Carlo Luigi Lagomarsino
Sopranisti
(...): IL PRIMATO
NAZIONALE. Periodico sovranista. Sca 2080 srl, 2018
Dei 14 numeri usciti fino
al momento in cui scrivo ne ho letto meno della metà, ma credo siano stati
sufficienti per farmi un'idea su questa rivista legata a Casa Pound, la nota
compagine che si presenta come il fascismo del nuovo millennio – tanto “aperto” da farsi piacere la “sinistra”
massonica crispina. Premetto che ritengo quella del fascismo un'idea
rispettabile come le altre ancorché nelle origini mussoliniane tendesse a
presentarsi nella formula d'un movimentismo che le idee diceva di assumere
grosso modo sulla base dei bisogni politici immediati ma che sempre grosso modo
maturava poi una sintesi connessa alla preesistente formulazione di un
socialismo nazionale riscontrabile in forze diverse, fossero esse gradualiste o
sovversive (populiste, riformiste, nazionaliste, distribuzioniste,
sindacaliste, organiciste).
Quanto di questo "Il
Primato Nazionale" porti nel nuovo millennio non è affatto chiaro. Di
chiaro c'è casomai, e in saggi e articoli eterogenei, una costante bellicosità
contro "il politicamente corretto", la politica di genere",
"i radical chic", "la gauche caviar" e simili, della quale
non voglio negare anche buone motivazioni, ma osservo che tanta impregnante
costanza contorce l'eventuale spirito critico in un'ottusa arma ideologica
caricata d'una magia che si crede possa tappar la bocca agli avversari a colpi
di aggressive bacchettate verbali. Non è un caso che Adriano Scianca, il
direttore della rivista, abbia dedicato a questi temi un libro (per altro
recensito su queste nostre pagine con un certo favore) che a questo punto mi
sento di ritenere una sorta di manuale dell'attivista.
Degli stessi soggetti si
è occupato anche Alain de Benoist sebbene, da par suo, con ben altra
complessità e, come tale, propizio al saccheggio, per quanto io ritenga che in
generale - concedo pure "Scianca a parte" - i prelievi avvengano da
cimenti più dozzinali. De Benoist è anche protagonista di un'intervista sulle
questioni più chiaramente legate al sigillo ideologico di questo "fascismo
del nuovo millennio" chiamato "sovranismo" (che solo poco tempo
addietro si fregiava di un altro nome). Mi son fatto la convinzione che al
"Primato Nazionale" abbiano immobilizzato il saggista francese al de
Benoist di quarant'anni fa – quando per lui si trattava di prendere le distanze
dal neofascismo - senza tener conto di quanto oggi debba, fra gli altri, a un
filosofo conservatore e materialista come John Gray o a un sociologo radicale
come Cristhopher Lasch, e di come con gli anni (ma non dico in modo incoerente)
si sia sempre più caratterizzato in una chiave per così dire
"proudhoniana", "sindacalista" e perfino, in senso molto
lato ma non irragionevole, "marxista".
Ciò, direi, salvo forse
aver sperato in un Alain Soral italiano, non ha alcun rapporto (a meno di non aver sperato in un Alain Soral italiano) con la presenza
sulle pagine della rivista del marxista nazionale Diego Fusaro il quale sovranisticamente
parlando (gramscianamente, sia chiaro) vi ripete senza alcuna variazione
lessicale ciò che maniacalmente propina
in numerosi siparietti politici televisivi - il che dimostra che la davvero
vasta erudizione del pur giovane filosofo non lo mette al riparo della piattezza
- cosa per altro tangibile nella sua noiosa e recente sfida intorno ai temi che
qui abbiamo additato sopra (Diego Fusaro: Il Nuovo Ordine Erotico. Rizzoli,
2018).
Un altro avventore dei
talk show televisivi di tutte le reti presente sulla rivista è il giovane caporedattore
de "la Verità" Francesco Borgonovo, che fra me e me ho soprannominato
"non è vero", vale a dire le parole con le quali si rivolge ai vari
interlocutori rivali, quelli cioè che resistono al fascino panciuto ("uomo
panciuto è sempre piaciuto") del grande e ruspante libertador Matteo
Salvini. Questo stesso Borgonovo si presentava assiduo l'estate scorsa in TV
vestito classico di tutto punto in nero. Dopo che glielo hanno fatto notare -
sia per la stagione, più favorevole ai colori chiari, sia per l'aria non
precisamente propizia alla fortuna, considerando che non ride mai e al massimo
dello sforzo si produce in una minacciosa smorfia - la volta successiva si è
presentato diversamente agghindato. Una maschia gioventù, non c'è che dire.