A cominciare da questo articolo, Massimo Bacigalupo, profondo conoscitore della letteratura anglo-americana e uno dei più sicuri esperti di Ezra Pound, ci ha promesso la collaborazione permettendoci di riprodurre alcuni dei suoi interventi sulla stampa periodica.

Massimo Bacigalupo

Pound. Lettere di una visione

Intorno a Ezra Pound l’attività editoriale, in Italia e fuori, continua a ritmo serrato. Nel 1997 sono uscite edizioni delle Poesie (Newton) e dell’Omaggio a Sesto Properzio (SE), un volume di saggi, Ezra Pound educatore (Asefi), il catalogo Ezra Pound e le arti (Skira). Nel 1999 sono state accolte con un certo clamore le lettere scritte alla moglie nel 1945 dal campo di prigionia di Metato presso Pisa (Letters in Captivity, New Directions). Il 2000 si è aperto con la lettura epica della saga poundiana offerta da Pablo Echaurren nelle strisce vividissime del volume Vite di poeti. Campana Majakovskij Pound (premessa di Enzo Siciliano, Boringhieri, pp. 109, L. 35.000). A novembre Raitre ha riproposto l’intervista con Pasolini e altre testimonianze nell’ambito di una serie sui pensatori scomodi curata da Giano Accame e Sergio Tau. E ora Rosellina Archinto pubblica in corposo volume il carteggio di Pound con uno dei suoi principali interlocutori italiani, Giambattista Vicari: Il fare aperto. Lettere 1939-1971 (a cura di Anna Vicari e Luca Cesari, pp. 240, L. 38.000).

Vicari, letterato ravennate, romano d’adozione (1909-1978), aiutò Pound a rivedere gli articoli che scriveva in italiano per il "Meridiano di Roma" (1939-43), importante settimanale politico-letterario, poi lo associò alla sua rivista di prosa "Lettere d’Oggi" (cui collaborarono fra 1940 e 1943 Pavese, Fortini, Macchia, Praz, Caproni). Le lettere di Pound non si fecero attendere, con il loro fare scattante e i loro suggerimenti a valanga. (Non tutte si sono conservate.) Pound diceva di voler contribuire alla nuova cultura fascista ma poi irritava gli intellettuali di regime proponendo liste di lettura fatte quasi solo di autori stranieri. Ancora nel 1942 preparò per il Minculpop delle schede (qui ristampate) su Thomas Hardy e Wyndham Lewis chiedendo l’autorizzazione (negata) a tradurre e pubblicare; propose un’antologia della "Letteratura Ribelle", che sarebbe piaciuta a Echaurren, ma di cui naturalmente non si fece niente (doveva includere Hemingway).

All’attacco di "Primato" (1941) Pound saggiamente non risponde ("Non mi pare il caso…specialmente ad una cosa anonima"). Ha altro da fare e prepara per Vicari uno dei suoi libretti più corruschi, Carta da visita (1942), dove mette giù in poche pagine quanto gli turbina in testa. Vi definisce il suo "Paideuma", cioè la sua idea di cultura ("1. una direzione della volontà; 2. certe basi etiche, o accordi sulle proporzioni fra i diversi valori morali, intellettuali e materiali; 3. dettagli comprensibili agli specialisti e ai componenti della stessa professione"). Aggiunge con tratto visionario: "Rimettere la dea marmorea sul piedistallo a Terracina varrebbe più d’una metafisica discussione. E i mosaici di Santa Maria in Trastevere ricordano una saggezza persa dalla scolastica, una sapienza negata all’Aquinate".

Il trentenne Vicari fu affascinato dalla visione e dal vigore del suo maturo corrispondente: "Mi piace moltissimo il sapore della vostra scrittura, così vivo e non cruscaiolo". Dopo il disastro del 1943, l’attività di Pound si fece sempre più febbrile: "In questi giorni ho scritto un opuscolo; e dopo mezza notte cominciato un altro ecc. anche qualche verso del poema" (1944). Sono probabilmente gli opuscoli storico-economici ristampati nel 1954 da Scheiwiller col titolo Lavoro e usura. Internato dagli americani a Pisa, ebbe finalmente l’agio e lo stimolo di mettere a frutto in poesia questo lavorio teorico. E infatti sulla prima pagina dei Canti pisani, subito dopo l’immagine-shock di Piazzale Loreto, si legge: "Ma una definizione precisa / trasmise così Sigismondo / così Duccio, così Zuan Bellin, o trastevere con La Sposa / Sponsa Christi in mosaici fino al nostro tempo / deificazione di imperatori". Così i mosaici di Santa Maria entrarono nella poesia. Chiedendo e ottenendo Carta da Visita, Vicari aveva fatto scrivere a Pound una sorta di guida anticipata al suo poema, un elenco di odi e soprattutto amori. ("Amo ergo sum", si legge in conclusione.)

Passata la guerra, Vicari si fece per qualche tempo agricoltore nei pressi di Roma, mentre Pound sempre generoso gli inviava dal manicomio in cui era detenuto pacchi dono di alimentari e sementi per il podere. Nel 1954 il vulcanico Ezra ebbe un’eruzione particolarmente violenta in occasione della traduzione italiana dei "Canti pisani", caldeggiata da Vicari e apparsa da Guanda con la pilatesca fascetta: "Anche con idee sbagliate si può fare grande poesia". La lettera a riguardo è assai importante anche se caratteristicamente intemperante. Mentre Pound invecchiava senza fare autocritica, Vicari diventava un osservatore caustico del costume letterario italiano e col "Caffè" (1953-1977) lanciava una delle riviste più spregiudicate e significative del dopoguerra. Sicché in Vicari Pound trovò sia un interlocutore di notevole livello, sia un amico non sospetto. Il carteggio getta luce sul poeta americano e i suoi rapporti con l’Italia (per cui resta insostituibile lo studio L’Italia di Ezra Pound di Niccolò Zapponi, Bulzoni 1976), ma anche su diversi nodi importanti della cultura italiana prima e dopo la guerra. Il tutto condito dall’umorismo necessario fra tante tragedie e miserie. "Dopo dieci anni di lurido neorealismo" scrive Vicari all’amico nel 1958 "non mi meraviglierei se, con la solita leggerezza e con la sensibilità solita del ‘gregge’, si ripiombasse addirittura nella prosa d’arte! Non c’è in giro un’idea originale". Di lì a poco gli avanguardisti del Gruppo 63 troveranno fra i loro ispiratori e promotori proprio Pound e Vicari.

("Alias"/"il manifesto", 2 dicembre 2000)

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