Carlo Romano
con Claudio Papini. Per Daniel Massé
A fine ottobre è
uscita la tua traduzione (con relativa introduzione) dell'Apocalisse di Pathmos di Daniel Massé. Siamo
arrivati al sesto volume in questa ricerca sulle origini del cristianesimo di
questo autore francese sconosciuto in Italia. Ne manca ancora uno per
completarla. Cosa ti ha spinto a sobbarcarti questa fatica?
Direi innanzitutto un
interesse personale e poi, si può dire così, professionale. Non ho fatto
insomma il docente di storia e filosofia invano. Occupandomi dell'Italia, oggi,
come si fa a trascurare il cristianesimo (ci si creda o no) che è una
espressione alle sue origini del giudaismo (e uno strumento di guerra degli
Ebrei contro l'Impero romano) e a trascurare l'ebraismo che, attraverso il
cristianesimo, ha così tanto, volente o nolente influenzato, nonostante le
spinte contrarie e le diverse opposizioni, la nostra storia. Se poi mi guardo
intorno, oggi, mi sembra di vivere in un'atmosfera (e si potrebbe dire,
ironicamente e politicamente, sotto un regime) giudaico-cristiano-massonico-marxista-rosé.
Spiegati meglio...
Guarda quanto dico ha
sicuramente un'accentuazione maliziosa ma da un pezzo ho la sensazione (e non
credo di essere l'unico che il vero leader della Sinistra italiana sia il
Pontefice romano (mi pare tra l'altro che la Sinistra estrema, quindi
extraparlamentare parli da un po' di tempo di “repubblica pontificia”!). Ora,
senza dubbio el papa Francisco Y Fidel (fidel a la Iglesia romana, spero
per i cattolici, y non al defunto Fidel Castro) sta cercando, quale astuto
gesuita sudamericano di recuperare una sinistra in larga misura abborracciata e
allo sbando, facendo tesoro, in senso contrario, di quello che volevano (per
es.) F. Engels, K. Kautsky
e A. Gramsci quando dicevano, studiando o no a fondo il cristianesimo, che il
movimento comunista avrebbe risolto, inglobandole le istanze poste dal
cristianesimo delle origini. Caduta l'Unione Sovietica, le carte sono state
sparigliate e hanno per così dire in una certa misura cambiato direzione. Putin
ha rifondato la nuova Russia sulla tradizione cristiana greco-ortodossa che
però è gelosa custode dei suoi territori e non vuol sentire di fare spazio al cristanesimo romano. Il cattolicesimo è comunque in forte
crisi da un bel pezzo nell'Europa occidentale e quindi la Chiesa cerca di
recuperare, soprattutto in Italia (terra sempre disponibile a pateracchi di ogni
sorta) quanto più può. Avrai visto anche tu quanto è aumentata la presenza dei
sacerdoti sulle diverse emittenti. per non parlare dell'insistenza delle donne
sui telegiornali dei diversi canali nello sviolinare lo stesso pontefice. Sono
certamente ordini di scuderia e forse anche ritornate propensioni di queste
creature leggiadre a inclinare verso la fede. È una solfa ininterrotta composta
di spirito giudaico-cristiano-massonico-marxista
(ovviamente rosé). Queste eccedenze giudaico-cristiane, nonostante il
disfacimento della politica (sempre più autoridicolizzantesi)
e le gravissime difficoltà della società italiana creano un effetto comico e
drammatico insieme, perché tutti più o meno comprendiamo che l'Italia ha
bisogno di ben altri progetti (e della loro realizzazione) se vogliamo avere un
avvenire dignitoso dinnanzi. Comunque questo clima mi fa pensare a cosa
potrebbe ulteriormente dire il James Joyce del Ritratto dell'artista da
giovane e dell'Ulisse.
Comunque sia, hai
contribuito massicciamente a far riemergere un autore quasi sconosciuto in
Francia e del tutto ignorato in Italia.
Nel carnevale della
storia sia esso tragico o comico (e sovente è ambedue le cose) càpita di questo e di ben altro. Io comunque, quando ho
letto questa ricerca di più di novecento pagine (nell'edizione francese in tre
volumi) ho avuto l'impressione di una cosa piuttosto seria e che poteva essere
un oggetto di confronto verso quelle che in Italia passano, per così dire, il
convento religioso e quello laico (e che trovano il dovuto credito – ci
mancherebbe altro - presso i nostri maggiori editori). D'altra parte per fare i
debiti confronti non c'è che leggerla nell'edizione De Ferrari (entro la prima
metà del 2017 sarà completata con l'ultimo volume L'Apocalisse, unico
vangelo cristiano nel II secolo. Apuleio. Luciano). Inoltre va tenuto
presente che nel XIX secolo i liberal-conservatori
erano piuttosto seri, cioè coerenti, in Francia sul loro atteggiamento nei
confronti dello Stato Pontificio (finché è esistito) e poi della Chiesa
cattolica in genere. Gli studi a partire da Renan (in
realtà occorrerebbe andare a ritroso di un bel po') sono di notevole livello (e
parlo di uno a cui Massé insiste nel fare le bucce).
Non si tratterà però
di un libro che ha deficit di attualità e di adattamento alla situazione in
atto?
Non c'è dubbio che è una
ricerca dagli esiti intellettualmente impegnativi e che quindi accentuano gli
aspetti riflessivi della ricerca stessa. Certamente il fatto che egli venga
impostando l'interpretazione dell'origine del Cristianesimo in una maniera del
tutto diversa da quella tradizionalmente divulgata dalla Chiesa (Cattolica
Apostolica Romana) - e in gran parte accettata dagli studiosi (siano essi
ricercatori solerti o mansueti ripetitori, o esagitati sovversivi che poi si
rifugiano fra le braccia della Chiesa, come pecorelle che tornano all'ovile) –
gli ha giocato a sfavore.
Teniamo presente che egli
svolge la sua ricerca in accordo con fatti storici fondamentali che nessuno
(eccettuati pochissimi) contesta. Comunque, a parte l'indagine del Massé che si autogiustifica comunque, pur rimanendo come
tutte le interpretazioni, in una certa misura controvertibile e la cosa
andrebbe discussa, se necessario, argomentazione per argomentazione, direi che
la questione del “riflessivo” e dell' “attuale” è in larga misura dovuta
all'invadenza dei mass media e al fatto che i giornalisti più o meno riflessivi
(direi meno, anziché più) hanno improntato il riflessivo (quello
individualmente posseduto) allo stile telegiornalistico.
Lo si vede in quei pochi dei molti libri loro che ho letto (obtorto
collo). Certo ci sono anche le eccezioni, sarebbe strano il contrario, ma è una
situazione che oscilla fra la commedia e il grottesco. E direi che l'esempio
migliore sta (come ho già detto in precedenza) nelle sviolinature continue nei
confronti di “el papa Francisco”. In sostanza c'è una
perdita di spessore che non può che preoccupare e che non la si recupera
nemmeno attraverso la bellezza delle giovani giornaliste alcune delle quali
sono di rara venustà. È per questo che, nonostante tutto, continuo a vedere i
telegiornali (ciò che viene detto mi entra da un'orecchio
e mi esce dall'altro!). Se questo è maschilismo ne sono indubbiamente affetto
ma non vedo per me come potrebbe essere diverso (almeno soggettivamente).
Seguendo il tuo
discorso, l'importanza della religione è dunque di estrema attualità per cui il
“riflessivo” Massé ha compiuto nel secolo scorso una
ricerca che risulta oggi estremamente attuale, anzi forse più di allora, il
che, perdonami, è davvero un bel paradosso!.
Guarda che le ricerche
approfondite e originali e le opere d'arte prodotte da ingegni fuori dal
comune, di questi paradossi ne hanno costituito molti. Allontanandosi dalla
moda, non si perde la vita nel suo palpitare ma si conquista una dimensione che
pur essendo infratemporale è in realtà metatemporale (è cioè una forma particolare di trascendenza
che può venire enfatizzata metafisicamente, ma non mi pare questo il caso,
ammesso che ce ne siano di casi degni di essere enfatizzati!). Comunque,
linguaggio filosofico a parte, rimanendo nella concretezza, il nostro presente
è la convergenza di altri significati che sono già vissuti e si ripropongono
incessantemente (alcuni sono esaltati, altri sono scotomizzati). È un po' come
il movimento degli astri nel loro alternarsi ora sorgendo ora tramontando. Come
aveva compreso piuttosto bene Machiavelli, anche se non ci si crede nella
religione, questa è un fenomeno di rilevante importanza sociale (anche presso
un popolo scettico come il nostro). Guardiamoci attorno e leggiamo il problema
del terrorismo (e ci sono degli stupidi e degli ipocriti che pensano che la
religione non c'entri!), pensiamo al problema delle migrazioni dai paesi
islamici (del vicino e del lontano Oriente), e dall'Africa (e abbiamo degli
ingenui che non credono che la religione c'entri!), come se gli Islamici non
avessero voluto nel passato invadere e conquistare l'Europa. È chiaro che ci
sono altre differenti cause concomitanti ma il collante è di natura
politico-religiosa. Così fu per la diaspora degli Ebrei nell'ambito dell'impero
romano prima, durante e dopo la fine delle guerre, delle guerriglie e delle
rivolte contro il dominio di Roma sulla terra d'Israele. E la predicazione del
Cristianesimo e la sua diffusione ricevettero un formidabile incremento dopo la
distruzione di Gerusalemme (con la definitiva sconfitta delle insurrezioni
antiromane, l'ultima è capitanata da Bar-Kocheba) e
il passaggio dell'aratro sulle rovine della città, per ordine dell'imperatore
Adriano nel 135 p.C. n..
D'altra parte devo dire
che gli splendori e le grane di Roma sono molto più studiate (con occhio
politico volto ai problemi del presente) fuori d'Italia che non nella penisola
dove si è collocata alla sua origine la lunga avventura storica della città
degli Dei. Su queste tematiche i politici non insistono mai troppo ma i
loro consiglieri che si affaticano a scrivere libri (o se li fanno scrivere)
riprendono sempre le questioni che li assillano e le commisurano alle traversie
(o ai successi) che Roma ebbe ad attraversare. In questo senso il tema delle
immigrazioni nell'Impero Romano (per gli U.S.A. e per l'Unione Europea) così
come il rapporto città-campagna (quest'ultimo in particolare per la Repubblica
popolare Cinese) sono stati fatti oggetto di più che diligente attenzione, proprio
per evitare di subire quel progressivo deterioramento delle diverse situazioni
che l'Urbe ( e l'Italia tutta e le diverse parti dell'impero) ebbero a patire.
A questo proposito in questi ultimi venti-venticinque anni la sconcertante
superficialità delle nostre cosiddette “élites di
governo” ha del patetico così come appare stolto il cinismo utilitaristico (ad majorem Dei gloriam et pro Ecclesia sua) della Chiesa cattolica che ha sempre
combattuto l'utilitarismo nella penisola italiana quando questo stesso si è
proposto come ideologia, (si pensi al buon senso del Machiavelli e allo
scatenarsi, a suo tempo, dell'untuoso antimachiavellismo di matrice cristiana).
Nessuno ha chiesto alla Chiesa romana di sopportare, in un momento di crisi, il
peso dell'invasione islamica ma incoraggiarla e favorirla come essa ha anche
fatto, ha quasi dell'irresponsabile.
Direi, per concludere,
che lo scontro di civiltà fra l'antica Roma e Gerusalemme, ben prima e dopo le
partigianerie e le unzioni in proposito, affrontato storicamente “sine ira et studio”, possa
costituire, con gli strumenti intellettuali adatti, un esercizio tuttora
utilissimo per comprendere il presente in alcuni dei suoi punti nodali per noi
tuttora irrisolti.
“Fogli di Via”, marzo-luglio
2017