Wolf Bruno

psichedelia in grande

Matteo Guarnaccia : Il GRANDE LIBRO DELLA PSICHEDELIA. Hoepli, 2017

Nel 1933 Leo Perutz - amico e corrispondente di Holenia, Altenberg, Brecht e numerosi altri scrittori di area praghese, austriaca e germanica - pubblicava St. Petri-Schnee dove raccontava di un aristocratico che intende riportare a Dio il popolo attraverso l'uso di una droga sintetizzata da un parassita del frumento. Le cose non vanno però nel senso voluto e invece del fervore religioso la droga accende una rivoluzione. Viene naturale collegare la vicenda con quanto successe attraverso la scoperta dell'LSD, che tuttavia avvenne dieci anni dopo. A prima vista sembrerebbe niente di più di un accidente stimolato dalle inclinazioni esoteriche dell'autore, ma pensando alle antesignane ricerche in tema di droghe che portarono fin dalla fine dell'Ottocento la Germania a loro maggior produttore mondiale con picchi eccezionali di consumo, il discorso cambia.

Nel 1924 Louis Lewin fornisce con Phantastika una prima seria classificazione delle droghe e dei loro effetti sulla coscienza. Fin dal 1888 il farmacologo aveva direttamente sperimentato il peyotl, il cactus dalle proprietà allucinogene usato da sempre dalle popolazioni autoctone centro-americane e che proprio all'epoca delle sperimentazioni berlinesi di Lewin aveva prodotto, come risposta alle umiliazioni subite, una nuova religione di tipo sincretistico (“l’uomo bianco va in chiesa e parla di Gesù, noi andiamo nel tepee e parliamo con Gesù”) che sarà riconosciuta nel 1918 col nome di Native American Church.

Nel 1919 il chimico Ernst Späth sintetizzerà il principio attivo della pianta e lo chiamerà "mescalina", un prodotto destinato ad aver fortuna fra gli intellettuali europei e americani (basti pensare , in ordine sparso, a Huxley, Crowley, Michaux, Benjamin, Bloch, Witkiewicz, Albers, Meyrink e pure Jean-Paul Sartre) preannunciando in buona sostanza quel che sarebbe avvenuto negli anni Sessanta della "Controcultura". Di quest'ultima Matteo Guarnaccia è l'insuperato cultore in Italia (senza dimenticare beninteso Pablo Echaurren) e non gli si sarà mai abbastanza grati per aver rimarcato cosa c'era d'altro nella seconda metà del fatale decennio rispetto a un canonico filone studentesco che se tentava di riqualificare una smorta tradizione politica è anche nei comportamenti di giovani ribelli coi capelli lunghi che doveva trovare stimolo. Nel Grande libro della Psichedelia Guarnaccia non ha interpretato soltanto un'ampia e documentata opera di storia ma ha inteso fornire, con la collaborazione di Ezio Guaitamacchi, un dispositivo disposto su una colonna sonora interagente con la cultura in generale.

“Fogli di Via”, luglio 2018