le voci che corrono

Sherlock Holmes, regia di Guy Ritchie

 

Sherlock Holmes. Regia di Guy Ritchie. Prodotto da  Joel Silver, Lionel Wigram, Susan Downey, Dan Lin. Scritto da Michael Robert Johnson, Anthony Peckham, Simon Kinberg, Lionel Wigram. Interpretato da Robert Downey, Jr., Jude Law, Rachel McAdams, Mark Strong, Eddie Marsan, Hans Matheson.  Musica di Hans Zimmer. Distribuito da Warner Bros. Pictures.  (2009-12-25)
((USA, Gran Bretagna, Australia, 2009)
02009-12-26

Il film è approvato dai Baker Street Irregulars che ogni anno si riuniscono per discutere del loro eroe.

 

(Fulvia Caprara, “La Stampa”, 15 dicembre 2009) …Lo Sherlock Holmes di Guy Ritchie, presentato ieri a Londra nei saloni austeri della Freemasons Hall, nella sede londinese della massoneria, dove sono state ambientate varie scene della pellicola, è un thriller d'epoca con i ritmi di Mission impossible e qualche sbandata nel fantastico che sa di Harry Potter. Tutto, a iniziare dalla coppia dei protagonisti creata da Sir Arthur Conan Doyle, ovvero Holmes l'imbattibile investigatore interpretato da Robert Downey jr. e Jude Law il dottor Watson, amico fedele e collaboratore paziente, punta a offrire una versione inedita del racconto.
Gli esperti sherlockiani sparsi nel mondo potrebbero aver molto da ridire, ma il regista ex-consorte di Madonna difende a spada tratta la sua scelta: «Abbiamo cercato di riportare Sherlock Holmes a quelle che noi crediamo sia la sua origine e cioè un carattere molto viscerale, profondamente attratto dalle arti marziali, dalla fisica e dalla chimica e soprattutto dalla condizione umana. La storia è ambientata nel 1890, ma abbiamo cercato di renderla il più contemporanea possibile». …

(Paolo D'Agostini, “la Repubblica”, 23 dicembre 2009) Sicuramente ci sarà un partito di scontenti e di detrattori di questa stupefacente nuova tappa nella discontinua carriera dell'ex "signor Madonna". Il punto è qui quello di stabilire se la sua rilettura del personaggio di Sherlock Holmes, con la sua vistosissima e provocatoria regia, sia affidata esclusivamente al gusto di stupire e al piacere di abbagliare, senza sostanza sotto. Oppure se (prendiamo ad esempio l'ultimo Terry Gilliam di Parnassus, anche se il confronto tra le due personalità e i rispettivi curricula è generoso verso Ritchie) la fantasmagoria degli effetti sia "al servizio di" e parte sostanziale di un'operazione ammirevolmente creativa. Senza sbracciarci per gridare al miracolo, qui votiamo la seconda. Decisivo è il carisma, via via nel tempo acquisito e qui esaltato, dell'attore Robert Downey jr. È lui che fa rivivere il fascino stravagante ed eccentrico del genio deduttivo concepito da Arthur Conan Doyle, dell'investigatore capriccioso e infallibile e incredibilmente erudito di Baker Street. Ma l'avventura inventata per il film aggiunge molto di suo. Armonizza l'impiego di uno stile velocissimo e sorprendente - che tiene insieme la classica ambientazione cupamente londinese fine Ottocento, con le arti apprese dal regista nella sua frequentazione dei linguaggi pubblicitari - con l'attualizzazione di un Holmes che fa valere la sua schiacciante superiorità non solo dell'ingegno e dell’intelligenza prodigiosi ma anche dei muscoli, dell'abilità e velocità nel colpire: quasi da cinema delle arti marziali. Gli è accanto il consueto dottor Watson (Jude Law), vittima un po' riluttante della sua brillantissima e irresistibile arroganza, soggiogato e trascinato per bassifondi malgrado il proposito di rifarsi una vita con una deliziosa fidanzata che il misogino e geloso Holmes fa di tutto per mettere in cattiva luce. Si tratta di tenere testa allo smarrimento incompetente di Scotland Yard, alla corruzione massonica penetrata nelle più alte sfere, e al terrore che dilaga per Londra. Si tratta di smascherare un ciarlatano che ha plagiato tutti i suoi adepti persuadendoli di possedere doti soprannaturali e contatti diretti con il Maligno. Naturalmente per imporre il suo tirannico e avido potere sul mondo intero. Per fortuna del film, e nostra, regista e attori non fanno mancare il fondamentale supporto umoristico e dell'autoironia. Che dire? È uno di quei film - e, dato il genere, la faccenda non è proprio indifferente - di fronte ai quali alla fine hai l'impressione e anzi ti accorgi decisamente che non tutto l'intreccio scorre fluido e plausibile. Ma onore alla capacità di suggestione che ti fa dimenticare le incongruenze e ti avvolge nell’atmosfera.