Carlo Luigi Lagomarsino
Vernon Lee
Vernon Lee: SPETTRI.
Vallardi, 2024
Probabilmente sarebbe da
considerare più una storica dell’arte e una saggista di estetica - fra le prime
seguaci di Walter Pater, sostenitrice del
Movimento Estetico, amica di Bernard Berenson e
di Mario Praz - e meno la scrittrice di racconti
appartenenti a un genere “curioso e indefinibile” come li ha definiti S.T. Joshi, lo specialista di letteratura fantastica e biografo
di Lovecraft e Lord Dunsany, in Unulterable Horror: A History of Supernatural Fiction (Hippocampus
Press, 2014). Anche Mike Ashley, prefatore dell’edizione inglese che la
presente edizione italiana incorpora mutila in appendice, ammette che quelli di
Vernon Lee non sono racconti “dell’orrore o di fantasmi nel senso classico del
termine”. Se va accostata a un modello questo, suggerisce sempre Ashley, non
può essere che Il Giro di Vite dell’amico
(col quale tuttavia litigò irrimediabilmente) Henry James. In compenso il poco chiaro come sacerdote ma
attendibile studioso Montague Summers, noto storico
dei generi gotici e soprattutto ottimo curatore di antologie, la definisce “la
più grande esponente moderna” del genere.
Vernon Lee (Violet Page, 1856-1935) scrisse le sue opere in inglese ma
abitò per la maggior parte della sua vita in Italia, a Firenze nella
quattrocentesca villa Il Palmerino. Considerata un’autorità sul Rinascimento, tuttavia
il suo primo libro importante lo dedicò nel 1880 alla musica (suonava il clavicembalo) Studies of the Eighteenth
Century in Italy. Un racconto del 1887, A Wicked Voice,
è imperniato su un compositore perseguitato dalla presenza di un cantante
italiano defunto.
Pacifista convinta
durante la Prima Guerra Mondiale, Vernon Lee vestiva nello stile garçonne,
vale a dire ispirandosi al guardaroba maschile, tanto che si dà per certo il
suo lesbismo. Gli studiosi fanno i nomi di almeno tre donne con le quali ebbe
rapporti profondi.
Imperniata sul tema della
possessione (nelle diverse accezioni del termine) la sua opera narrativa deve
almeno parte della sua stranezza alla collaborazione dell’amica aristocratica
scozzese e teorica dell’estetica con la quale convisse per dodici anni a
Firenze, Clementina Anstruther-Thomson (1857-1921), che
fruttò, rifacendosi a studi sull’empatia, l’ipotesi di come l’arte stimoli la
fisiologia (i risultati furono ancorati a un saggio imperniato su bellezza e
bruttezza).
Arruolata fra le
femministe, alle quali si deve in parte la riscoperta, Vernon Lee ha goduto
negli ultimi tempi di buone pubblicazioni. È del 2023 la raccolta Ossessioni
nella traduzione di Stefania Renzetti e
l’introduzione di Max Baroni per Agenzia Alcatraz. Il libro pubblicato da Vallardi che qui abbiamo segnalato è tradotto da Nicola Ferloni. Interessante è notare come da qualche tempo,
soprattutto in tema di letteratura fantastica, gli editori – è il nostro caso -
abbiano adottato una grafica “pseudo vittoriana” di ispirazione “steampunk” che racchiude titoli e immaginette dentro
cornici e fregi assai elaborati. I primissimi assaggi di questo stile mi pare
si abbiano avuti con gli Oscar Mondadori nelle recenti formule e formati.