Carlo Romano

Sibilla e i maghi

Simone Caltabellotta: UN AMORE DEGLI ANNI VENTI. Storia erotica e magica di Sibilla Aleramo e Giulio Parise. Ponte alle Grazie, 2015

Una volta Franz Werfel scrisse che non si poteva passare da Roma senza vedere Sibilla Aleramo - quasi fosse da mettere fra le esclusive ricchezze della città eterna. Furono comunque in tanti, fra gli altolocati del mondo intellettuale, a vederla da vicino, per giunta da quella vicinanza intima che si è soliti chiamare "amore". Furono rapporti lunghi, come quello con Giovanni Cena, o tormentati, come quello con Dino Campana, ma duraturi o meno che fossero, toccarono Umberto Boccioni, Vincenzo Cardarelli, Giovanni Boine, Michele Cascella, Raffaello Franchi, Salvatore Quasimodo, Enrico Emanuelli e diversi altri. Ultimo il poeta marchigiano-genovese Franco Matacotta quando lei aveva sessant'anni e lui venti: "Odore dei tuoi vent'anni / che su te respiro ben desta / e l'aurora t'è intorno", dove l'aurora è magari il Partito comunista nel quale sarà traghettata da Fabrizio Onofri (figlio del poeta e "steineriano" Arturo) fino a nominare quale esecutore testamentario Palmiro Togliatti.

Nella seconda metà degli anni Venti, dopo essersi legata al socialista e massone Tito Zaniboni, attentatore di Mussolini, quando nella sua soffitta di via Margutta passarono poeti, artisti, filosofi, pionieri della psicoanalisi, occultisti, studiosi delle religioni (Arturo Onofri, Girolamo Comi, Adriano Tilgher, Roberto Assagioli, Emilio Servadio, Luigi Valli, Giuseppe Tucci, Raffaele Pettazzoni ecc. ecc.) nella travagliata vita sentimentale dell'Aleramo entrarono Julius Evola e Guido Parise.

I due si ritrovarono presto in "Ur - Rivista di indirizzi per una scienza dell'io". Nell'anno precedente il fascismo soppresse la Massoneria, così fu fatto direttore Evola, essendo Parise massone, ma soprattutto lo era notoriamente Arturo Reghini, il principale ispiratore.

Reghini, un matematico, appartenne alla Schola Italica che si fa risalire a Pitagora e che di iniziazione in iniziazione attraverserebbe i secoli fino a Rocco Armentano, massone, interventista e melomane che si potrebbe dire rivestisse il ruolo del "superiore sconosciuto". In ogni caso fu Reghini a farsi conoscere, specialmente con le riviste "Atanor" e "Ignis", come uno dei più eruditi, se non il più erudito, degli esoteristi mondiali. Fu fra l'altro in corrispondenza con René Guenon, che fece conoscere in Italia, e rinomato negli ambienti letterari. Il giovane discepolo Parisi non fu da meno, mentre Evola nel settore era ancora un principiante. Il saggio di Evola Imperialismo pagano, che riprendeva il titolo di un vecchio articolo di Reghini, fece esplodere le contraddizioni nel gruppo e si capì che Evola non solo riprese il titolo di un articolo ma saccheggiò l'intera opera del Reghini. Nella polemica, certi accenni di Evola alla fede massonica di Reghini e Parise, ebbero il sapore, data la situazione, della delazione.

Caltabellotta, oltre alle ricerche personali, ordina a parziale quanto determinante filo conduttore del suo libro Amo dunque sono, il romanzo autobiografico di Sibilla Aleramo del 1927 (Mondadori) che ripercorre la fine del rapporto con Evola e la nascita di quello con Parise La Aleramo definisce Evola (nelle vesti del marchese Bruno Tellegra) "disumano", "gelido architetto di teorie funambolesche" e "vanitoso". Anche il rapporto con Parise finirà, ma i due rimarranno in contatto. Difficile è tuttavia ricostruire la vita di Parise dopo questi anni giovanili dato il suo silenzio in proposito. Si sa che fu insegnante di stenografia e un figlio rintracciato da Caltabellotta, poco loquace anche lui, dirà che a un certo punto prese a gravitare attorno al Partito d'azione. Caltabellotta ne ha ritrovato l'urna cineraria al Verano.

Fogli di Via”, marzo-luglio 2016