Sergio Dalmasso
Sebastiano Timpanaro. L’inquietudine della ricerca
Luca Bufarale: Sebastiano Timpanaro.
L’inquietudine della ricerca, Pistoia, ed. Centro di documentazione, 2022
Il centro di
documentazione di Pistoia è tra i pochi a mantenere la memoria della “stagione
dei movimenti” (raccolta di documentazione e produzione storica), un’attenzione
agli anni ’60 e ’70 come periodo di grandi fermenti
sociali che hanno investito intere generazioni e di lavoro culturale atipico e
innovativo.
In questo quadro, la
memoria non è fine a se stessa, ma finalizzata
all’analisi del presente per progettazione e proiezione volte al futuro.
La collana dei
Quaderni dell’Italia antimoderata riprende la definizione usata in vecchi testi
di Massimo Ganci (Italia antimoderata, Guanda 1968) e di Attilio Mangano
(L’altra linea, Pullano, 1992), riscoprendo figure
emarginate, espulse dallo spazio pubblico, lontane dalle tendenze prevalenti
nella sinistra e sul lato strettamente politico (il socialismo riformista o il togliattismo) e su quello culturale (rifiuto dello
storicismo, dell’asse De Sanctis- Labriola- Croce).
Presenta gli elementi
di attualità della conricerca panzieriana,
del legame teoria- pratica in Fortini, la ricerca storica di Quazza e Merli, un prete “di fabbrica” come Borghi, uno
scrittore irregolare come Bianciardi, un dirigente
politico come Gorla.
Elementi comuni, nelle
diversità, il primato della classe sul partito, l’attenzione all’antagonismo
dei ceti subalterni, la volontà di sperimentazioni, di studio e di ricognizione
su strade atipiche.
Rientra, in questo
quadro, la figura di Sebastiano Timpanaro (Parma
2023, Firenze 2000), filologo, saggista, studioso di filosofia e letteratura,
militante politico nella sinistra socialista, nel PdUP,
in DP, negli ultimi anni sopravvissuto, in un mondo per me invivibile.
Ne tratteggia vita e
pensiero, in una biografia sintetica e problematica, Luca Bufarale,
studioso del socialismo italiano e già autore di uno studio sulla giovinezza
politica di Riccardo Lombardi.
I quattro capitoli
descrivono l’ambiente familiare e la formazione, la militanza politica di
“socialista antimoderato”, l’interesse per Leopardi, il pensiero filosofico
materialista.
Il padre, fisico,
direttore della pisana Domus galileiana, la madre, insegnante, in gioventù
vicina alla poesia dadaista, incidono sulla sua formazione di filologo,
interessato alla lettura analitica del testo, in opposizione alla critica
letteraria estetica.
Insegnante nelle
scuole medie (rifiuta la carriera accademica), si avvicina giovanissimo alla
militanza politica nel Partito socialista, collocandosi nella sinistra, su
posizioni classiste e critiche verso lo stalinismo e verso la scelta
governativa. Di qui l’attività nel PSIUP, su posizioni di discontinuità rispetto
ad un “socialismo anni ’50”, praticato dalla dirigenza nazionale, quindi, allo
scioglimento di questo, nel PdUP e in DP. Critico
verso il riformismo e il governismo, ma anche verso
lo spontaneismo della nuova sinistra (accusa di “sorelismo”
Lotta Continua) e le formazioni maoiste, riscopre Trotskij e teorizza un
leninismo “autentico”, non dogmatizzato e deformato. La crisi della nuova
sinistra lo vede, “senza partito”, oppositore e al compromesso storico e al
craxismo, privo di illusioni sull’esito “non democratico” seguito al crollo
dell’URSS e dei paesi dell’est. E’ di grande interesse
la sua attenzione per la tematica ecologica, cartina di tornasole delle
contraddizioni dello sviluppo capitalistico (si veda la raccolta Il verde e il
rosso, scritti militanti, 2001, curata da Luigi Cortesi).
L’attenzione verso
Giacomo Leopardi (comune, ma in chiave diversa all’ultimo Cesare Luporini) si
lega al tema della catastrofe ecologica, ma anche alla concezione
materialistica di Timpanaro che rivaluta il
classicismo italiano di derivazione illuministica (Classicismo e illuminismo
nell’Ottocento italiano, 1965 e 1969; Antileopardiani
e neo moderati nella sinistra italiana, 1985) in opposizione netta al
romanticismo che ripropone, al contrario, spiritualismo e religiosità.
Dal pessimismo
“agonistico” leopardiano, Timpanaro ricava anche la
riflessione per cui la natura dell’uomo non si risolve (come in certo marxismo)
nella sua storicità, nei rapporti sociali (lavoro e processo produttivo), ma
coinvolge la sua costituzione fisico- psichica, temi quali dolore, sofferenza,
vecchiaia, morte, fugacità del piacere… L’uomo è parte insignificante
dell’universo, del tutto ignorato dal ciclo di produzione/distruzione della
natura. La negazione dell’antropocentrismo e del provvidenzialismo (La
ginestra) è assunta come strumento per criticare il marxismo italiano, la cui
derivazione idealistica e storicistica è evidente.
Simile è la critica a
Freud (Il lapsus freudiano, 1974), più grande come scrittore che come
scienziato e la cui analisi non è universale, ma molto legata all’ambiente
sociale e culturale viennese del suo tempo. Ovvia la scarsa sintonia con i
francofortesi, come con lo strutturalismo e- ancor più- con il postmodernismo e
il pensiero debole, dei quali avversa anche le ricadute politiche.
E’ auspicabile che questo agile testo serva non solo a ricordare una grande
figura, che Tullio De Mauro ha definito educatore politico come Carlo Cattaneo,
ma anche a riproporre (a chi volesse raccoglierli) alcuni dei nodi che ha
sollevato, anche se in solitudine, nel corso dell’intenso impegno politico e
cult
“Sinistrainrete”, gennaio 2023