Carlo Romano

L'inchiesta surrealista sullo spogliarello pubblicata da  “Le Surrealisme même”

Nel 1928 furono pubblicati i risultati delle prime due sedute di “recherche sur la sexualité” che il gruppo surrealista tenne fino al 1932. Più tardi, molto più tardi dall'esordio su  “La Révolution Surréaliste”, ritrovate le trascrizioni complete  nell'archivio di Breton, vide la luce, curato da José Pierre, un volume (Recherces sur la sexualité. Janvier 1928-Août 1932, Gallimard, Paris 1990)  che le raccoglieva integralmente: in tutto 12. Nel frattempo – e quale! un cinquantennio e oltre -  si  erano moltiplicate, insieme a una mole considerevole di studi generali - le discussioni sulle idee sessuali, e soprattutto le idiosincrasie, dei surrealisti. Meno frequentata – e indubbiamente anche meno importante ai fini di cogliere quelle idee e quelle idiosincrasie – è invece l'inchiesta che i surrealisti consacrarono su “Le Surrealisme même”* (n.4, printemps 1958, ma Josè Pierre lo accredita al 1959) allo Strip-tease - quell'evoluzione del Burlesque anglo-americano che proprio in Europa, soprattutto in Francia, godeva allora di grande popolarità e vantava starlettes di grande rispetto ed efficacia (Dodo d'Hambourg, Rita Cadillac).

Il grattacapo da cui prendeva le mosse questa nuova inchiesta era ciò che sull'argomento aveva scritto Roland Barthes nelle sue - da poco apparse presso Seuil - Mythologies, ed era un giudizio severo. Per Barthes, lo “spogliarello” (questa è la dizione italiana di strip-tease) nella sua accensione del desiderio, immersa in esotici orpelli, era mistificatorio. Malgrado le proteste dei bempensanti, chiedevano i surrealisti, pensate che lo strip-tease desessualizzi la donna compromettendo l'immaginazione amorosa?

C'erano ad ogni modo, prima di questa, altre domande, tre per le donne e tre per i maschi,

In sintesi, per le donne:

1) Traete una lezione dagli spettacoli di spogliarello, e quale?

2) Vi identificate nelle sue scene e in quale misura, oppure siete ostili alla rappresentazione?

3) Prestate un'attenzione meticolosa alla cerimonia del denudamento?

Per i maschi:

1)Pensate che lo spogliarello solleciti l'appetito erotico alla stessa maniera del cinema? Perchè?

2) Un libro erotico, sul piano dell'eccitazione, lo situate al di là o al di qua dello spogliarello?

3) Serve alla vita intima con la vostra compagna?

 Fra gli altri,  Hans Bellmer, rispondeva di non aver mai avuto occasione di assistere a uno spettacolo del genere. Roger Caillois diceva che lo spogliarello procura una soddisfazione di rimpiazzo e che andrebbe valutato come un'evoluzione del music-hall nel quadro del mutamento del costume. Joyce Mansour, confidava di non provare nessuna emozione a guardare dei visi bovini instupiditi, degli uomini sudati e dei ventri nudi. Viceversa, Pierre Molinier –  il quale notoriamente allestiva delle performance “en travesti” - osservava che la lentezza agevola l'eccitazione. Per Edgar Morin, lo spogliarello i libri erotici e il cinema non si potevano comparare, ma che comunque, come gli altri, rimaneva sul piano dell'amore.

Conclusione non se ne traevano.

Vale a questo punto la pena di guardare agli altri contenuti della rivista.

La scrittrice e pittrice belga Monique Watteau – che nell'inchiesta avrebbe confessato di non provare identificazioni di sorta nemmeno al cinema o nella lettura – apriva il fascicolo con un testo, accompagnato dai suoi disegni, su “La Mort du Singe-Soleil” estratto da L'Ange a Fourrure (Plon, 1958), probabilmente influenzato dalle spedizioni antropologiche del compagno in Malesia. Assai carina (a fronte dell'indice è mostrata una sua fotografia) i suoi libri sono oggi considerati dei classici della letteratura fantastica in lingua francese (sono stati pubblicati anche nella collana “Fantasy” di Marabout). Si dice che sia stata, fra gli altri, l'amante di Yul Brynner. Il suo vero nome è Alika Lindbergh ed è figlia del poeta Hubert Dubois. Nel 2002 ha pubblicato, con E-dite, l'autobiografico Testament d’une fée.

A quello della Watteau, segue “Préface a un Traité des Matrices, un testo “alchemico” di Vincent Bounoure. In seguito autore di studi sulla pittura americana e sull'arte oceanica, Bounoure ha, fra l'altro, dedicato al Surrealismo La Civilisation surréaliste  (Payot, 1976), Moments du Surréalisme (L'Harmattan, 1999, con prefazione di Michael Löwy)  e Le Surréalisme et les Arts Sauvages (L'Harmattan, 2001).

Josè Pierre si occupava invece di Heinrich Von Kleist e Hans Bellmer ripubblicava un testo del 1936 (“Le Pere”). Considerata l'epoca, nella quale le neo-avanguardie cominciavano a d essere attente alla cosiddetta “Poesia Visiva”, riveste un particolare interesse il saggio di Robert Benayoun su “Le Mot et l'Image”. All'arte visiva, vista nei suoi aspetti dinamici e simbolici, attiene poi il saggio del numismatico e studioso di arte celtica Lancelot Langyel La Force Créatrice des Moyen Plastiques. Era presente anche il filosofo (radicale e liberale) Jean-François Revel - del quale usciva proprio nel 1958 il famoso e polemico Pour l'Italie (Juillard; in Italia Lerici), all'epoca collaboratore di Jean-Jacques Pauvert, editore della rivista – con un ironico articolo su Malraux. Kostas Axelos e Meret Oppenheim traducevano, per parte loro, un saggio dello psichiatra svizzero Theodor Spoerri su Adolf Wolfli (L'Armoire d'Adolf Wolfli).

Era poi il turno della nostra inchiesta, che chiudeva il fascicolo (per quanto, a dire il vero, prima della copertina, un foglio incollato, quattro pagine di carta leggera beige,  publicizzava la “Librairie J.-J. Pauvert” e le sue vendite per corrispondenza). La quarta di copertina – nello stile Pop tipico dell'editore, così anomalo nel sobrio stile tipografico francese – annunciava per il sommario del numero successivo 19 Cartes d'Analogie Surréaliste con una citazione dello studioso di simbolismi e occultismo René Alleau: Ma l'analogia - che è un ragionamento INFERENTE dei dati su un certo punto e una somiglianza su altri - è vicina al processo inventivo al quale nel contempo la matematica deve tanto".

“Le Surrealisme Meme”: directeur, André Breton; gerant, Jean Schuster.

“Fogli di Via”, Novembre 2010