho chiesto a Pier (Luigi Ronchetti) il permesso
di dedicare il mio spazio settimanale ad un libro, appena uscito, e non ad un
film o ad una variazione su uno o più film. L’ho ottenuto ed ecco qui il risultato.
Il libro è “L’età del noir” (Piccola Biblioteca Einaudi, € 22) e l’autore è
Renato Venturelli, ben conosciuto dagli appassionati. Ha già pubblicato diversi
testi spesso su temi – in senso stretto o lato – affini: il cinema horror in
cento film, il film gangster in cento film, cinema e generi, perfino un
ritratto di Arnold Schwarzenhegger con un divertente sottotitolo “…la carriera
esemplare di un uomo macchina venuto dal futuro…”. Nel caso del libro che qui
ci interessa il sottotitolo è “Ombre, incubi e delitti nel cinema americano,
1940-60” e riassume i temi fondamentali dell’opera. Ovvero un viaggio
appassionato nei film che per la mia generazione rappresentarono, in certo
senso, la vera e propria introduzione al cinema da amare senza riserve. Vale a
dire quei film americani cupamente e scioltamente polizieschi, quei thriller,
quei mistery,quegli hard-boiled (uso una terminologia che era ignota a noi
adolescenti) destinati a lasciare una traccia decisiva nella cultura americana,
ma soprattutto in quella europea dell’epoca. Il termine stesso di “film noir”,
rigorosamente in francese, esiste perchè di fatto contribuirono alla sua
creazione, in due articoli, due critici francesi d’epoca: “Un nouveau genre
policier: l’aventure criminelle” di Nino Frank (L’Ecran français”, 28 agosto
1946) e “Les américains aussi font des film noirs” di Jean-Pierre Charter (La
Revue du Cinéma , novembre 1946). Se la cosa può interessare i patrioti,
ricordo che Nino Frank, di origine composita, nato a Barletta e rimasto sempre
in possesso di un fluente italiano, svolse la sua attività in Francia da poeta,
scrittore e traduttore dal francese.
Il “noir” indigeno - anch’esso a suo modo “nero” per la cupezza e la voluta
tristezza con cui veniva foggiato - era il cinema francese che aveva prodotto
film come “Il porto delle nebbie” e “Hôtel du Nord”. Ma nel confronto non
poteva che essere sconfitto dal ben più scuro “noir” americano (il colore nero,
come accadde da noi con il giallo della Mondadori, divenne sinonimo di genere,
al punto che Marcel Duhamel per Gallimard, chiamò “Série noire “ la più famosa
collana poliziesca di Francia, inizialmente alimentata da romanzi americani).
Non è un caso, ricorda Venturelli, che i primi film della nuova tendenza
indicati da Nino Frank fossero “Il mistero del falco” (1941) di John Huston, da
Dashiell Hammet, “La fiamma del peccato” (1944) di Billy Wilder ,da James
M.Cain, “Vertigine” (1944) di Otto Preminger, da Vera Caspary, e “L’ombra del
passato” (1944) di Edward Dmytryk da Raymond Chandler. (non a caso su quattro
registi due sono immigrati austro-tedeschi).Come si vede tutti nomi ghiotti di
scrittori e di autori,, che mi fanno affacciare sulla tentante prateria
sterminata dei titoli di film evocati ed analizzati da Venturelli. Ma poiché
sono almeno 700 rinuncio qui ad altre citazioni specifiche, ricordando solo
quale è la struttura portante alla base della vastissima ricerca dell’autore:
una prima parte di introduzione che prevede un’ analisi dei corpi, del
linguaggio e di temi fondamentali. Il capitolo “Alle origini del noir”, da
Orson Welles ad Humphrey Bogart. Un ampio capitolo sugli “Anni dell’incubo” dal
1940 al 1946. E poi via via il dopoguerra, il melodramma noir, l’apogeo del
noir, gli anni ’50 sino alla “Deflagrazione del noir”, anni ‘50/’60. La
documentazione e la bibliografia (riviste comprese) sono all’altezza del resto,
500 fittissime pagine
Un documento d’epoca scritto con passione e competenza, entrambe fuori dal
comune da un ”giovanotto” che non può sapere quale fu la mia emozione vedendo,
all’epoca, al cinema i titoli di testa de “I gangster” di Siodmak con la
scritta: “ E per la prima volta sullo schermo, nei panni dello Svedese, Burt
Lancaster”. Avevo 18 anni…..
Clandestino in Galleria, "Emme - Modena Mondo", n. 45 del 12 Dicembre 2007 - http://clandestinoingalleria.blogspot.com/
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…Renato Venturelli, con abbondanti e documentate pezze d’appoggio, allunga fino al decennio seguente nell’ottimo L’età del noir (Einaudi 2007): il suo tondo ventennio rende, in mezzo migliaio di pagine, un bel servizio alle tante curiosità inappagate dei nuovi cinefili già alle prese con il rilancio di un neo-noir più o meno tarantinesco…
Eric Stark: un altro ventennio nero http://digilander.libero.it/biblioego/Ventenoir.htm