Wolf Bruno

Spaggiari e le fogne di Nizza

Giorgio Ballario: VITA SPERICOLATA DI ALBERT SPAGGIARI. Idrovolante Edizioni, 2016 | Albert Spaggiari: LE FOGNE DEL PARADISO. Nizza 1976: la rapina del secolo. OAKS, 2016

“Tutte le banche vi offrono delle cassette di sicurezza. Noi vi proponiamo Fort Knox”. Così recitava lo slogan pubblicitario della Société Générale, la banca fondata dai Rothschild a metà del XIX secolo. Per i dipendenti della filiale di Avenue Jean

Médecin a Nizza lunedì 16 luglio del 1976 non fu un giorno come un altro: la porta in acciaio del caveau spessa 90 centimetri e pesante 20 tonnellate non si apriva. Neppure i tecnici della ditta che l'aveva costruita riuscirono nell'intento. Si decide di perforare la parete. Un lavoro di ore per aprire un buco di appena 20 cm di diametro, nel quale un impiegato di corporatura minuta riesce tuttavia ad entrare. Aperta la porta lo spettacolo che si presenta lascia sbalorditi i presenti: il contenuto di centinaia di cassette di sicurezza è sparso sul pavimento. Ci sono documenti riservati, assegni, titoli, perfino gioielli e banconote. I ladri hanno appiccicato sul muro, in modo provocatorio, le foto inequivocabilmente spinte custodite da chissà chi che ritraggono diversi notabili della zona in posizioni stuzzicanti. Ci sono sparsi rimasugli di cibarie d'ogni tipo, comprese le bottiglie di vino. Ci sono zuppiere d'argento nelle quali i malviventi hanno defecato e la piscia è sparsa un po' ovunque. C'è anche un graffito: "Senza odio, senza violenza e senza armi".

Non ci sono impronte e l'esame del dna è ancora di là da venire. Come nei romanzi e nei film, i banditi sono entrati dalle fogne. La polizia brancola inizialmente nel buio, ma gli informatori la mettono sulla pista giusta che conduce a Albert Spaggiari, un fotografo che a suo tempo è andato volontario in Indocina e, anchorché adesso conduca una vita tranquilla con la moglie, si conoscono i suoi trascorsi nell'ambito dell'OAS - l'organizzazione clandestina che, ricorrendo al terrorismo, si opponeva all'indipendenza dell'Algeria dalla Francia. Sono anche noti i suoi rapporti coi movimenti nazionalisti radicali e fascisti. Una volta arrestato, dopo qualche mese di prigione, Spaggiari riesce clamorosamente a fuggire dal tribunale dove un giovane giudice lo stava interrogando. Salta da una finestra e per strada c'è un complice in motocicletta che l'aspetta. La leggenda del ladro gentiluomo a questo punto è completa. Iniziano gli anni della latitanza, dapprima in Sudamerica e infine in Italia, nel Bellunese, con la sua nuova compagna. Muore nel 1989 per un tumore, ma non finisce qui. Clandestinamente la sua compagna riesce a portare la salma in Francia e a farla sepellire nel cimitero del paese natale.

Il rapinatore ebbe anche vocazioni letterarie e pubblicò tre libri ricchi di spunti autobiografici (Faut pas rire avec le barbares, Les egouts du Paradis e Journal d’une truffe) sulla guerra in Indocina e più in generale sulla propria vita, ma in particolare è ne Le fogne del Paradiso che racconta, con qualche licenza per rafforzare il timbro del noir, del colpo a NIzza. Solo quest'ultimo si è guadagnato per adesso, ma a decenni di distanza dalla pubblicazione originale, una traduzione italiana.

L'irrequietezza esistenziale di Spaggiari non sarebbe raccontata in modo compiuto se si liquidassero in pochi accenni le sue scelte ideologiche. La bella biografia che Giorgio Ballario gli ha dedicato è punteggiata di molteplici profili di personaggi e testimonianze (e la più affettuosa mi è parsa quella di Tomaso Staiti, l'amico detentore per l'Italia dei diritti de Les egouts du Paradis) che come piccole tessere vengono a comporre un mosaico di amicizie, incontri e soccorsi prestati che tuttavia sembrano assumere più l'aria di sostenere l'ideale di una coerenza fascista che i complessi punti nevralgici di una vita romanzesca, quantunque nell'ideologia, ma in maniera concettualmente non molto chiara, potesse reperire appoggi sentimentali.

Ci si imbatte così a un certo punto in una sorta di comparazione fra le gesta di Mesrine, altro rapinatore leggendario con trascorsi assai più movimentati di quelli di Spaggiari e incline all'omicidio ma gradito ai “rossi” (le sue memorie le ripubblicò Gerard Lebovici, l'editore e produttore cinematografico amico di Guy Debord che finì misteriosamente ucciso l'anno stesso, il 1984, di questa pubblicazione). Ballario perde a questo punto ogni cautela usata per Spaggiari sul vuoto della vita che va riempito e si ficca, forse senza accorgersene, per giunta in modo unilaterale, a discettare sull'umano buonsenso dell'uno e sull'irrazionale crudeltà dell'altro. Da una parte i fascisti, dall'altra “i rossi” (ma Mesrine, va detto, ebbe trascorsi non troppo diversi da quelli di Spaggiari come “parà” in Algeria). Certamente suonano fastidiosi quei richiami giustificazionisti di sapore sociologico di cui frequentemente si legge e che Ballario saggiamente ci risparmia (e ai quali Mesrine risulterebbe quantomeno eccentrico, essendo cresciuto in un ambiente ben lontano dagli ultimi della terra) ma l'assunto non risulta essere troppo diverso (e per fortuna di noi lettori solo in questo caso) da quelle recite ammantate di verosimiglianza ma sicuramente facilone che vedono Mussolini mandare gli oppositori in vacanza sulle isole mentre in Russia i comunisti mangiavano i bambini.

“Fogli di Via”, novembre 2016