Carlo Romano
Giulio Ser Giacomi e Giuseppe Siri
"In questo libro risolvo indiscutibilmente il
Trascendente", così scriveva Giulio Ser Giacomi nello "schema
dimostrativo" messo a prefazione di Rivelazione
del Trascendente (in proprio, 1942). Alla pagina 208 dello stesso volume
l'autore avrebbe per giunta esortato nientemeno che Benito Mussolini e Adolf
Hitler a rendersi conto delle sue ragioni se volevano "con certezza
avanzare e fare veramente progredire i popoli vostri e del mondo".
In Forse Quenau.
Enciclopedia delle scienze anomale, Paolo Albani e Paolo della Bella,
ricordando svariati volumi di cosmologia del Ser Giacomi, ne riportano una
citazione nella quale egli afferma di sviluppare una speculazione "che non
è soltanto intuitiva, ma che è principalmente risolutiva". Cosa del resto
evidente nelle altre frasi qui riportate. In appendice al libro da cui sono
tratte, Giulio Ser Giacomi accludeva un "Principio polemico con il Prof. Siri", il futuro Cardinale
allora insegnante di teologia dogmatica e di sacra eloquenza nel Seminario
Maggiore del capoluogo ligure.
Al Ser Giacomi era capitato di leggere La Rivelazione dell'insigne prelato e
subito .- come era uso fare con personaggi di tutte le stature e come i suoi
libri danno ampia testimonianza, non solo in appendice - gli scriveva le sue
conclusioni, precisando di essere "un filosofo insoddisfatto di tutte le
dottrine" e difendendo la propria concenzione, trovandosi egli "nella
possibilità di criticare con la ragione, che non è dunque una ragione comune,
normale, ma superiore all'attuale" ciò che gli appariva
"semplicemente infantile". Dopo aver affermato che gli elementi per
la contesa c'erano tutti affermava, con un qualche tono di minaccia, "a
voi la scelta".
Non avendo ottenuto risposta alcuna, Ser Giacomi -
"siccome mi premeva di non lasciarmelo sfuggire", scriveva in
proposito - decise di rivolgersi al Rettore del Seminario, affinché
sollecitasse il futuro Cardinale, al quale dava in buona sostanza del codardo.
A questo punto la risposta di Siri
arrivò. La lettera aveva un tono schietto e ironico a un tempo. Il prelato non
nascondeva che gli argomenti del suo
incalzante critico non l'avevano “per
niente scosso nella tranquillità e sicurezza". Aggiungeva che allo stato
delle cose non trovava d'altra parte una vera base per iniziare la discussione
ma se era sua intenzione confutare il libro, facesse pure. Lo scambio
epistolare tuttavia continuava copioso, finché Siri lo concludeva osservando
che i propositi del suo corrispondente gli risultavano "eccessivamente
grandi". Il commento di Ser Giacomi al carteggio non lasciava scampo: nelle
risposte date il Siri aveva soltanto tentato "di mascherare la sua
inferiorità mentale".
“Fogli di Via”, Marzo 2011