Massimo Bacigalupo

Pound ritorna in Idaho

Il ventesimo convegno internazionale su Ezra Pound, che si è svolto a Sun Valley, Idaho, dal 2 al 5 luglio 2003, ha permesso di fare il punto sullo stato attuale degli studi e della fortuna presso il più ampio pubblico del controverso poeta americano. Sun Valley è una esclusiva e un po’ artificiosa località di vacanza nei pressi di Hailey, Idaho, dove Pound nacque il 30 ottobre 1885 e fu battezzato nella locale chiesetta episcopale. La casa natale è recentemente stata restaurata a cura della Ezra Pound Association di Hailey, e ospita attività culturali e soprattutto giovani poeti che vi passano un periodo di residenza. E’ una casetta assai semplice, di legno bianco, ora abbellita all’interno da carta da tappezzeria alla William Morris. Siamo nel nord-ovest degli Stati Uniti, e tutto è molto semplice e molto remoto. Più elegante e ricercata di Hailey è la vicina Ketchum, dove Hemingway trascorse gli ultimi anni cacciando e pescando con gli amici, fra cui Gary Cooper. Nel cimitero – una prateria non recintata che dà sulla carrozzabile -- si può vedere la tomba del vecchio avventuriero e vicino quelle di famigliari, il suo clan. Così il sodalizio fra Pound e Hemingway, degli anni di Parigi e di Rapallo, in qualche modo si continua sullo sfondo dello scenario imponente delle montagne rocciose e della natura per grandi tratti incontaminata. In effetti il mondo naturale è un centro dell’opera di entrambi questi grandi creatori di linguaggio.

            Il convegno è stato curato ottimamente da Hugh Witemeyer dell’Università del New Mexico, a cui gli studiosi sono in debito per diverse accurate edizioni, in particolare quella delle lettere di Pound e William Carlos Williams (New Directions, 1996), e quella delle lettere dello stesso Williams con il suo editore James Laughlin (Norton, 1989). Come di consueto, il convegno ha avuto un certo numero di sedute plenarie, rivolte a tutti i partecipanti, intercalate a  incontri più raccolti in contemporanea (sessions) più raccolte  con brevi relazioni riunite per tema. Le relazioni sono state poco meno di quaranta.

      Tim Redman (Università del Texas, Dallas), che da anni promette una massiccia biografia di Pound, ha parlato minutamente del breve soggiorno dei Pound a Hailey (1883-87). Il nonno di Ezra, deputato repubblicano dal 1877 al  1883, aveva interessi minerari nella zona e nel 1833 ottenne per il figlio Homer il posto di “Register of the Land Office”, l’importante ufficio che valutava le concessioni ai minatori (siamo infatti nel periodo della febbre dell’oro). Pound ne raccontò distesamente in una sua operina autobiografica, Indiscretions (1923), che presenta immagini, o dagherrotipi, dei suoi ricordi d’infanzia, ed è un esempio del suo particolare umorismo. Chiama la madre Hermione, il padre Euripides Weight (“Weight” cioè Pound). Da una parte è tentato dalla rozzezza del West, dall’altra vuol essere un dandy europeo che riferisce preoccupato la domanda rivoltagli da una gentildonna inglese, se in America ci sono persone “di mondo”, come “da noi”. O sono forse tutti cowboy e pellerossa? A Hailey si capisce che questi ultimi non mancano e che anche i “signori” americani (Henry James insegni) hanno un senso diverso del mondo e della “società” di quelli europei.

      Se Homer Pound non avesse perso il posto in seguito all’elezione del democratico Cleveland nel 1885, i Pound si sarebbero trattenuti a Hailey, ed Ezra non sarebbe divenuto un giovane dandy di Philadelphia. Sulla complessità e difficoltà dei legami della famiglia con la località mineraria (Homer Pound non portava armi, e beveva solo limonata, il che ne faceva una mosca bianca) esiste un’eccellente ricerca di Waller B. Wigginton, “The Pounds at Hailey” (Rendezvous: Idaho University  Journal of Arts and Letters 4.2 (1969), pp. 31-68). Wigginton ha riscontrato i numerosi riferimenti ai Pound nel Wood River Times, il pettegolo giornale locale che recensiva ad esempio le rappresentazioni teatrali cui Homer e Isabel Pound e parenti partecipavano, e vagliato i racconti, fantasiosi ma non troppo, ripetuti in Indiscretions da Ezra , per cui Hailey rimase un mito. Come il nonno spregiudicato Thaddeus, censurato per essere “vissuto con una donna che non era sua moglie” (e anche in ciò il nipote ne seguirà le orme). Wigginton mostra inoltre come la storia (vera) dell’elefante Sansone sfuggito a un circo di passaggio a Hailey e a difficoltà rimesso in gabbia sia trasformata in Indiscretions in un simbolo anticipatore della trasgressività punita del poeta. Con la sua scrupolosa disamina delle fonti e la sua acuta visione d’insieme, Wigginton fece un lavoro tanto più notevole quanto pressoché ignorato.

      Sempre su questi anni d’infanzia, Alec Marsh (Muhlenberg College) ha parlato del quaderno di ricordi di Homer Pound, padre di Ezra, Small Boy, di cui Marsh ha curato nel 2003 un’edizione a stampa per la Ezra Pound Association (P.O. Box 1482, Hailey, Idaho 83333  - i proventi andranno tutti al restauro della Pound House). Homer si rivela in queste memorie una persona affabile e contribuisce alla letteratura documentaria sul West. (Un altro libro sulla vita pionieristica che mi è capitato fra le mani: We Sagebrush Folks di Anne Pike Greenwood, Idaho UP.) Marianna Cherchi (IULM) ha parlato dei soggiorni del giovane Pound a Madrid e della sua amicizia con padre Elizondo, commemorato fra l’altro nel canto 81.  Su Pound e Hemingway in Idaho si è dilungata Emily Mitchell Wallace in una delle sue classiche conferenze con diapositive, fra biografia, letteratura e immagini.

     Il convegno aveva per tema generale “Ezra Pound e l’identità americana” e le relazioni si sono mosse con una certa libertà in questo ambito. Per esempio David Ten Eyck (Oxford) ha trattato delle “rappresentazioni della repubblica americana nei canti di Adams e Coke”, altri hanno discusso il jeffersonismo poundiano. In una seduta dedicata a “Testi e immagini”, Ira Nadel (University of  British Columbia, Vancouver) ha mostrato una scelta delle fotografie di Pound parlando dell’immagine del poeta e ciò che essa ci dice nel corso degli anni. Nadel sta preparando una sintetica biografia di Pound per la serie delle biografie letterarie di Macmillan. Iris Ralph (University of Texas, Austin) ha trattato di Whistler e Pound come americani espatriati a Londra. Io ho parlato di elementi americani nei Canti postumi di Pound che ho curato nel 2002 per Mondadori, cioè stesure e frammenti editi e inediti non inclusi nei Cantos come li conosciamo. In uno di questi testi espunti (1917) è la storia di un giovane pittore dell’Indiana che va a Parigi, comincia a farsi strada, poi torna in patria e alla morte civile: “Quando lo conobbi / era di nuovo a casa, nell’Indiana centrale, / faceva la maschera a teatro, / pitturava i negozi e bar locali, / quel che il medico voleva sul  caminetto: / pecore, lì a stendere lana sulle loro schiene pulciose...”. Per il Pound del 1917 il ritorno in America era un disastro totale. Nei Canti postumi l’America riappare durante i mesi di prigionia di Pisa, nel confronto con la parlata americana dei soldati bianchi e neri, e poi ci sono i frammenti scritti negli anni di detenzione a Washington. Ma Pound resta americano anche quando parla, come quasi sempre, di antica Europa, nel mettere insieme tanti frammenti come una gazza ladra, o nell’esplorare vie poco frequentate. Nella sua solitudine di pioniere, che deve arrangiarsi alla Robinson nell’infido mondo del pensiero e della storia,  e per questo può anche prendere delle  cantonate da autodidatta.

    Barry Ahearn (Tulane University, New Orleans) ha trattato dei rapporti di Pound col finanziere  e mecenate Otto Kahn, autore anche di un saggio di economia in difesa del  capitalismo che inviò a Pound, con i risultati che si possono immaginare, ma che ebbe fra i suoi meriti quello di avere finanziato Hart Crane e il suo fallimentare progetto di poema The Bridge. La rumena Roxana Prada (Kennedy Institut, Berlino) sta conducendo una ricerca su tutta la corrispondenza economicista di Pound, e ha mostrato degli schemi che permettono di seguire la frequenza delle lettere e il tipo di destinatario (economisti, aderenti del Credito Sociale, fascisti italiani o inglesi, demagoghi come il prete americano Charles E. Coughlin). L’idea di un’indagine quantitativa è un buon inizio per raccapezzarsi nella prodigiosa e disordinata attività di Pound economista (un po’ di chiarezza l’ha fatta Giano Accame nel suo prezioso Ezra Pound economista, Roma, Settimo Sigillo, 1995). Ideale sarebbe una cronologia dettagliata delle lettere di Pound a noi note, che permettesse di sapere a chi ha scritto ogni giorno, e da lì potrebbero partire molte ricerche. Per esempio la Prada ha sostenuto che sulla metà degli anni ’30 c’è un periodo di minore intensità nella predicazione epistolare di Pound, e sarebbe interessante vedere se questo è confermato o no da altri riscontri.

    Una boccata d’aria fresca dopo il transito in queste regioni ingrate ci è venuta dalla relazione di Evelyn Haller (Doane College) su “Pound e la danza”, a proposito della sua amicizia col famoso ballerino giapponese Miscio Ito e i diversi testi in cui ricorda la rivelazione dei Balletti Russi di Diaghilev. E a me è tornata in mente l’amicizia con Serafima Astafieva, e il ruolo che questa ebbe nei Whispers of Immortality di Eliot (per cui rimando alle mie annotazioni in T.S. Eliot, Poesie 1905/1920, Roma, Newton Compton, 1995, p. 151). Quanto ai rapporti di Pound con scrittrici, Patricia Cockram (Lehman College, CUNY) ha trattato l’importante sodalizio con Marianne Moore, e Mary de Rachewiltz, figlia del poeta, ha offerto un ritratto di Mary Barnard, poeta, mitologa, traduttrice di Saffo e destinataria di molte caratteristiche lettere di istruzioni di Pound, che la incoraggiava a sottoporre i suoi lavori alla esigente Moore. Ma la povera Barnard gli rispondeva che per una donna era molto difficile piacere alla Moore, perché occorreva rientrare nei parametri signorili della madre della Moore, a meno che non si fosse un  “genio” poliglotta come Elizabeth Bishop. La de Rachewiltz assomiglia molto al padre, e alla madre Olga Rudge, e la sua conferenza ha suscitato commozione per la nitidezza dell’evocazione della figura della Barnard e per l’intonazione così poundiana della voce. Inoltre la de Rachewiltz – fra l’altro ottima poeta in proprio -- è sempre stata una buona mamma per gli studiosi e appassionati del padre, tollerandone le piccole ripicche ed eccentricità e pungolando gli organizzatori dei convegni biennali a muoversi verso spazi nuovi: nel 2001 in Cina, nel 2003 l’Idaho. Ma nel  2005 il convegno tornerà a Rapallo, ai primi di luglio, quando spero i lettori di queste annotazioni interverranno proficuamente.

            Desidero ancora segnalare le promettenti relazioni di alcuni giovani studiosi: Eric White (Cambridge) su W.C. Williams, Michael Faherty (De Montfort University) su “Paul Blackburn e i trovatori della Lower East Side” (Blackburn fu poeta e traduttore d’area poundiana). Nella stessa seduta, il più maturo Christopher MacGowan (College of William and Mary) ha parlato della poetessa Denise Levertov, che ebbe per Pound un’ammirazione temperata dal dissenso politico e dalla sua formazione cristiana-ebraica. MacGowan ha trovato presso un libraio antiquario la copia dei Selected Essays di Pound usata dalla Levertov per i corsi che teneva in varie università, ampiamente annotata, e ne ha ricavato una relazione avvincente.

         Ospiti d’onore del convegno erano i poeti Robert Creeley e Lawrence Ferlinghetti, che hanno tenuto delle notevoli letture di loro opere nelle sere del 2 e 3 luglio. Poeti anziani, diversi ma uniti dall’ammirazione per Pound. Creeley ammira lo sperimentatore, il minimalista che tende a spogliare il discorso, Ferlinghetti il bardo e il dissidente politico (anche se da un altro versante da quello sandinista e anarchico del poeta di San Francisco). Creeley legge a bassa voce le sue brevi dense poesie e ha concluso sorprendentemente proponendo Dover Beach di Matthew Arnold, adatta alla cupezza dei nostri tempi. Ferlinghetti intona e fa l’occhiolino con i suoi grandi occhi azzurri, recita a memoria pezzi da Coney Island of the Mind  e Pictures of the Gone World, ha venduto innumerevoli copie delle sue coinvolgenti e sottili poesie e tuttavia è ancora snobbato dall’establishment dell’Est. Ma molti suoi testi sono ormai classici, ed è straordinario il suo vigore e la sua lucidità, dato che nel 2004 avrà 85 anni. (Forse a qualcuno incuriosirà la sua raccolta dal titolo ungarettiano Poesie – Questi sono i miei fiumi – Antologia personale 1955-1993 (Roma, Newton), che ho avuto il piacere di curare nel 1996.

     Un’altra seduta plenaria è stata dedicata a un incontro con Homer Somers di Tinmouth, Vermont, che era uno degli ufficiali americani di stanza nel campo di prigionia a Metato presso Pisa dove Pound trascorse l’estate 1945 scrivendo il suo capolavoro. Somers ha mostrato alcune fotografie e fornito qualche ricordo di Pound al lavoro alla macchina da scrivere dell’infermeria: gliela lasciavano usare di notte, e lui ricopiava gli appunti scritti durante il giorno e traduceva in inglese Confucio usando la sua versione italiana della primavera 1945. Su questo soggiorno pisano di Pound scrive Mario Curreli, Immagini di Pisa nei Cantos poundiani, “Soglie”(Pisa), 5.1 (2003), pp. 43-48, raccogliendo  utili osservazioni di prima mano ma riportando anche diverse inesattezze. Per esempio Pound non trascorse “tutta la tarda primavera, l’estate e l’inizio dell’autunno 1945... in una gabbia di cemento e di filo spinato” (43), ma solo alcune settimane fra maggio e luglio, e Pound non fu mai “trasferito nel campo di concentramento di Coltano... in attesa di essere rimpatriato” (43). Coltano era un campo destinato ai fascisti italiani e Pound non lo vide mai, ma si sa le leggende sono dure a morire.

     Bernard Dew (Toronto) ha mostrato un suggestivo film da lui realizzato sulle poesie di Cathay in chiave di vita di coppia moderna (reperibile in video dall’autore: bernard.dew@yahoo.com), e Jennifer Wilson, della Ezra Pound Association, ha letto brani di un suo testo teatrale in cui Pound parla ai suoi connazionali difendendosi e spronandoli. Il noto critico Denis Donoghue (New York University) ha tenuto una smagliante conferenza plenaria un po’ su tutto lo scibile poundiano,  ma parlando soprattutto – in modo inimitabilmente retrò – di Donald Davie e Allen Tate, e riaffermando la centralità di Pound nel modernismo, a  scapito di Wallace Stevens, al quale nuocerebbe la fatale facilità con cui scriveva le sue opere prolisse! Dato che oggi tutti i critici americani e inglesi si inchinano soprattutto a Stevens e solo in un secondo tempo e con malagrazia a Pound ed Eliot, Donoghue ripristinando il canone degli anni ’50 ha anche innovato e fatto, si può ben dire, giustizia poetica. (Che Stevens sappia andare al cuore della realtà con grande commossa essenzialità lo sanno i lettori delle sue ultime opere, vedi Il mondo come meditazione, Milano, Guanda, 1998; si pensi solo alla sua elegia per George Santayana, Per un vecchio filosofo a Roma.) In realtà Stevens e Pound rimangono i due corni del modernismo, con Eliot (che fu editore di entrambi) come giusto mezzo. La diversità di stile dei due poeti è ben rappresentata dalla confezione e dai contenuti delle due riviste loro dedicare, “Paideuma” (per Pound) e “The Wallace Stevens Journal”. Diseguale e “divertente” la prima, quanto inappuntabile, algida e appesantita dal troppo teorizzare accademico la seconda. Ma i poeti sono superiori ai loro critici, e in realtà gli estremi, Pound e Stevens, si assomigliano. (Il numero 26.2 del “Wallace Stevens Journal” (2002) è dedicato proprio al (falso) dilemma Stevens/Pound.)

       Nella sede del convegno, la libreria Iconoclast Books di Gary Hunt (Ketchum) esponeva un’ottima scelta di ristampe e nuovi saggi critici: un attraente volume di Margaret Fisher sulle opere musicali radiofoniche (Villon, Cavalcanti) scritte da Pound fra anni ’20 e ’30, Ezra Pound’s Radio Operas: The BBC Experiments 1931-1933 (MIT Press, 2002), la biografia di Ezra Pound and Olga Rudge  di Anne Conover (Yale UP, 2001), ricca di materiali interessantissimi sul fenomeno Pound, e piacevole alla lettura. Sembra che a Ketchum ci sia un pubblico per gli scrittori associati all’Idaho, per Pound e in generale per libri non reperibili altrove. (Vedi il sito www.iconoclastbooks.com.) Qualche copia che avevo portato con me delle pubblicazioni poundiane dell’editore Campanotto (Udine), curate da G. Singh, sono andate a ruba.

     Il quattro luglio, festa nazionale, la Pound House era imbandierata a stelle e strisce e la Pound Association partecipava con una sua auto alla parata tradizionale per la via principale di Hailey. Di sera i convegnisti sono stati accompagnati al Rodeo di Hailey e hanno goduto le spettacolari esibizioni dei cowboy e delle cowgirls mentre il tramonto arrossava le glabre colline del West. Gli altoparlanti suonavano l’inno nazionale e facevano risentire le parole di George W. Bush subito dopo l’attentato del World Trade Center. Il presentatore invitava il pubblico a unirsi a lui nell’inneggiare al “più grande paese della terra”. Un clown arrivava nella pista su un’auto malconcia fingendo di aver perso la strada e cominciava a tirarne fiori stracci multicolori e a fare battute sulle mogli insaziabili dei ranchers. I grandi spazi americani che ti fanno sentire solo nell’universo, la retorica di un nuovo mondo più glorioso di ogni altro e minacciato da oscuri complotti, l’umorismo candido della fiera di paese: ecco altrettante chiavi dell’uomo e poeta Ezra Pound. I Cantos non si capiscono senza Hailey, Idaho.

Ricerca Research Recherche” 8, 2002