Carlo Romano

Surramore

Quella del Surrealismo non è stata semplicemente una nobile stagione dell’avanguardia. Per le lettere francesi non si è trattato soltanto di un filone che ha accompagnato con un suo corso originale i momenti alti di una cultura assai ramificata attorno a nomi come quelli di Proust, Gide, Bernanos o Sartre. A dispetto di una logica di gruppo a tratti rigida, il surrealismo è penetrato nello stesso sentimento estetico andando a confondersi con l’idea, anche quella più ordinaria, della Francia letteraria. E quando la sua affermazione della rivolta ne ha rivelato le ambizioni, uno dei grimaldelli che gli ha consentito questo risultato è stato senza dubbio la celebrazione dell’amore proprio nella specie della rivolta. Ma quel senso surrealista dell’amore che con Jacques Prévert è entrato in tutte le case dovette a suo tempo fare i conti, e scontrarsi, con le convinzioni di chi, pur vicino, ne respingeva il carattere “celestiale”. Ai surrealisti si rimproverava inoltre di aver messo sì le donne su un  piedistallo, ma di avercele sostanzialmente lasciate.

Di questi temi si occupò a tempo debito un impagabile saggio di Xavière Gauthier pubblicato anche in Italia dalla mai troppo ricordata Sugar di Massimo Pini. Recentemente è invece uscita, presso gli Oscar Grandi Classici di Mondadori, una commendevole antologia - La donna, la libertà, l’amore - curata da Paola Dècina Lombardi, probabilmente il maggior storico attuale del movimento. Assai ampia ed originale anche nella scelta dei brani degli autori più classici, la raccolta include numerosi di testi di autori malamente conosciuti e poco o niente antologizzati.

E’ il caso, per fare un esempio, di Claude Cahun, introdotta dallo stesso Breton fra i surrealisti già nel 1932, ma rimasta sostanzialmente sconosciuta fino all’altrieri, quando grazie all’editore parigino Jean Michel Place è stata tratta da un colpevole oblio. Nipote di Marcel Schwob – lo scrittore simbolista autore di celebri Vite immaginarie – Claude Cahun fu segnata fin da piccola dalla follia materna. Lesbica, con l’amica Suzanne Malherbe, conosciuta da adolescente, partecipò alla Resistenza guadagnando (sempre insieme all’amica) una condanna a morte. Graziata, raccontò questa esperienza in un diario. Nata a Nantes nel 1894, morì a Jersey, dove si era da tempo trasferita, nel 1954. Claude Cahun fu una poetessa sulla quale l’influenza dell’amatissimo zio, come si può notare nello stesso brano pubblicato dalla Dècina Lombardi, appare trasfigurata nelle personali inclinazioni. “Contro tutti quelli che sanno leggere”, in difesa di una letteratura affrancata dalle ingerenze ideologiche, ai surrealisti diede un libello all’epoca dei contrasti del gruppo con Louis Aragon. Al surrealismo diede soprattutto le capacità trasformistiche palesate nei suoi scatti fotografici – i quali d’altra parte anticipano l’attività di un altro fotografo surrealista (e omosessuale) come Pierre Molinier, anche lui tardivamente scoperto.

In figure come quella della Cahun si sostanziano gli sforzi della Dècina Lombardi per portare i temi dell’amore e del ruolo delle donne nel surrealismo entro i binari che gli sono propri a dispetto di tante letture problematiche e spesso avvilenti. La funzione di questa antologia è dunque quella di una restaurazione critica del proposito che nessuno ha espresso meglio di Breton in Arcane 17: “È la rivolta, unicamente la rivolta a essere creatrice di luce. E tale luce può essere conosciuta soltanto attraverso tre vie: la poesia, la libertà e l’amore”.

“Il Secolo XIX”, aprile 2008