le voci che corrono

Siné (Maurice Sinet, 1928-2016)

“Ansa”, 5 maggio 2016

Maurice Sinet, a tutti noto come Siné, disegnatore storico di Charlie Hebdo, è morto stamattina all'età di 87 anni. Lo si apprende da un messaggio pubblicato sulla sua pagina Facebook.
Siné è morto in un ospedale parigino in cui era stato recentemente operato. Due giorni fa aveva scritto il suo ultimo commento per il suo diario on line, Siné Mensuel.

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fumettologica.it”, 5 maggio 2016

Irriverente, polemico, antimilitarista e anticolonialista, nonché strenuo difensore della libertà d’espressione, aveva cominciato a lavorare come professionista negli anni 1950, e la sua firma è comparsa su svariate riviste e quotidiani, tra cui France Dimanche e L’Express. Dal 1981 è diventato una delle più importanti firme di Charlie Hebdo.

A causa delle sue vignette e delle sue boutade, è stato più volte accusato di antisemitismo. Diverse le polemiche scaturite nel corso degli anni dalle sue prese di posizioni e dichiarazioni. In particolare nel 1982, subito dopo un attentato terroristico contro gli ebrei di Parigi. E ancora nel 2008, per un testo satirico nei confronti di Jean Sarkozy, figlio dell’allora presidente francese, pubblicato su Charlie Hebdo. Rifiutatosi di porgere scuse formali sotto richiesta del direttore della rivista, e nonostante una collaborazione trentennale, venne licenziato. Allora fondò e pubblicò un proprio settimanale, Siné Hebdo, poi mensile dal 2010.

Da tempo Maurice Sinet era malato e costretto nel letto d’ospedale. Il suo corpo verrà sepolto nel cimitero di Montmartre, a Parigi, in una tomba con una scultura a forma di catctus che raffigura un grosso dito medio.

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“L'Express”, 5 mai 2016

…Provocatore, attaccava la religione, la polizia, il colonialismo ... Poco prima di morire, ha scritto nel suo diario "sento la morte in agguato."

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cafebabel.it”, 23 settembre 2008

- Cosa vuol dire fare satira?

«Ah, è una domanda difficile. Significa rimbalzare sui tabù, su quello che è sacro, sulle statue… significa essere iconoclasta».

- Ci sono limiti alla libertà d’espressione nel suo paese?

«Certo, ce ne sono in tutti i paesi. E le leggi si rinforzano di giorno in giorno. Ma come francese non mi posso lamentare, in Paesi come Cina o Usa è peggio. E sicuramente in Italia. E, comunque in America ci si può sempre appellare al Primo emendamento».

- Qual è il suo ruolo? Si sente un militante o un artista?

«Un militante. Anche se non sempre è un ruolo troppo efficace. Si tratta di ossigenare il dibattito, stimolare le persone al dibattito e scuoterle… dire “sono con voi”. Ma ultimamente è piuttosto come accarezzare la schiena di un gatto o di un cane».