Wolf Bruno

Pandemici tempi

Andrea Pitto: PANDEMIA E PSICOPOLITICA. Ipercapitalismo, medicina, filosofia. Guida, 2020

Sulla pandemia da Corona Virus 19 (Covid-19) di libri, come era prevedibile ne sono usciti non pochi per finire, come era prevedibile, consumati da variabili vincolate certamente all'evoluzione del problema ma anche più o meno saldamente fissati in letture ideologiche - quando non affidati a virologi e affini assurti nel frattempo a predicatori televisivi. Se ho scelto il libro di Andrea Pitto è perché - sebbene pubblicato ancora al tempo dei primi gradini dello sviluppo, assemblando testi che li hanno affrontati con sollecita periodicità sulla rete - dell'insieme del problema è riuscito a dare una miscela di sintesi e riflessioni in misura apprezzabile, quantunque non risolutiva e attraversata tanto dal dubbio quanto solcata da oppugnabili convinzioni.

Nel primo caso Pitto sottolinea come di fronte ad angosciose situazioni indecifrabili ai più sia realistico affidarsi a chi plausibilmente ne conosca la natura (l'anarchico Bakunin diceva che per risuolare le scarpe andava dal calzolaio). Oltretutto la formazione di Pitto è fra l'altro medica e non nasconde una certa inclinazione al positivismo scientifico. Detto questo niente di ciò che può tramutare gli "esperti" in un consorzio autoritario è taciuto. Studioso di Wilhelm Reich e di altri dissidenti freudiani, ne utilizza a questo proposito le non banali indicazioni. Basta ad ogni modo dare una semplice occhiata alla bibliografia per rendersi conto di come Pitto si sia mosso in ambiti differenti, ma la lettura del testo fa capire come lo abbia fatto in larga misura non tanto per sostenere la propria indagine quanto per sollecitare il biasimo - e non solamente nei confronti dei Fusaro, dei sovranisti, degli "anarco-capitalisti, dei fascisti che, considerate le sue posizioni, risulta scontato.

Di tutto e tutti va notato comunque come Pitto abbia tratteggiato con onesto, preciso e largo esame il complesso delle idee che combatte. Mi ha tuttavia lasciato nello sconcerto quella specie di mania ossessiva - per quanto egli sottolinei di non avere sul momento a disposizione niente di meglio, io non ho niente di meglio che parlare di ossessione - che, da "sinistra" l'accompagna fino alla collocazione nella "destra" chi subisce i suoi giudizi. Il bello è che non poche volte arriva ad ammettere in queste posizioni, quelle "di destra", una qual capacità di critica dell'alienante sistema che ci troviamo a vivere, ma, precisa si tratta di formule vuote e strumentali, sostanzialmente ipocrite. La differenza la farebbero gli obiettivi finali. Può darsi. Da parte mia oso rifarmi a Carlo Marx il quale affermava di non aver mai ideato alcuna società socialista e contemporaneamente - certo anche nell'alterco in cui era maestro - agguantava ogni idea che screditasse il buon nome del capitale da qualsiasi parte provenisse.

per “fogli di via”