A leggere il lascito di Eric Stenbock
(1860-1895) si direbbe che per lui specialmente valga il detto contemporaneo
secondo cui il suo genio era nella vita, mentre agli scritti era riservato il
talento; perché la droga, l’alcool, il suicidio (quando l’amico Wilde saliva
alla sbarra) le frequentazioni pericolose (una a caso: il pittore prerafaellita
Simeon Solomon, alcolista, arrestato per sodomia in un bagno pubblico, dopo di
che finì i suoi giorni in miseria, lui che apparteneva a una facoltosa famiglia
ebraica), i gesti eccentrici spiati da uomini di lui più illustri (che ne
accennano, come Yeats nelle proprie memorie) sovrastano le curiosità accese da
un’opera esigua, cui non basta la presenza di diffusi motivi “francesi”o
cattolici o del tema vampiresco-omoerotico (fra l’altro, un racconto rinvenibile
anche in qualche antologia di genere in Italia) per sbalzarla dalle note
marginali in cui è relegata. E’ l’estremo dandismo (gli ultimi tempi si
accompagnava ad una bambola di legno…) che ne tiene vivo il passaparola
sotterraneo al di fuori della cerchia dei
cultori di maledettismo vittoriano; da Byron a Bowie, tale è la parabola
discendente: anni fa, Jeremy Reed scrisse un testo sul Rolling Stone Brian
Jones ricalcandolo sul profilo stenbockiano e più recentemente David Tibet ne
ha fatto una stella della personale costellazione mistico-apocalittica-occultistica
facendosi editore di alcuni testi inediti
finiti, per linee perfettamente comprensibili, alla villa “I Tatti” in
Toscana.
Count Stenbock
Il Mito di Punch
Al mondo ci sono quattro grandi soggetti: Faust, Tannhäuser, Don Juan e Punch. Tutti possono essere trattati in base alla loro specificità. Il primo mostra la brama ardente dell’animo umano verso una felicità che su questa terrà mai potrà raggiungere; il secondo, la lotta infinita della carne contro lo spirito; gli ultimi due, il trionfo del male assoluto. Gli ultimi due parrebbero, da questo punto di vista, identici, ma non è così; essi sono essenzialmente differenti. Il primo, Don Juan, fu concepito da un monaco spagnolo, ed ha un carattere terribile e tragico. E’ trattato anche più cupamente da Grabbe, in un dramma oltremodo potente sebbene poco noto; ancora da Prosper Mérimée e, soprattutto, da Balzac, come tipo intellettuale; abbiamo più familiarità col tipo del libertino frivolo, accompagnato dal comico servitore, degradato da Molière, e più ancora con la ben nota opera. Il tipo essenziale è del tutto serio, fino a confinarsi in una categoria di malvagità.
Il soggetto di Punch è ben più spaventoso, poiché Punch invece di essere serio ha intenzione di divertire – e di divertire i bambini.
Quale può essere l’origine di questo strano dramma ? Lo troviamo dappertutto: nell’intera Europa e di frequenza all’Est. Il protagonista compare sotto vari nomi: Petruška, Kaspar, Karaguez e Punch. Perciò non ha molto senso dire che Punch deriva dall’italiano Pulcinella, che è una delle maschere della vecchia pantomima italiana, insieme ad Arlecchino, Colombina, Brighella e tanti altri. È solo un caso che l’inglese Punch abbia assunto la forma dell’italiano Pulcinella. Il Punch russo, ad esempio, la cui storia segue gli stessi tracciati del nostro, non ha la gobba o il naso lungo, o quelle caratteristiche che segnano il nostro Punch; neppure Karaguez o Kaspar, né d’altra parte l’odierno Punch italiano, ma tutti insieme hanno quella stessa voce squillante a suggerire un’aperta derisione.
Heinrich Heine racconta che il dramma di Faust fu recitato per la prima volta in un teatro riservato a Punch. E in effetti, tutti e quattro i soggetti summenzionati hanno un elemento in comune – il trionfo del diabolico. Abbastanza curiosamente, è in Inghilterra che il dramma è o era recitato nella sua integralità. Così è al Punch inglese che soprattutto ci riferiremo. Il Punch italiano, al paragone, è affabile ed innocente. Trascorre la maggior parte del tempo conversando con un musicista ed evita di uccidere la moglie. Pure il Punch russo discorre col musicista, mostrandosi socievole con quelli che vanno a trovarlo, abbracciandoli tutti, sebbene in seguito li ammazzi. E quando il Diavolo viene a prenderlo, arriva travestito da agnello, cosicché l’amichevole Petruška comincia a colpirlo fino a che quello improvvisamente si erge mostrandosi nella sua vera forma. Il Punch orientale è particolarmente osceno, più apparentato al personaggio di Don Juan, ma ha pure un incontro con Iblis verso la fine. Il Punch tedesco, o meglio bavarese, ha un lungo alterco col diavolo, e chiede ai bambini presenti come debba comportarsi. Questi suggeriscono varie soluzioni, come metterlo in casseruola, o colpirlo con la padella, e simili. Alla fine, al povero Kaspar * viene un’idea brillante. Lo spingerà a darsi la zappa sui piedi. Prende una forca a tre denti lanciandosi verso il Diavolo. Al momento sembra aver vinto, il Diavolo scompare. Ma no ! subito il Diavolo riappare, triplicato – tre diavoli invece di uno. È blasfemo dire che si allude ad una certa parabola nella Sacra Scrittura ? Vi era un qualche senso nascosto in tutto ciò ? Penso di sì. Ma cominciamo ad analizzare il Punch inglese, cui siamo familiarizzati fin dalla nostra infanzia.
Oggidì Punch si vede meno, e quando si vede, è parecchio degradato. Sono introdotti vari tipi di incidenti stupidi e superflui, come l’alligatore con salsicce; e Toby, completamente estraneo al dramma, e che interviene in una scena soltanto, dove Punch litiga con una delle tante persone che uccide, circa il possesso di un cane ( e l’evento è alquanto superfluo), ha ora assunto una parte tale da dargli delle arie. Spesso il dramma non finisce nemmeno. Meglio occuparsi del Punch di una volta.
Ricordo – una delle prime cose che posso ricordare – un vecchio Punch coperto di stracci, che cominciava con una strana scena: il padre di Punch, con qualcosa del tipo Punch, scendeva a patti col Diavolo mettendogli tra le mani un Punch-bebè completamente sviluppato. Rammento che questo, allora, sebbene fossi proprio piccolo, mi riempiva di un orrore intenso. Qui sta probabilmente la chiave delle origini del dramma di Punch, che, come Don Juan, è forse sorto dalla cupa immaginazione di un monaco. Ma questo è solo un esempio e forse io esagero la mia reminiscenza. Ritorniamo a Punch qual è, ripercorrendone la storia.
A prima vista appare gentile: saluta il pubblico, chiama la sposa, verso cui mostra grande affetto, e, in seguito, il loro bambino – presentandosi come marito e padre esemplare. La scena suggerisce, in genere, un paesaggio alpino. Perché ? Impossibile rispondere. La ricerca più accurata non può chiarire quale fosse il paese in cui Punch nacque e crebbe. I suoi accomodamenti legali, comunque, paiono essere stati molto particolari. Ad ogni modo, poco importa; Punch non è locale, ma universale. Talvolta capita di simpatizzare con lui, come nel seguente episodio. Tratta il proprio figlio con grande gentilezza ed affetto. Il bambino strilla con quella insensata cattiveria che eccede l’umana pazienza. Così Punch getta il bambino dalla finestra. La moglie Judy – non sono mai riuscito a scoprire perché si chiami Judy, e l’origine del nome; ma nel Punch russo è chiamata Jushia; potrebbe aver forse a che fare con un’antica rappresentazione di marionette di Giuditta e Oloferne** – gli chiede naturalmente che ne sia stato del figlio. Lui risponde con ammirevole candore: “L’ho buttato dalla finestra”. Lei scende a cercare un bastone e comincia a picchiare Punch. Ma Punch non è tipo da farsi intimidire dalla moglie, perciò le toglie il bastone rendendole la pariglia, con l’esito più disastroso. Che l’assassinio sia intenzionale o meno, non sono stato in grado di appurarlo. Ma è a partire da questo momento che iniziano i saturnalia criminali di Punch. Il mazziere, che nel paese di Punch pare essere il simbolo di ogni legge ed autorità, sopraggiunge per rimproverargli il comportamento offensivo. Nuovamente, si è spinti a simpatizzare per Punch, perché chi tollererebbe le sgridate di un mazziere ? Ed avendo ucciso una persona, non vede perché non potrebbe ucciderne un’altra. Così colpisce il mazziere sulla testa, e questo è l’omicidio premeditato numero uno. Diversi personaggi da allora incappano per diversi scopi in Punch, e tutti vengono trattati allo stesso modo. Uno soltanto sfugge – è Joey il clown. Il senso allegorico della cosa è ovvio; solo l’humour può eludere il male assoluto. Ancora una volta siamo spinti a simpatizzare con Punch, ed in questo caso il personaggio designato come “lo straniero” sembra suo ospite. La gente dovrebbe essere capace di parlare inglese, e se non di madrelingua dovrebbero impararlo da adulti. In ogni caso, è assurdo dire solo “shallaballah !”. Allora Punch ed il clown avviano un’orgia orrenda con diversi cadaveri. Il clown li sistema scorrettamente allorché Punch, con scrupolo, prova a contarli.
Poi arriviamo al punto centrale del dramma; egli prova del rimorso. Compiaciuto dei suoi tanti massacri, siede dondolando le gambe da un parapetto, mentre canta una motivetto frivolo. Alle spalle appare, silenzioso, uno spettro bianco. Punch si guarda intorno; un barlume di coscienza pare destarsi. Ma a quella vista, egli sviene. Tornato in sé, e sentendosi vicino al pensiero moderno, attribuisce l’apparizione del fantasma a cause naturali e, pensando d’essere solo malato, decide di consultare un medico.
I dottori di solito sono seccanti quando si tratti della loro parcella, ma allorché Punch gli offre una monetina chiedendo il resto, e il dottore naturalmente s’indigna, è perlomeno scortese uccidere anche il dottore. Non si possono ammazzare i dottori impunemente; la legge, il giudice, la giuria e il boia - rappresentati tutti da una sola persona - arriva alla fine per portare Punch dinanzi alla giustizia degli uomini. (Come era semplice sistemare le cose nel paese di Punch !) E Punch è messo in prigione, dove si fa triste e prende a cantare il Miserere dal Trovatore. Giunge poi un rappresentante della Giustizia con tanto di forca. Adesso il povero Punch sarà impiccato. Qui Punch fa un tiro del tutto indegno del suo satanico carattere. Dice al boia che non è mai stato appeso in precedenza; e, benché felice di fare una nuova esperienza, non sapendo proprio come infilare la testa nel cappio, chiede al carnefice di mostrarglielo, e questi acconsente. Allora Punch velocemente stringe il nodo, ed il boia, unico rappresentante della legalità, viene impiccato ! Il modo in cui Punch e il clown si comportano, mentre sistemano il cadavere in una bara troppo piccola, è semplicemente indecente. Punch oramai ha smarrito le maniere, oltre che la morale.
Il giustiziere giustiziato, ogni legge ed autorità beffate, ed ogni limite annullato, Punch scoppia in un canto trionfante. Ma, come precedentemente, appare un ancor più terribile spettro. Il grande avversario in persona. Allora Punch, con gran destrezza, colpisce il Diavolo con il bastone; quindi un’esagerata parodia del Messia scorta la Morte e l’Inferno verso la Cattività. In seguito egli ride in faccia a Dio e all’uomo, eppure è il Diavolo a ridere per ultimo.
Molti hanno tentato di distruggere il Diavolo, da Punch al professor Huxley. Con scarsi risultati.
Io ho volutamente affrontato questo soggetto con vena leggera allo scopo di accentuarne l’orrore intenso. Perché ne siamo divertiti ?
Questa creatura orrenda e deforme uccide diverse persone colpendole in testa con un bastone. Ci diverte vedere gente ammazzata a bastonate ? Se sì, perché ? La terribile tragedia di Punch deriva dal fatto che è irresistibilmente comica. E perché è comica ? Che significa comico ? Penso che la spiegazione possa essere la seguente.
Essendo stati espulsi da un Paradiso in cui non potremmo più ritornare, parte dell’orrore e dell’odiosità del mondo viene addolcita dalla capacità di ridere. Nei cupi istanti silenziosi, il “timor nocturnus” dei Salmi, il terrore della notte, quel che di giorno ci è sembrato soltanto ridicolo diventa orrore intenso. Non potremmo vivere se fossimo completamente aperti all’abiezione del mondo. Così, proprio mentre le lacrime rappresentano la delusione per l’inattingibilità di ciò che sta in alto, e che non può essere nostro in questo mondo, il riso ci consola del terrore di quanto ci circonda. Un essere del tutto puro e buono non potrebbe ridere; da qualche parte a proposito di Cristo è scritto: “molti uomini Lo videro piangere, ma nessuno sorridere”.
Più un’epoca diventa corrotta, più cresce il suo sense of humour. Uso il termine “humour” in mancanza di meglio. L’humour somiglia agli insetti che sono nati dalla putrefazione e si nutrono nella corruzione.
Tuttavia rallegriamoci di possedere quel senso, quando lo sgradevole diventa grottesco e l’atroce comico.
Può sembrare che abbia preso troppo sul serio uno spettacolo di pupazzi. Ma non è così. Il dramma di Punch illustra esattamente quel che intendo suggerire. Veramente, nella sua essenza, qui tutto è più terribile che negli altri tre soggetti menzionati all’inizio, visto che è soggetto di riso per bambini; ed il tema è – il trionfo del male assoluto !
(trad. di J.M.)
Note
* Kaspar è il nome del
servo comico nel vecchio libro di Faust.
** In Tom Jones si
menzionano “Punch e l’allegra moglie Joan”, forse per mera coincidenza.