Carlo Romano
spettri
Massimo Scotti: STORIA DEGLI SPETTRI. Fantasmi, medium e
case infestate fra scienza e letteratura. Feltrinelli, 2013
Non è che tutto ebbe inizio con le sorelle Fox,
storie di spettri o di case infestate sono riportate nei miti e nella
letteratura classica - e Massimo Scotti nella sua Storia degli spettri non omette di tratteggiare la “fisionomia
dello spettro antico” - ma è con le sorelle di Hydesville (New York) che prende
l’avvio quello che è chiamato “spiritismo moderno”, rimasto ben saldo anche
dopo che una a una, passati gli anni, le suddette ammisero l’inganno. A dire il
vero, ancorché la distinzione sia pignola, negli Stati Uniti si usa
preferibilmente il termine “spiritualismo”, così da agganciarne la qualità locale alla cultura
dell’emersoniano “trascendentalismo” e, in un certo senso, al “rinascimento
americano” (Hawtorne parlò di queste manifestazioni nel suo romanzo su Valgioiosa) contemporanei delle
apparizioni in casa Fox. “Spiritismo” è il termine usato preferibilmente in
Europa, dove lo si vagheggiò in rapporto al positivismo e alle nuove
disposizioni scientiste e psicologiche, tanto che alcuni studiosi caddero, se è
lecito esprimersi così, nella trappola tesa dai vari “Medium”. Vi cadde, per
esempio, il premio Nobel per la fisiologia Charles Robert Richet. Un frequente
legame fu allacciato ad ogni modo con le dottrine - anch’esse, nonostante le fantasiose premesse,
avide di riconoscimenti scientifici - della Società Teosofica di Helena
Petrovna Blavatsky, buona amica di intermediari con l’oltretomba.
Il libro di Massimo Scotti, per quanto
particolareggiato, non è una vera e propria storia di questo fenomeno, il cui
periodo epico si esaurì nei primi decenni del XX secolo, e ciò a cui mira è
soprattutto ampliarne il contesto culturale (e le contestazioni, a cominciare
da quella di Guenon). Irrinunciabile, per la stretta relazione con l’argomento,
è il capitolo rivolto alla “medianità” in fotografia, tuttavia l’attenzione è
posata in particolare sulla letteratura (ma non è escluso il cinema e mi spiace
soltanto che non sia citato l’adorabile La casa sulla scogliera diretto da Lewis
Allen, dove il fantasma si annunciava con un
intenso profumi di mimosa). Tutt’altro che avaro di riferimenti e
rifiniture, anche nei ragguagli sui racconti di fantasmi il libro si avvicina a
una storia complessiva senza ovviamente poterlo essere. Scotti, salvaguardando
un orientamento pressoché cronologico, dal quale deriva l’impressione di una
trattazione storico-generale, punta, e lo fa con penetrazione, all’intreccio
dei temi con gli episodi e le opere. È dunque scontato, come una necessaria
premessa, che faccende anche importanti negli ambiti di cui si discute siano
lasciati fuori.
Manca, per esempio, un qualsiasi riferimento a
Ernesto Bozzano che a Genova (dove gli è dedicata una strada) indagò su basi
positivistiche la materia spiritica avviando vari esperimenti presso il circolo
Minerva diretto dallo scrittore (e direttore del “Secolo XIX”) Luigi Arnaldo Vassallo “Gandolin”. Organizzò pure delle
“sedute” con Eusapia Palladino, la celebre medium italiana della quale il libro
di Scotti si occupa a lungo, e partecipò a quelle organizzate nel castello di
Millesimo (Sv) col marchese Centurione Scotto. Con lui polemizzò il
concittadino, parimenti interessato ai fenomeni paranormali, William Mackenzie,
della famiglia che commissionò a Coppedè il bizzarro castello che si può
ammirare su una collina genovese. Tra i fautori italiani della metapsichica, si
interessò alla “musica trascendentale” e lasciò un vasto corpo di opere
intessute di un’eclettica erudizione, anche etnologica, che, come scrive Bruno
di Porto nella relativa voce della Treccani, “desta rispetto e cautela di
critiche negli studiosi anche non consenzienti con le sue conclusioni”. Le sue
carte, e la ricchissima biblioteca, sono oggi conservate a Bologna presso la
Fondazione Bozzano-De Boni (Gastone De Boni diresse a lungo la rivista “Luce e ombra”, deputata in Italia alle
ricerche “psichiche” che adesso, ultracentenaria, funge da organo della stessa
Fondazione). “Fogli di Via”, marzo-luglio 2014