Bo Botto

Rivoluzionari?

Eros Francescarcangeli: UN MONDO MEGLIO DI COSI’.  La sinistra rivoluzionaria in Italia. Viella, 2023

A conti fatti un libro come questo sui gruppi “rivoluzionari” dopo il 1945 in Italia mancava, rimane in ogni caso lontano dall’essere esaustivo. Si diffonde con una certa cura sugli anarchici, sui bordighisti, sui trockisti, sugli operaisti, sui maoisti ma tiene del tutto fuori i gruppi di critica radicale che potevano caratterizzare gli ultimi anni (i “settanta”) dei quali si occupa. Si diffonde viceversa per gli ultimi anni su un gruppo, Avanguardia Operaia, che raccordava diverse esperienze a partire da un trockismo più o meno superato. Si dirà che ciò in cui si impegna con dovizia non è poco, certo, ma non è tutto.

Uno sguardo all’interno dei partiti ufficiali (soprattutto del PSI, e non per il solo Panzieri) sarebbe stato apprezzabile. Evoca “la stagione delle riviste” ma si concentra solo su quelle strettamente legate ai gruppi politici. Cita incongruamente Edgar Morin nel novero operaistico derivato da “Socialisme ou barbarie” ma dimentica l’associazione più diretta, in tema di riviste, ad “Arguments”, testata ispirata all’italiana “Ragionamenti” che proponeva gli scritti di Franco Fortini e, attraverso i due Guiducci (Armanda e Roberto), una nuova e opportuna lettura di Marx cominciando l’esplorazione italiana di Adorno e del Lukács di Storia e coscienza di classe. Senza contare che il co-fondatore della rivista Luciano Amodio (traduttore con Fortini di Lucien Goldmann) pubblicò con le edizioni “Avanti” la prima antologia italiana degli scritti di Rosa Luxemburg.  Erano anche gli anni di “Officina” con Pasolini, di nuovo Fortini, Roberto Roversi, Francesco Leonetti e Gianni Scalia, tutti in qualche modo, anche se in diversa misura, coinvolti (meno Pasolini e decisamente no l’altro redattore Romanò) in riflessioni su quella “sinistra rivoluzionaria” inseguita da Francescarcangeli.

Nella lettura si vanno constatando salti logici cosicché non sono chiari, per esempio, i processi mentali, culturali e politici che portarono dall’anarchismo al leninismo “scientifico” Arrigo Cervetto e Lorenzo Parodi, già in combutta con Pier Carlo Masini e futuri capi di “Lotta Comunista”.  Evita del tutto invece di valutare gli esiti più estremi e, si potrebbe dire, di “teoria critica”, del bordighismo (Camatte e Bordiga stesso) preferendo proiettare ombre nere sull’Amadeo Bordiga del ventennio fascista.

Quasi la metà del libro è destinata, in maniera piuttosto noiosa, a introduttive questioni di metodo ma la parte storica, coi limiti che abbiamo accennato, si legge con fluidificante coinvolgimento.