Carlo Romano
Pauvert
Voleva sottrarlo alle distrazioni di una rivista (“Cahiers du Sud”)
per conferire la durata di un volume al saggio che Jean Paul Sartre
aveva dedicato a Lo straniero di Albert Camus e cominciò, non
ancora ventenne, a fare l’editore. Editore singolare di “spiriti singolari”,
oggi Jean-Jacques Pauvert ha 78 anni ed ha pubblicato le sue memorie (La
traversée du livre, ed. Viviane Hamy). Influenzato da André Breton e
dai surrealisti, è sì un editore “surrealizzante” ma è prima di tutto Pauvert. È
l’editore di Le Bleu du ciel di George Bataille (che in Italia
pubblicò per primo il genovese Silva) e a lui si deve la riscoperta, nel 1955,
del Voleur di Georges Darien, il “revolté” di inizio Novecento la
cui figura taluno indica quale prototipo dell’”anarchiste de droite”. Comunque
sia, Andrè Breton scrisse a proposito del libro: “è l’attacco migliore
all’ipocrisia, alla stupidità, all’impostura, alla viltà, fra quelli che conosco”
(in Italia Le voleur, il ladro, venne quasi subito tradotto dalla
scrittrice ligure intemelia Marise Ferro per Longanesi). Fra gli autori di
Pauvert ci sono anche l’esoterico Canseliet e il suo (forse) alter ego
Fulcanelli, coi noti sillabari gotico-alchemici (I misteri delle
cattedrali e Le dimore filosofali, da noi pubblicati presso
le Edizioni mediterranee. Ma Pauvert è stato anche l’editore di un efficace
polemista liberale come Jean-François Revel (autore, fra l’altro, di un celebre
pamphlet sull’Italia e presente da noi soprattutto nel catalogo Rizzoli) col
quale inaugurò la collana “Liberté” le cui copertine,
caratterizzate da grossi caratteri tipo locandina teatrale, sortirono del tutto
originali, e curiosamente “Pop”, nel panorama compassato dell’editoria
francese. E’ da Pauvert, inoltre, che esce L’histoire d’O ed è
Pauvert l’editore della “Bie”, la “biblioteca internazionale di
erotologia” (i cui volumi, ricordo, si potevano comprare a Genova da Bozzi) curata
dall’eccentrico italo-francese J.M. Lo Duca: una miniera iconografica prima
ancora che testuale (vi apparve, comunque, anche Le larmes d’Eros
di Bataille, in seguito proposto da Arcana in Italia). Basta tuttavia ricordare
che Pauvert, dopo gli studi di Maurice Heine e Gilbert Lely, è stato l’artefice
editoriale di un nuovo interesse (letterario e filosofico) per il Marchese de
Sade (di cui è anche biografo, proposto da Einaudi nella nostra lingua) a
conferirgli un ruolo di spicco nella cultura mondiale del XX secolo (in Italia,
prima delle belle edizioni sadiane di Sugar – alla cui redazione contribuì pure
il poeta genovese Aurelio Valesi – e poi di Newton Compton e SE, ci fu l’ottima
antologia curata da Zolla per Longanesi ma anche una serie di libricini
popolari della Editoriale Corno). Ho un personale, fuggevolissimo, ricordo di
Pauvert nella sua libreria (i suoi
inizi, ancora adolescente, sono da libraio) sul finire degli anni Sessanta, e
su quegli anni si ferma l’autobiografia. Al fatidico “sessantotto” contribuì,
fra l’altro, con dei leggeri fascicoli in cui si distinguevano i disegnatori
umoristici che negli anni aveva contribuito a lanciare, in specie il grande
“anarcoco”, come si autodefinisce, Siné (“coco” è il dispregiativo francese per
comunista).
“Il
secolo XIX”, 1 luglio 2004