Pubblichiamo
il pirotecnico (e affettuosamente toccante) omaggio reso da Giuliano Galletta a Edoardo Sanguineti
nel corso della serata inaugurale del decimo Festival internazionale della
poesia svoltosi a Genova. Nella stessa occasione il sindaco della città ha
consegnato al poeta un’importante onorificenza.
Giuliano
Galletta
Elogio di Sanguineti
Ai tempi del liceo volevo esser
sanguinetiano, ma pretendevo di essere tante altre cose, adorniano,
situazionista, beckettiano, marxiano, ancorché tendenza Groucho.
A quell'età però si subisce
inevitabilmente il fascino del dogma, qualunque esso sia.
Così quando all'Università di Genova ebbi
la possibilità di seguire le lezioni del professor Sanguineti, personaggio che
per me aveva già contorni mitologici - ricordo che eravamo nel 75, il Marcatré
si comprava nelle librerie remainders, il Gruppo 63 era oggetto di
storicizzazione e il riflusso, almeno sul fronte poetico, era già cominciato
(la parola iniziava a innamorarsi, con effetti preoccupanti sia per l'amore che
per le parole) - e arrivando in via Balbi 6 cercavo, lo confesso, un po' di
ortodossia, fosse pure soltanto in letteratura.
Fortunatamente non ne trovai, non
soltanto perché all'epoca avevo serie difficoltà a essere d'accordo con qualcuno,
incluso il Maestro, ma soprattutto perché grazie a Sanguineti avevo cominciato
a imparare esattamente l'anti-ortodossia, ovvero la lezione delle Avanguardie,
ovvero non solo il rifiuto della Tradizione, con la t maiuscola, ma l'abitudine
a utilizzare tutte le idee, tutti gli stili, tutti i linguaggi disponibili
sulla piazza, non in quanto modelli cui aderire o da cui dissociarsi, ma come
strumenti di lavoro.
Utili per chi li aveva inventati, ed
eventualmente utili per chi li usava anche a secoli di distanza, magari
tentando di applicare la parola d'ordine di Rimbaud "Cambiare la
vita".
Massimo rigore in quelle lezioni, ma
assoluta libertà di prendere soltanto quel che serve anche dall'autore più
venerato o dal testo più marginale.
Nessuna debolezza di pensiero, ovviamente
- chiunque abbia ascoltato almeno una volta parlare Sanguineti sa che il
pensiero debole non è il suo forte - ma dosi massicce di pessimismo della
ragione.
Oggi che la Tradizione con la t maiuscola
torna prepotentemente, è il caso di dirlo, di attualità nelle sue forme più
arcaiche e in forme nuove con le più accattivanti t minuscole delle mode
culturali, farsi e rifarsi una personale genealogia diventa buona regola per la
vita pratica.
Ciascuno dovrà perciò costruirsi un
Sanguineti su misura, applicando il motto immortale del bricoleur: Do your
Sanguineti by yourself.
Il mio quindi non è il Sanguineti dei
critici e dei filologi, degli storici o dei filosofi. Non è il Sanguineti dei
tassisti e dei pacifisti, né quello dei fotografi e dei biografi, dei dantisti
e dei dentisti, di attori, dottori, studenti, maturandi, dottorandi.
Non è il Sanguineti dei pittori, poeti,
musicisti, né quello dei registi o dei politici interventisti, non il
Sanguineti dei suoi amici né quello dei suoi nemici, non quello degli
spettatori, fruitori, lettori, il Sanguineti dei conoscenti e dei parenti, non
il Sanguineti di moglie, figli, nipoti, né tantomeno il Sanguineti di
Sanguineti, il mio è soltanto il Sanguineti di un cronista di provincia, per
quel che vale.