Carlo Romano

the Process

Federico Esposito: THE PROCESS e la riconciliazione degli opposti. Off Topic, 2014

Robert De Grimston (Robert Moore) e Mary Ann McLean (reduce da una relazione col pugile Sugar Ray Robinson) si incontrarono nel 1961 frequentando i corsi di Scientology a Londra. Da lì a qualche anno, sposatisi e ripudiati dal gruppo ne crearono uno proprio che inizialmente, per quanto strambo, sembrava più che altro interessato alla psicoterapia, specialmente in relazione alle impostazioni di Jung e di Adler.  In poco tempo il gruppo stabilì dei principi dottrinari che sarebbero andati a costituire il supporto di The Process in quanto “chiesa”. In estrema sintesi, era stabilito un fallimento del cristianesimo data l’incapacità di seguire le implicazioni più stringenti del pensiero di Gesù per quel che riguarda l’amore da portare al proprio nemico.

The Process, che scelse presto di stabilire la sua sede in America, dapprima in Messico e poi a New Orleans, proponeva di dedicarsi all’unione con l’”Avversario” così da realizzare l’integrazione dell’umanità in una vera comunione. Da qui nacque la diceria che si trattasse di un gruppo di satanisti. Si affacciò anche l’idea che Charles Manson avesse tratto ispirazione proprio da The Process. Ciò era sostenuto, per esempio, sia da Vincent Bugliosi, il procuratore distrettuale di Los Angeles che si occupò del processo, sia da Ed Sanders, autori tutti e due dei primi libri dedicati alla “Famiglia Manson”. Gli appigli erano deboli, come una comune frequentazione dell’Esalen Institute, il centro del “potenziale umano” frequentato anche, fra gli altri, da Ginsberg e Thimothy Leary. Vero è che attraverso questa diceria The Process vide aumentare la sua influenza ed è vero che  due “processiani” fecero visita a Manson in prigione. L’impostazione di The Process era tuttavia più sofisticata nei riferimenti culturali e più complessa nella “teologia” dei comuni gruppi luciferiani. Quando i fondatori si separarono (nel 1975) e la loro creatura si sparpagliò in gruppi minori ci fu anche chi – e la cosa mette in luce che non vi fu mai un definitivo abbandono della primigenia ispirazione psicologica – pretese di far riferimento all’Antiedipo di Deleuze e Guattari.

Roberto Esposito nel ricostruire la vicenda di The Process prende le mosse dalla sua tesi di laurea. Questo volume (ne è previsto un secondo) oltre alla storia, propone un fitto gruppo di documenti relativi agli aspetti dottrinari e cultuali della setta, ricercando gli elementi che l’avvicinano e la separano (il rifiuto delle droghe, per dirne una) da quella ricerca di una spiritualità alternativa tipica della “controcultura” degli anni Sessanta.

“Fogli di Via”, marzo-luglio 2015