SPIGOLATURE2000

La Comunità Europea impone, a fine gennaio, delle sanzioni a un paese aderente, l'Austria.

La colpa che le veniva attribuita era di aver costituito una coalizione governativa con il leader della Carinzia Jorg Haider, un "regionalista" accusato nientemeno che di "nazismo" per aver espresso ai vecchi soldati poche frasi atte a lenire gli antichi risentimenti della guerra. L' "Europa" aveva già palesato certe inclinazioni dittatoriali soprattutto in termini igienico-alimentari (prevalentemente nei confronti delle tradizioni gastronomiche italiane, le migliori del continente), adesso cominciava a far sapere anche ai più ben disposti dei suoi cittadini che in fondo non sgradiva inghiottire anche la carne avariata della politica. In nome della libertà, come si conviene ai democraticissimi paesi che la sostengono.

A febbraio mostra di Nam June Paik al museo Guggenheim di New York.

L'artista coreano, una delle colonne di Fluxus, aveva tempo prima, nel corso di una manifestazione ufficiale, stretto la mano al presidente Clinton. In quell'occasione caddero a Paik mutande e pantaloni. Qualcuno pensò ad una provocazione dadaista. Purtroppo, viceversa, si trattava delle conseguenze di un ictus che aveva colpito il poveretto. Verrebbe da pensare che quando l'arte somiglia alla vita ciò avvenga in termini di tragedia.

Centenario della nascita di Luis Bunuel.

I suoi "sospiri estremi" erano durati per ben 83 anni. Niente male come agonia.

"Index on censorship", la rivista inglese, dedica il numero di aprile alle donne che censurano.

Si parla di temi, come la pornografia e l'aborto, che dividono i movimenti d'opinione femminili. Un servizio è stato dedicato a Mirjana Markovic, potente moglie del presidente jugoslavo Milosevic e censore assoluto in Serbia.

Maggio. E' allestita a Gand, in Belgio, curata da Roy Porter, una mostra dedicata ai "re folli".

Erano rappresentati in gran numero esempi di "art brut" ossessionati dalla "paranoia nobiliare". Anche l'artista Erzebeth Baerveldt, che ha scelto di dipingere degli autoritratti nelle vesti della "contessa sanguinaria" Erzebeth Bathory, era del gruppo.

Sul fascicolo di "Rolling Stone" datato 25 maggio, lo scrittore sudafricano Rian Malan ricostruisce la storia di "Weemowee" ovvero "The lion sleeps tonight", in origine "Mbube".

La famosa canzone l'aveva scritta nel 1939 Solomon Linda, lavapiatti e musicista nel gruppo sudafricano degli Evening Birds. Qualche anno dopo Pete Seeeger ne ascoltava un'incisione e, ritenendo la canzone un pezzo tradizionale, la incideva a sua volta facendola diventare un inno del "folk revival". Poi, con la versione dei Tokens, la canzone faceva il giro del mondo e fino ad oggi non ha mai smesso di esser trasmessa da tutte le radio e televisioni. Linda morirà povero, ma Seeger, venuto a conoscenza della realtà, cercherà di dirottare il dovuto sugli eredi, le figlie infermiere del sudafricano. Molto più tardi avrebbe scoperto che solo una piccolissima parte era arrivata a destinazione. L'amara e complessa storia di coloro che avevano gestito a proprio esclusivo vantaggio, e con quale voracità, gli introiti legati alla canzone era tracciata da Rian Malan con rara incisività.

A giugno (il 15) compie ottant'anni Alberto Sordi.

L'attore veniva fatto simbolicamente "sindaco di Roma" per un giorno. A dispetto di certi personaggi pasticcioni che ha interpretato, Sordi tiene in ordine, con l'aiuto della signorina Annunziata, la sua segretaria, un archivio personale incomparabile. Per l'incarico capitolino, viceversa, avrebbe fatto bene a rispolverare il suo vecchio personaggio di Cencio. La giunta, seppur per un solo giorno, ci avrebbe guadagnato in simpatia ed umanità.

Il 17 giugno muore lo scrittore Peter McWilliams. Il Libertarian Party accusa: "è stato ucciso dalla guerra della droga".

A McWilliams, malato di AIDS, non solo era stato negato l'uso medico della marijuana, il più potente farmaco antinausea conosciuto dalla scienza medica, come tale perfettamente legale in California, ma era stato perfino arrestato dagli agenti federali.

La prima decade di luglio si caratterizza per le infuocate polemiche attorno alla manifestazione del gay pride di Roma.

Per la verità le agitazioni erano nate molto prima. Sindaci, ministri, preti e politici vari si dicevano preoccupati. Anche quelli famosi per la loro sottigliezza stentavano a mostrarsi formalmente abili e si sbilanciavano malamente. Chissà se poi se ne vergogneranno. Intanto una libera manifestazione nella capitale di uno stato sovrano, l'Italia, sembrava creare incidenti diplomatici con un altro stato sovrano, il Vaticano. I problemi venivano aggravati dal fatto che si trattava di un "anno giubilare", organizzato peraltro con grande dispendio di denaro pubblico italiano. Viceversa, nessun problema avrebbe creato, il mese successivo, il milione e mezzo di persone accorse a Roma per il "giubileo dei giovani" i cui dati organizzativi sono impressionanti. Ragionando in termini di diritti, alcune rivendicazioni di finocchi e lesbiche erano probabilmente tutt'altro che indiscutibili, ma quello che si voleva impedire era la possibilità di esprimerle degnamente in allegra ed animata combriccola. Il giorno dopo il papa parlerà di "affronto". Grandi pensatori del calibro di Adriano Sofri o Ernesto Galli della Loggia facevano sapere che nonostante tutto non gliene volevano. Negli stessi giorni il Santo Padre avviava le procedure per la beatificazione di Pio IX.

Il presidente dello Zimbabwe, Mugabe, accusa "il governo gay del regno unito".

Il paese reclama le terre ancora in mano ai vecchi coloni bianchi. L'accusa mossa a Blair di complottare con quest'ultimi è pitturata nel seguente modo: "Vogliono imporre l'omosessualità allo Zimbabwe, ma se accettiamo giuridicamente l'omosessualità, come pretendono le associazioni di sodomiti e pervertiti vari, quale forza morale avrà la nostra società per rifiutare ai drogati e agli zooofili gli stessi diritti"?

Luglio patafisico.

E' quello che propone "Magazine littéraire". La patafisica non fa più ridere ormai da tanto tempo. L'uscita di un libro curato da Thieri Foulc sollecita tuttavia il mensile a dedicarle il consueto dossier. Non si tratta del resto di una rivista umoristica e i satrapi dell'illustre collegio -governato, ci pare, dalla vedova di Boris Vian- ci tengono, come tutti gli scemi, ad esser presi seriamente.

Nei pressi dell'ippodromo di Agnano, in luglio, i poliziotti feriscono mortalmente con un colpo di pistola un ragazzo che vagava in motorino senza casco.

Questa volta la popolazione non è stata a guardare e ne è nata una sommossa. Il questore, sulle prime, diceva che non si era trattato di una fatalità, cosa che risultava assai poco chiara. Da parte sua il poliziotto attribuiva tutto a un incidente dovuto al proprio senso del dovere. Un testimone oculare dichiarava piuttosto di aver visto l'agente prendere accuratamente la mira. Negli stessi giorni, dall'altra parte dell'oceano, a Filadelfia, un gruppo di poliziotti prendevano a calci e pugni un negro al quale avevano già ficcato in corpo ben cinque pallottole. Anche i poliziotti erano negri: la correttezza politico-razziale era fatta salva.

Cent'anni fa, a Monza, il 29 di luglio, domenica, Gaetano Bresci colpiva a morte Umberto I di Savoia.

Il sindaco della città lombarda svenne. I più tanti ritennero sulle prime morto anche lui. Naturalmente si parlò di complotto (e di conseguenza si agì sulle forze non allineate). Ai liberali ceti dominanti di allora riusciva difficile pensare all'atto individuale e si andavano così ipotizzando congiure mondiali del "partito nichilista". Giolitti arrivò a pensare che dietro a Bresci ci fosse, in odio ai Savoia, l'ex regina di Napoli Maria Sofia, sorella della principessa Sissi. Di tutte e due si vociferava che avessero simpatie per i radicali, ciò nonostante la povera Sissi dovette morire per mano di un anarchico. Da parte sua il Bresci voleva semplicemente vendicare i morti del '98, quando il generale umbertino Bava-Beccaris fece sparare sulla folla che si lamentava del rincaro del pane. Come diceva la canzone. "Alle grida strazianti e dolenti di una folla che pan domandava, il feroce monarchico Bava gli affamati col piombo sfamò".

 

Ai primi di agosto muore Edgardo Sogno.

Negli anni settanta era stato accusato, lui, valoroso partigiano, di un tentativo golpista para-fascista. Era invece un vecchio liberale (di un liberalismo estremista prossimo al libertarismo) che non nascondeva le sue debolezze nei confronti della monarchia. Il governo indiceva i funerali di stato (Sogno era stato un valente diplomatico). Balzava agli occhi il fatto che il presidente della camera dei deputati, Luciano Violante, era quello stesso magistrato che si sarebbe costruito una reputazione politica coi comunisti elaborando l'infondato teorema accusatorio contro di lui.

Centenario della morte di Nietzsche.

Se ne son dette di tutti i colori. Qualcuna anche di più. Lo meritava.

Le liste dei pedofili noti alla polizia sono pubblicate, sull'esempio di un giornale inglese, anche in Italia.

Se ne occupa in agosto "Libero" la neonata testata del famoso giornalista (liberale?) Vittorio Feltri. Viceversa, fra gli italiani, l'unico giornalista che tratterà della pedofilia con senso delle umane cose sarà, ammirevole, Giuliano Ferrara su "Panorama" del 31 agosto. Lo stesso settimanale recherà un servizio su P.D. James in occasione della pubblicazione del suo diario. A proposito del problema in questione la scrittrice -la quale pensa che alcuni esseri umani "nascano cattivi"- rilascerà la seguente dichiarazione: "l'impulso a prevaricare sessualmente i più deboli fa parte purtroppo della natura umana. E' molto ingenuo credere che lo stato possa rimettere insieme i cocci della famiglia in crisi. Hai voglia a mobilitare gli assistenti sociali! nulla può sostituire l'amore dei genitori e l'educazione ricevuta in famiglia. Spesso i rimedi imposti dalle corti di giustizia sono peggiori del danno". In Inghilterra la folla eccitata dalla pubblicazione delle liste aveva devastato la casa di una eminente pedriata, dopo aver letto quest'ultimo appellativo sulla cassetta delle lettere. La folla non conosceva bene, è chiaro, il significato delle parole, ma era evidentemente convinta che un pedofilo debba tenerci a far conoscere le sue inclinazioni sessuali tanto da esibirle sulla targa della propria abitazione. A rischio è adesso la categoria dei podologi (callisti) e soprattutto quella dei feticisti del piede (podofili) i quali non potranno più dormire tranquilli sognando di essere calpestati: lo saranno concretamente per strada.

La sera del 7 settembre un giovane che si era liberamente appartato con una bagascia nei pressi di Mestre viene accusato di "sfruttamento della prostituzione" e si suicida.

Aveva venticinque anni. Si impiccava ad un albero di ciliegio. Mentre il pubblico ministero Nordio definiva illegale l'azione dei carabinieri, questi difendevano il loro operato. Quando la notizia era diffusa per televisione si assisteva alle vergognose dichiarazioni di alcuni politici e all'indecente quanto untuosa presa di posizione di un prete noto per le sue campagne volte a minare la libertà delle professioniste e dei loro clienti. Il Comitato per i diritti civili delle prostitute lanciava un appello "per la libertà di autodeterminazione delle scelte sessuali", "per la libertà di vendere e comprare sesso fra adulti consenzienti", "contro le operazioni arbitrarie delle polizie verso le prostitute e i loro clienti" … "perché la libertà sessuale non è contrattabile. Né lo Stato né la Chiesa possono decidere al nostro posto"

Il 14 settembre viene ucciso dallo stato della Virginia il condannato a morte italo-americano Rocco Derek Barnabei.

Anche davanti ai carnefici continuava a proclamarsi innocente. Era accusato di aver ucciso la fidanzata. Inutilmente aveva a lungo richiesto la prova del DNA. Pochi giorni prima dell'esecuzione scomparve la busta con i reperti sui quali avrebbe dovuto compiersi la prova. Riapparve poco dopo, ma ormai invalidata poiché aperta, cosa che getta non pochi sospetti sulle autorità dello stato, e non solo, dal momento che Rocco Barnabei aveva continuato a fare nomi e cognomi dei possibili autori del delitto, tre giovani appartenenti ad assai influenti famiglie locali.

Violenze xenofobe in Europa. Allarme "naziskin". Verso la fine dell'estate, a Verona, un cittadino ebreo dichiara di esser stato aggredito. Un mese dopo confesserà: "mi sono inventato tutto".

Il sociologo tedesco Ruud Koopmans, ricercatore presso il Wissenschaft Zentrum di Berlino e specialista del fenomeno, assicurava che il livello di violenza razzista era "assai meno elevato di quanto non fosse all'inizio degli anni '90" e dava la colpa al caldo dell'estate. Per ciò che attiene alla vicenda veronese, gli skins si dichiaravano estranei da subito, vittime piuttosto. Anche un naziskin milanese si diceva vittima, ma anziché del "complotto ebraico", di un gruppo del Leoncavallo, il più famoso circolo del centrosocialismo reale. Quest'uomo che era stato tutto di un pezzo, decideva di chiedere aiuto, ridotto ormai a brandelli, presso il più vicino commissariato di polizia, dove però gli scrupolosi funzionari accertavano presto una diversa versione dell'accaduto: il giovane si era congiunto a due travestiti peruviani i quali, piuttosto che farselo mettere in culo da lui, avevano pensato bene di violentarlo per ore e, infine, di derubarlo. A spingere il malcapitato a raccontare una bugia era stato probabilmente un impeto d'orgoglio.. La sua scelta di "vita pericolosa" non è stata, a ben guardare, del tutto smentita dai fatti, dubitiamo tuttavia che gli sia riuscito di raccogliere i pezzi della sua forte personalità, così disgraziatamente dissipati.

A fine settembre, la notizia, accompagnata da immagini debitamente purgate, del commercio di materiale pornografico indirizzato ai pedofili -realizzato, a quanto pare, in modo tanto realistico da spingersi all'infanticidio- solleva un polverone nel parlamento italiano e nella televisione di stato. Il responsabile di un telegiornale chiede scusa agli spettatori in diretta e si dimette.

Generale riprovazione dell'accaduto. Particolarmente veemente la reazione del cosiddetto "polo delle libertà". I cosiddetti "liberali-liberisti" avevano ironizzato a lungo sul conclamato "buonismo" dei comunisti al governo. Viceversa, dimostravano ancora una volta di pensarla allo stesso modo (e su tutte le questioni, salvo il diverso uso strumentale della politica*). Il giornale del Vaticano parlava di "culto delle immagini". Veniva da pensare: da che pulpito! Soprattutto ci si chiedeva cosa la televisione dovesse trasmettere al loro posto. L'unica risposta coerente a tutte le reazioni scandalizzate non poteva che essere: soltanto le belle notizie! La televisione continuava in ogni caso ad illustrare, coi suoi servizi, ogni sorta di violenza. Italia 1, televisione legata al capo dell'opposizione, non rinunciava a mandare in onda un programma, Real tv, che si occupava di spettacolari catastrofi. Incomprensibili, a questo punto, le scuse in diretta del direttore di uno dei telegiornali incriminati, indegne di un'informazione che si ritenga libera, ma qualunque cosa fosse relativa alla sessualità, sembrava di capire, doveva essere trattata a parte, con maggiore prudenza di qualsiasi altro argomento. Unica zona franca, in realtà assai paludata e "prude", quella significativamente intitolata al "Grande Fratello" di orwelliana memoria, nella quale, se non altro, la crudeltà degli uomini, l'ipocrisia e le più miserabili strategie personali trovavano una seppur timida illustrazione.

*Un esempio che ci è dato osservare nella corta vallata ligure dalla quale "spigoliamo": detta vallata è suddivisa in tre Comuni. Due di questi, amministrati dal cosiddetto "polo" (o "casa") "delle libertà", si comportano nel più puro stile comunista-roosveltiano, costruendo capannoni che poi si fatica a riempire. Per uno di questi capannoni è stato sbancata mezza montagna, la quale se come territorio appartiene ad uno dei comuni suddetti, come panorama appartiene ad un altro. Questo è il "rispetto" della proprietà di codesti fasulli assertori del libero mercato!

Il numero di ottobre di "Positif" rende omaggio a Vittorio Gassman, morto nell'estate.

Vi compariva, fra l'altro, un'intervista del 1999 all'attore italiano. La rivista, di ascendenze surrealiste (aveva in origine Robert Benayoun fra i conduttori ed era pubblicata da Eric Losfeld) rendeva da sempre una rispettosa attenzione alla commedia cinematografica italiana, diversamente dai supponenti critici della penisola, i quali, ossequiosi della propria ipocrisia, si sarebbero tardivamente convertiti in massa.

Muore ai primi di novembre Ring Lardner Jr. Era l'ultimo sopravissuto dei "dieci di Hollywood".

Figlio di Ring Lardner -scrittore "twainiano" al quale la letteratura americana del '900 dovette molto -anche in veste di "muckracker" (rastrellatore di letame), come era definito lo spregiudicato orientamento giornalistico degli inizi del secolo- Ring Lardner Jr. (nato nel 1913) venne inquisito per attività antiamericane, in quanto sospetto di comunismo, e condannato a un anno di prigione. Era uno dei migliori sceneggiatori di Hollywood. Suoi furono, fra gli altri, i copioni di E' nata una stella (1937, William Wellman), La donna del giorno (1942, George Stevens), Maschere e pugnali (1946, Fritz Lang), Ambra (1947, Otto Preminger) e Strada proibita (1949, Jean Negulesco). Le vicende giudiziarie lo costrinsero, come altri, a lavorare dietro pseudonimo (collaborò anche con Billy Wilder, John Ford e Michael Curtiz). Tornato a firmare col proprio nome, vinse l'Oscar con Mash (1969, Robert Altman). Nel 1971 lavorò con René Clément per Unico indizio una sciarpa gialla. Nel 1976 pubblicò un libro sulla sua famiglia, The Lardners'.

Fusako Shigenobu, dopo trent'anni di clandestinità, è arrestata in Giappone.

Era a capo dei "samurai rossi" e ricercata dalle polizie di tutto il mondo come responsabile di delitti vari e attentati a decine. Al momento dell'arresto, all'inizio di novembre, diceva: "la lotta continua". Cresciuta in una famiglia conservatrice (il padre fu coinvolto perfino in un tentativo di colpo di stato) Fusako maturò convinzioni rivoluzionarie. Dopo aver rotto con la famiglia, si mantenne, disponendo di sicura avvenenza, facendo la cameriera nei "topples bar". Forse per i famigliari sarebbe stato questo il suo crimine più grave.

Il presidente della Regione Lazio, Storace, di Alleanza nazionale, vuole una commissione la quale possa emendare i libri di testo giudicati faziosi.

L'avversa parte politica aveva buon gioco nel ricordare che c'è libertà di scelta nei manuali scolastici. Si trattava dunque di scriverli, di trovare un editore e di riuscire a conquistare gli insegnanti. Mario Isnenghi, valente storico che si colloca politicamente agli antipodi di Storace, diceva: "Imparino a scrivere i libri di testo, in fondo ogni botte dà il vino che ha … Perché, altrove, tutti si riempono la bocca col mercato e in questo caso, invece, ci si appella all'istituzione"? La domanda ne suggeriva un'altra: Polo delle libertà?

Centenario della morte di Oscar Wilde.

André Gide, che lasciò una preziosa testimonianza sugli ultimi scorci di vita dello scrittore -morto il 30 novembre del 1900- sostenne che a seguire il feretro vi erano soltanto sette persone. Altre testimonianze parlano del doppio. Queste ultime risultano forse più attendibili alla luce di ciò che Wilde stesso aveva affermato, di morire cioè come era sempre vissuto, al di sopra delle proprie possibilità. Aveva anche sostenuto che se si pagano i propri debiti si è presto dimenticati. Lui non lo è stato. Tuttavia questo scrittore, il quale riuscì simpatico perfino ai minatori californiani e agli zotici dell'ovest americano -che ricambiava giudicandoli con una affinità sconosciuta nei salotti europei- non sembra ancora esser tenuto nel dovuto conto dai libertari delle varie scuole. Fra le eccezioni è d'uopo ricordare Arthur Cravan, il quale vantava del resto un inesistente (?) rapporto filiale. Ma si tratta pur sempre di storie vecchie. E' oggi raro incontrare qualcuno che si dica "wildiano" come altri si dicono "bakunisti", "rothbardiani" o che altro. E' un vero peccato. Generalmente molto amato in gioventù, Wilde viene presto relegato a una raccolta di aneddoti, dimenticando quanto in essi ci sia effettivamente da imparare.

In una sentenza del tribunale di Savona la cassazione ribadisce, in novembre, che l'automobile deve ritenersi "luogo pubblico".

Il magistrato inquirente, utilizzando l'intercettazione ambientale, aveva incastrato un presunto spacciatore di droga. A nulla sono valse le proteste della difesa. Secondo la corte, l'automobile è un'estensione della dimora privata soltanto quando "serve come giaciglio per l'autista che si ferma a riposare".

Per tutto il mese di dicembre la galleria parigina Mouvements espone materiali inerenti alla vicenda biografica di Zo d'Axa.

Fondatore di "l'Endehors" e de "la Feuille", il leggendario anarchico aveva immaginato di candidare un asino alle elezioni. Presentandosi agli elettori la simpatica bestia avrebbe così esordito: "di vecchia famiglia francese…".

Il 22 dicembre esplode una bomba di fronte all'ingresso della sede del quotidiano "il manifesto". Molti danni alle cose. Ferito il presunto attentatore, soccorso dai redattori del giornale.

L'uomo, che negherà ogni rapporto con l'accaduto, teneva dei contatti, pur senza esserne un iscritto, con Forza Nuova, un'organizzazione che agitava temi cari al cattolicesimo più oltranzista. Il Ministro Bianco ventilava la possibilità di sciogliere l'organizzazione senza che alcuna prova la legasse all'attentato. Nel corso di un talk show televisivo, Valentino Parlato, decano de "il Manifesto", evocava, non senza ragione, i vecchi teoremi degli "opposti estremismi". Qualche tempo prima, infatti, una bomba trovata ancora inesplosa ai piedi della "madonnina" del Duomo di Milano, aveva scatenato la caccia all'anarchico.

 

 

 

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