Approviamo punto per punto quanto scritto dall’amico Giuliano sul “Secolo XIX” del 20 agosto, ad ogni modo, senza troppo elucubrare, diremo che sia sufficiente rammentare che come militare Vannacci ha giurato sulla bandiera fedeltà alla Repubblica (un tempo la cerimonia del “giuramento” coinvolgeva parenti e amici in una sorta di spettacolo) e di osservarne leggi e Costituzione  dove sta scritto che “tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”.  Leggendo Vannacci come possono sentirsi tranquilli i subordinati? Quanto alle dichiarazioni sulla stirpe Giulia diciamo, rincorrendone il pregiudizio, che a certi “generali” farebbe bene guardarsi ogni tanto allo specchio! Il nome poi ci fa venire in mente sia Primo Arcovazzi (Ugo Tognazzi) sia “l’eroe poeta” Arcangelo Bardacci de Il Federale. Lo ricordate “morto sui cieli d’Albania” (imboscato in soffitta) che dopo aver innalzato inni a al duce (“Chi sprezzando Francia e Albione col germanico e il nippone marcia verso altri destini: è Mussolini!”) si apprestava a stendere poemi alla democrazia?

Giuliano Galletta

Vannacci, autoritratto di un fascista

Periodicamente intellettuali, opinionisti, giornalisti, politici si domandano se il fascismo, la mentalità fascista, sia ancora viva e operante in Italia o resti soltanto un tragico fantasma agitato dagli antifascisti. Ebbene il libro del generale di Divisione Roberto Vannacci, 55 anni, ex comandante della Folgore, "Il mondo al contrario" (che l'autore ha pubblicato a sue spese, il che depone a favore dell'editoria italiana) è la risposta più chiara ed inequivocabile a un tale interrogativo, il volume si caratterizza infatti come il vero e proprio autoritratto di un fascista. Ci sono parti di questo testo che riecheggiano pericolosamente il "Mein Kampf". 1) Culto del sangue. Sentenzia Vannacci: "Nelle mie vene scorre una goccia del sangue di Enea, Romolo, Giulio Cesare, Mazzini e Garibaldi". Scriveva Adolf Hitler: "La nazione, o meglio la razza, non consiste nella lingua, ma solo nel sangue".

2) L'odio per il diverso, chiunque esso sia, la paura delle lobby (il libro non parla di lobby ebraica ma il principio è lo stesso) che modificano "il buon senso": "Cari omosessuali, normali non lo siete, fatevene una ragione" scrive il generale

"se tutto questo sembra normale, è colpa delle trame della lobby gay internazionale che ha vietato termini che fino a pochi anni fa erano nei nostri dizionari: pederasta, invertito, frocio, ricchione, buliccio, femminiello, bardassa, checca, omofilo, uranista, culattone che sono ormai termini da tribunale". Quando si dice "volgarità da caserma"!

3) Il razzismo: il "negro", l'immigrato che minacciano la nostra identità, "l'italianità"; è il caso della campionessa di pallavolo Paola Egonu, che, afferma il paracadutista, è “italiana di cittadinanza, ma è evidente che i suoi tratti somatici non rappresentano l’italianità”. Il Caporale Adolf sarebbe stato d'accordo con lui, non solo perché "i negri sono mezze scimmie", ma "In un mondo imbastardito e negrizzato sarebbero perduti per sempre i concetti de l'umanamente bello e del sublime" (sempre dal "Mein Kampf"). Valori cosí ben rappresentati, viceversa, dai campi di sterminio!

Il libro di Vannacci costituisce, in sostanza, una raffazonata campionatura di quello che Umberto Eco ha chiamato il "Fascismo eterno": "L’Ur-Fascismo" ha scritto il filosofo "dice che l'unico privilegio è il più comune di tutti, quello di essere nati nello stesso paese. È questa l’origine del “nazionalismo”. Inoltre, gli unici che possono fornire una identità alla nazione sono i nemici. Così, alla radice della psicologia Ur-Fascista vi è l’ossessione del complotto, possibilmente internazionale. I seguaci debbono sentirsi assediati. Il modo più facile per far emergere un complotto è quello di fare appello alla xenofobia. Ma il complotto deve venire anche dall’interno". Cosi Vannacci - il quale ovviamente non ha inventato una virgola, ma rifrigge tutto l'armamentario della destra di ogni epoca; se la prende con quelli che lui considera gli "estranei", non solo omosessuali e immigrati, ma anche femministe e ambientalisti.

Nell'elencare i colpevoli di tutti i mali del mondo Vannacci non dimentica "gli occupanti abusivi delle abitazioni che prevalgono sui loro legittimi proprietari" e ribadisce luoghi comuni come la fake che "si spende di più per un immigrato irregolare che per una pensione minima di un connazionale". Truculente, poi, le affermazioni sulla legittima difesa: se un ladro entra in casa, si chiede il generale, "perché non dovrei essere autorizzato a sparargli, a trafiggerlo con un qualsiasi oggetto mi passi tra le mani?».

In tutto questo consisterebbe il "rovesciamendo del mondo", di cui parla il libro. Il capovolgimento del piccolo e provinciale "ancien régime", del generale, fondato sui "sani principi" della violenza, dell'ingiustizia e della discriminazione. Naturalmente le reazioni negative al libro non sono mancate, in primo luogo negli ambienti militari, il generale è stato infatti subito rimosso dal suo incarico all'Istituto geografico militare. Il Ministro della Difesa Crosetto ha definito, senza troppi distinguo, le tesi di Vannacci "farneticanti".

Inevitabile e fondamentale resta la domanda su quanto le opinioni del generale siano diffuse, se cioè possano mettere in qualche modo a rischio la fedeltà delle Forze Armate ai principi fondamentali della Costituzione. In questo senso una risposta non rassicurante è arrivata dall'ex ministro (ed ex missino), Gianni Alemanno che ha difeso il generale, a suo avviso Vanacci si farebbe soltanto fatto interprete di quello che pensa "la gran parte dei nostri migliori soldati". Speriamo sinceramente che non abbia ragione.