“Circoli” fu una rivista che durò
dal 1931 al 1939. Pubblicata a Genova, e successivamente trasferita a Roma,
vantava nei primi numeri un comitato di redazione composto da Angelo Barile,
Guglielmo Bianchi, Giacomo Debenedetti, Eugenio Montale, Camillo Sbarbaro, Sergio
Solmi. Ferma restando la loro collaborazione, presto questi nomi scomparvero
come redattori, e rimase soltanto quello del direttore-fondatore, il poeta
Adriano Grande. Ricca di sorprese e di letterati (da Ungaretti a Montanelli, da
Falqui a Cecchi, da Vittorini a Sapegno…) sulla rivista comparve, fra l’altro,
la Nota sul surrealismo (1935) di Carlo
Bo. Assai scelte erano le traduzioni (da Guillen a Wallace Stevens, da Cummings
a Rilke, da Sandburg a Langston Hughes…). La rivista propose anche una versione
di Lautréamont curata da Emilio Servadio. Fu lo stesso sestrese (di Sestri
Ponente, oggi comune di Genova) pioniere della psicoanalisi italiana – nonché indianologo
ed esperto di occultismo – a curare (nel 1932) una traduzione di Tzara. Riproduciamo
di seguito le righe introduttive di Servadio.
Emilio Servadio
nota a Tzara
Tristan Tzara è nato il 4 aprile 1896. A vent’anni fondò a Zurigo il
movimento dadaista, su cui non occorre dilungarci. Dopo lo Sturm und Drang di “Dada”, egli, pur non partecipando direttamente
al movimento surrealista, ne ha risentito l’influenza e i suoi poemi sono oggi
soprattutto vaste composizioni senza limiti, senza titoli, senza interpunzione,
animati peraltro da un amplissimo respiro: Tzara è poeta autentico, pur se
ignora qualsiasi “fren dell’arte”. Nella sua poesia “come perle rotonde che
nessun falso legame riunisce, ogni
parola, ogni moto del pensiero è in sé solo, forma per un attimo un mondo, sino
all’attimo in cui avviene il collegamento mediante il filo casuale ma sicuro
dell’ispirazione”. Quella che pubblichiamo è l’ultima parte del poema “L’homme approximatif”, pubblicato nel
1931 presso l’editore Fourcade.