Su H.L. Mencken (1880-1956) abbiamo pubblicato nella "circolare" del 2000 un saggio di Wendy McElroy. Raffinato polemista, ribelle iconoclasta, lettore di Nietzsche, sostenitore della nuova letteratura americana, è la dimostrazione di quanto sia profondamente diversa (e confliggente) la nozione americana di "conservatore" da quella europea. L'italiano Carlo Tresca (1879-1943), di cui Mencken parla nell'articolo seguente, era un sindacalista libertario che negli Stati Uniti militò fra gli IWW. Morì assassinato in circostanze poco chiare (lo si ritenne a lungo vittima degli stalinisti ma recentemente sono state suffragate altre ipotesi).

Henry Louis Mencken

la terra degli uomini liberi

I

Carlo Tresca è il proprietario di uno piccolo giornale italiano di New York che si chiama "Il Martello". Partecipa alle idee liberali e quando i Fascisti sono andati al potere nel suo paese natale, scatenando il Ku Kluxing sugli avversari, li ha denunciati di fronte agli italiani d'America. I suoi articoli sono scritti in modo vigoroso e hanno rapidamente catturato l'attenzione. Molti italiani hanno così sposato i suoi punti di vista.

Questo aveva luogo all'inizio del 1923. In luglio, a New York, fu organizzato un pranzo in onore del giudice Elbert H.Gary, presidente del consiglio d'amministrazione dell'United States Steel Corporation. Il giudice Gary, fu fatto membro onorario del Fascismo per i servizi resi alla causa dell'umanità. Uno degli ospiti accorsi ad applaudirlo fu il principe Gelesto Caetani, ambasciatore italiano a Washington. Invitato naturalmente a tenere un discorso, il principe-ambasciatore si scagliò contro gli avversari del Fascismo e alluse in questo modo a una rivista italiana di New York: "deve essere soppressa".

Gli apostoli della libertà umana presenti, capito che si trattava de "Il Martello", lo applaudirono di cuore. Che negli USA non ci fosse legge che proibisse ad un giornale di criticare un governo straniero non li preoccupò; a suo tempo dalla parte dell'intervento bellico, sapevano il da farsi, come lo sapeva il Dipartimento della Giustizia quando controllava le poste. La notizia rimbalzò a Washington e di qui nuovamente a New York. Il 21 luglio l'intera tiratura de "Il Martello" finì boicottata dalle poste. Tresca chiese di conoscerne il perchè. Il Dipartimento delle Poste non gli diede risposta.

Tre settimane dopo, il 10 agosto, venne improvvisamente arrestato. A suo carico c'era che tre mesi prima, aveva attaccato in un articolo la monarchia italiana. Nessun crimine del genere, ovviamente, è concepito dalla legge americana, tuttavia Tresca fu arrestato. Dietro le sbarre continuò a denunciare i Fascisti. Il 18 agosto si disse che le copie de "Il Martello" erano state ritirate perché pubblicavano l'annuncio illegale di una lotteria: altri due giornali italiani che avevano pubblicato lo stesso annuncio, passavano tranquillamente la censura postale. L'8 settembre si sostenne invece che le misure repressive erano state prese perché il giornale riportava la pubblicità di un libro sul controllo delle nascite. Il 28 ottobre si passò a dire che era stato stampato il racconto di come i fascisti avessero forzato una donna italiana a ingurgitare una dose massiccia di olio di ricino: tutti i giornali americani avevano stampato la stessa storia, ma non furono molestati. Il 10 novembre si menzionò la lettera di un lettore che prediceva per Mussolini la stessa fine di Cola di Rienzo: anche in questo caso, altri giornali avevano fatto la stessa previsione. Il 24 novembre si sostenne infine che si era accusato Mussolini di appropriarsi indebitamente di fondi monetari.

II

Era difficile sostenere che il "Il Martello" dovesse essere soppresso. La guerra, sfortunatamente, era finita e non era facile giustificare tutta la faccenda. Era impossibile proprio sulla base della legge. La Scienza Giuridica risolse tuttavia il problema. La pubblicità al libro sul controllo delle nascite, chiarì il modo per farlo. Gli esperti cacciatori di streghe del Dipartimento della Giustizia incriminarono Tresca per tale pubblicità. Tresca venne convocato dal giudice Goddard, davanti alla Corte Distrettuale degli Stati Uniti, il 27 novembre. Si ventilarono cose poco conosciute, ma nulla di chiaramente illegale. Si arrivò alla conclusione che si poteva sospendere l'intero caso se Tresca avesse lasciato il paese, tornando in Italia dove i fascisti si sarebbero presi cura di lui. Tresca rifiutò e fu condannato. Il giudice Goddard lo consegnò ad un anno e un giorno di reclusione nella prigione di Atlanta.

Non si era mai vista una condanna così pesante. In quasi tutti i casi federali precedenti il colpevole era stato semplicemente multato. In nessuno stato si era pronunciata una sentenza del genere, eventualmente la media delle pene inflitte non superava quella di un mese. Non c'era prova che Tresca avesse visto la pubblicità prima che venisse stampata. Al contrario, era stato chiarito che l'annuncio l'aveva collocato il sig. Vella, agente pubblicitario del giornale. All'origine della pubblicità c'era un libraio italiano, il sig. Neri. Anche lui fu arrestato e condannato. Si beccò quattro mesi. Ma Tresca, che a questo punto poteva essere considerato soltanto un complice indiretto, si beccò un anno ad Atlanta.

La Corte d'Appello sostenne la condanna.

III

Tali episodi non sono affatto rari, e gli studenti di storia americana hanno argomenti su cui meditare. Che cosa ne è della vecchia nozione che vuole che gli Stati Uniti siano un paese libero, rifugio per gli oppressi di tutta la terra, dove ognuno può alzare la voce in una richiesta di aiuto? Ci fu un periodo che tali ribelli nemici della tirannia erano ricevuti a braccia aperte, trattati come una faccenda naturale. Il nome di Kossuth è anche nei libri di scuola. Ma che cosa accadrebbe oggi ad un Kossuth se l'ambasciatore ungherese potesse convincere il giudice Gary e compagnia bella che deve essere messo in prigione?

Inoltre, che cosa ne è della vecchia convinzione che un uomo pacifico, in questa grande Repubblica, dovrebbe essere intoccabile, non perseguitato dalla polizia, libero giorno e notte dalle sue grinfie? Le poste hanno stuzzicato Tresca almeno cinque volte prima che, infine, lo facessero rinchiudere. In ognuna di queste occasioni, sia chiaro, lui era tutt'altro che colpevole. Ogni editore americano che stampa qualcosa sul controllo delle nascite, anche fosse di dissenso, sarebbe parimenti colpevole. E si consideri la punizione! L'uomo che ha predisposto il libro per la vendita ha ottenuto quattro mesi di condanna; Tresca, per sole due righe al proposito, si è preso un anno e un giorno!

Non voglio tener sermoni, tutto è abbastanza eloquente. In altri tempi sarebbe nato un tumulto; oggi tutto passa inosservato. Le grandi agenzie americane aspetteranno la putrefazione di Tresca prima di aiutarlo, come aspetteranno quella di Sacco e Vanzetti. L'American Legion, benchè ancora sudi e gema per l'umana libertà, non protesterà; al contrario, è più probabile che faccia passare una risoluzione di sollecito per conservare gli wop (italiani) dietro le sbarre, colpevoli o non colpevoli. I figli della rivoluzione sceglieranno un magnifico silenzio.

IV

Otto persone in tutti gli Stati Uniti sono finora andate in aiuto del Tresca. Quattro sono politici Italo-americani. Uno è un pastore liberale. Due sono vecchi libertari già segnati da cento sconfitte. L'ottavo è la Sanger, l'agitatrice per il controllo delle nascite, lei stessa incappata nelle maglie della nuova giurisprudenza. Nessun altro si interessa in modo particolare al caso.

12 gennaio 1925

 

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