Charles de Jacques
situazionismo dell’arte
Stefano Taccone (a
cura di): CONTRO L’INFELICITÀ.
l’Internazionale Situazionista e la sua attualità. Ombre corte, 2014
Bel
titolo, non c’è che dire. Il libro raccoglie i contributi a una serie di
conferenze organizzate intorno all’Internazionale Situazionista dal Bad Museum
di Casandrino che lo spedito prefatore, Peppe Buonanno, non esita a definire
“il peggior museo di Napoli”. Non sono sufficientemente informato sulla sua
attività per poter confermare un tale motivo di orgoglio e me ne sto quindi di
ciò che ho letto. Subito appresso il curatore, Stefano Taccone, introduce con
perspicacia gli argomenti propri degli intervenuti non senza rilasciare, con
altrettanta perspicacia ma con un di più speculativo, i suoi rilievi su come
salvaguardare una qualche pulsione artistica all’interno di una compagine che
come l’IS dell’arte fece motivo di divisione suggerendone il sorpasso.
Comunque
sia, ho apprezzato in primo luogo gli interventi che, come quello di Sergio
Ghirardi, prendono a riportare il tutto a un significato generale, anche se in
parziale contrasto con gli intenti del curatore. Aggiungo che la parte migliore
di questo intervento mi è parsa la lunga auto-citazione tratta da Note per l’esplorazione psicogeografica di
un nuovo mondo (Éditions
Chant Libre, 2013). Anche Gianfranco Marelli (autore de L’Amara vittoria del situazionismo, BFS 1995) parte dal problema
dell’identità da attribuire all’IS risalendo, con buona vena, alle recondite Tesi di Amburgo, quando si affaccia nel gruppo il principio “di realizzare la
filosofia” e non “l’arte” come più frequentemente sostenuto. Mi è poi piaciuto
l’intervento di Enrico Mascelloni, in apparenza più scialbo di altri ma in
realtà pervaso da un quasi impercettibile, ma a mio modo di vedere presente,
spirito disincantato.
Da
quanto detto dovrebbe risultare evidente che questo libro non ha intenzione
divulgativa ma quella di affrontare problemi di sostanza storiografica e
anagrafe
concettuale. Del resto l’IS ha ottenuto a questo punto, e a buon diritto,
l’ordinaria certificazione fra le faccende memorabili, dopo anni di silenzio
pressoché totale negli ambiti di ricerca ufficiali o di misteriosofici contegni
tenuti da alcune minoranze più o meno informate, come ricorda Anselm Jappe. Il
canovaccio che vede l’IS quale gruppo artistico impegnato inizialmente a
confrontarsi criticamente col surrealismo e i cosiddetti gruppi sperimentali
del dopoguerra per passare in un secondo momento ad assegnarsi, in coerenza con
quel confronto critico, compiti di altra natura, nella fattispecie
sovvertitori, è in fin dei conti sempre buono. Proprio in ragione di ciò
contributi come quelli raccolti nel volumetto, che dal canovaccio vanno
estraendo contenuti peculiari, devono essere accolti con favore.
“Fogli di Via”, marzo-luglio
2015