le voci che corrono

Robert Nozick (1938-2002)

l'unica funzione è quella di proteggerci contro la forza

Da tempo sofferente di cancro allo stomaco, si è spento due giorni fa il filosofo americano Robert Nozick. Nato a Brooklyn nel 1938, dapprima studente alla Columbia University, incontrò successivamente, a Princeton, Carl Gustav Hempel, dal quale ebbe "sempre preziosi suggerimenti". Professore ad Harvard a soli 30 anni, è dalla tradizione analitica ed epistemologica che Nozick imparò "a pensare in modo chiaro e rigoroso". Ma, in ogni caso, quella di diventare un filosofo analitico non fu mai tra le sue aspirazioni. Egli, infatti, ha cercato di portare dentro i confini dell'analisi le grandi questioni della filosofia. Con Spie gazioni filosofiche del 1981 e La vita pensata ('89) Nozick ha offerto acute e consistenti risposte a "vecchie domande", come queste: la vita ha un significato? Esistono verità etiche oggettive? La nostra volontà è libera? Come potrebbe essere l'immortalità, e che senso avrebbe? In che modo l'Olocausto ha cambiato l'umanità? Una persona religiosa può spiegare perché Dio permette che ci sia il male? Tuttavia, è con il libro Anarchia, Stato e Utopia del 1974 (Il Saggiatore)* che Nozick si impose sulla scena intellettuale internazionale. Contro modelli astratti di giustizia, quale quello proposto da John Rawls, Nozick delinea una teoria storica della giustizia, insieme ad una teoria evolutiva dello Stato; e, sulla scia della posizione libertaria di Murray N. Rothbard, difende i diritti naturali inviolabili degli individui. E arriva così a prospettare uno stato minimo "ridotto strettamente alle funzioni di protezione contro la forza, il furto, la frode, di esecuzione dei contratti". Solo un simile Stato è, a suo avviso, giustificato, allettante, oltre che giusto.

Dario Antiseri, “Corriere della Sera”, 25 gennaio 2002

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è scomparso Robert Nozick

Con Robert Nozick scompare senza dubbio una delle menti più acute della filosofia contemporanea. I suoi libri sono tutti caratterizzati da uno straordinario rigore analitico, come si conviene ad uno dei filosofi più in vista della prestigiosa università di Harvard. Nozick, che era nato a New York nel 1938 e aveva studiato alla Columbia University, aveva ottenuto la cattedra a Harvard poco più che trentenne, nel 1969, prima ancora di pubblicare i testi che lo avrebbero reso famoso come filosofo, e che sono stati tutti tradotti in italiano: da Anarchia, Stato, Utopia (1974, Il Saggiatore)* a Spiegazioni filosofiche (1981, Il Saggiatore), da La vita pensata (1989, Mondadori) a La natura della razionalità (1993, Feltrinelli) fino ai Puzzles socratici (1997, Raffaello Cortina).

Filosofo dagli interessi molteplici Nozick forse sarà ricordato soprattutto per il suo primo libro, Anarchia, Stato, Utopia che, uscito alla metà degli anni '70, lanciava una provocazione molto dura ma anche molto intelligente contro la filosofia politica liberal; quella che difendeva la giustizia sociale e il Welfare State, e che aveva trovato il suo esponente di maggior rilievo nel primo Rawls, autore nel 1971 di Teoria della giustizia.

Stefano Petrucciani, “Il manifesto”, 25 gennaio 2002

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il filosofo “cow boy”

Anarchia, stato e utopia scaturì da una lunga conversazione con Murray Rothbard, filosofo principale dell’anarcocapitalismo. L’incontro avvenne perché il giovane Nozick bazzicava gli ambienti della sinistra radicale, e così Rothbard – uomo, semmai, della “vecchia destra” ma strenuo oppositore (come i new-leftist) dell’intervento in Vietnam … Anarchia, stato e utopia venne criticato perché troppo estremista persino dal presunto estremista Hayek  … Egli, va detto, non prese mai carta e penna per rispondere. Né ai moderati né agli estremisti. … Nel 1989 la ritrattazione ufficiale (ne La vita pensata): non sono più un libertario.

Alberto Mingardi, “Il foglio”, 25 gennaio 2002-02-02

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l’eredità di Nozick

Nozick stesso, tuttavia, ad esempio in un'intervista del 2001, affermò di non aver mai abbandonato il campo della libertà: "cosa realmente dicevo in La vita pensata era che non avevo più la cocciutaggine (hardcore) d’un tempo. Le voci di una mia presunta deviazione (o apostasia!) dal libertarismo sono una montatura".

The lighthouse” (the Indipendent Institute), Vol.. 4, Issue 4, 29 gennaio 2002

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il filosofo Robert Nozick è morto a 63 anni

Il professor Robert Nozick, uno dei pensatori più influenti del tardo XX secolo, è morto la mattina del 23 gennaio all'età di 63 anni: Nel 1994 gli era stato diagnosticato un cancro allo stomaco.

Conosciuto per la vastità degli interessi come insegnante e l'impegno nello stile come scrittore, si era dedicato, nell'ultimo semestre, ad un corso sulla rivoluzione russa e faceva dei progetti per la primavera. Il suo ultimo libro, Invariances: The Structure of the Objective World, era stato pubblicato in ottobre dalla Harvard University Press.

Secondo Alan Dershowitz, professore di legge, da lungo tempo suo amico, Nozick è rimasto in contatto con i colleghi fino a una settimana prima della morte e "la sua mente è rimasta brillante e acuta fino alla fine". "Era costantemente attento alle novità. Era un professore nel senso più nobile del termine, un insegnante meraviglioso che ripensava di continuo i propri punti di vista prodigandoli a colleghi e allievi".

Lawrence H. Summers, presidente ad Harvard, ha dichiarato: "sono profondamente rattristato. Harvard e il mondo hanno perso un erudito brillante e provocatorio, il cui influsso va ben al di là del suo campo specifico. A tutti noi mancherà il suo spirito vivace, ma le sue idee continueranno ad arricchirci".

Jeremy R. Knowles, decano della facoltà delle Arti e delle Scienze: "Bob era un filosofo che catturava gli allievi, per Harvard è una grave perdita".

Christine Korsgaard - cattedra al dipartimento di filosofia - ha descritto Nozick come "un brillante e impavido pensatore, sempre disponibile alla discussione e apparentemente interessato a tutto. Sia nell'insegnamento che nella scrittura, non è rimasto confinato in alcun campo tradizionale ed ha piuttosto seguito un'inclinazione per molti campi della filosofia. I suoi studi mettono in evidenza il collegamento con altre discipline. Il coraggio col quale ha affrontato la malattia e l'energia con la quale ha continuato a lavorare, hanno lasciato una profonda impressione in tutti noi".

I punti di vista, le controversie e le scelte di Nozich gli hanno guadagnato l'attenzione del mondo non accademico. Il suo primo libro, Anarchy, State, and Utopia (1974), lo trasformò da giovane professore di filosofia a riluttante teorico di un movimento politico nazionale. Scrisse il libro in risposta a Theory of Justice (1971) del suo collega John Rawls, professore emerito della James Bryant Conant University, il quale libro forniva un sostegno filosofico ai programmi burocratici di assistenza sociale. Viceversa, Nozick sosteneva che i diritti dell'individuo sono primari e che l'unico ordinamento concepibile è quello che difende dalla violenza e accerta la regolarità degli accordi. Anarchy, State, and Utopia vinse il  National Book Award e fu segnalato dal "The Times Literary Supplement" come "uno dei cento libri più influenti del dopoguerra".

Appartenuto alla sinistra radicale, ma lettore di Hayek e Friedman, optò per una prospettiva libertaria ed ebbe sempre scomoda la presunta collocazione fra gli ideologi della destra. In un articolo apparso nel 1978 sul "New York Times" ebbe a scrivere: "a destra si accetta la discussione sul libero mercato, ma si rifiuta quella sui diritti individuali, ad esempio quella sugli omosessuali...". D'accordo o meno con gli assunti del libro, i critici furono quasi del tutto unanimi nell'aprezzarne lo stile vivace ed accessibile. In una disciplina ritenuta ardua, fu ritenuto una boccata d'aria fresca. Nell'articolo citato, scrisse: "è come se i filosofi prendessero a randellate la gente. Non è un bel modo di comportarsi".

Malgrado la notorietà acquisita col primo libro, nel successivo, Philosophical Explanations (1981), Nozick passò ad esplorare un territorio diverso. Una volta disse a un intervistatore: "non voglio dipendere a vita da Anarchy, State, and Utopia". Nel nuovo libro Nozick si interessò a problemi che molti accademici allontanavano come irrilevanti, tipo le possibilità di una libera volontà e la natura dell'esperienza soggettiva. Alla prova filosofica rigorosa preferì il pluralismo. "Ci sono diverse visioni, reciprocamente incompatibili, che non possono essere semplicemente rifiutate". "La filosofia è il paniere di queste visioni, tutte ammissibili". Nozick ha suggerito che questo paniere delle visioni potrebbe essere ordinato in base a verifiche di coerenza e adeguatezza, ma che persino quelle che rimanessero sul fondo avrebbero da offrire verità e cognizioni importanti.

La sua posizione pluralista, Nozick la continuò a sviluppare nel terzo libro, The Examined Life (1989), un'indagine sul rapporto fra l'individuo e la realtà, dando ancora una volta più risalto alla spiegazione che alla prova. In The Nature of Rationality (1995), si chiese quali principi governino la nostra vita quotidiana e quale ruolo abbiano il capriccio e l'interesse personale. Socratic Puzzles (1997) fu poi una collezione di saggi, articoli, recensioni con esempi di racconto filosofico.

Il suo ultimo libro, Invariances: The Structure of the Objective World (2001), guarda alla natura della verità ed esamina la funzione della soggettività nel mondo obbiettivo. Interroga l'etica e discute se in generale la verità dipenda da fattori culturali e sociali.

Nell'insegnamento Nozick ha seguito lo stesso modello eterodosso dei suoi scritti. Non ha mai ripetuto lo stesso corso, salvo che per "The Best Things in Life" del 1982, ripresentato l'anno seguente, cercando di portare la discussione su una teoria generale dei valori. Il corso era descritto come un'esplorazione "di quelle cose ritenute un bene, quali l'amicizia, l'amore, la comprensione, il piacere sessuale, il successo, l'avventura, il gioco, il lusso, la fama, l'alimentazione, la chiarezza e il cono gelato".

Parlando a braccio, Nozick trascinava gli allievi nella discussione. Faceva il paragone fra il suo pensare "lontano dalle altezze" e il metodo tradizionale di fornire agli scolari secche definizioni delle grandi questioni filosofiche. "Presentare una visione tirata a lucido non dà alcuna garanzia agli allievi". Teneva alla continuità fra insegnamento e idee: "se qualcuno è interessato a sapere dove voglio arrivare, butti un'occhiata al catalogo dei corsi dell'Università".

Nozick, cresciuto a Brooklin, approdò alla filosofia leggendo una edizione economica della Repubblica di Platone: "a quindici anni giravo per Brooklin con questo libro, faticavo a capirlo ma ero eccitato, mi sentivo al cospetto di qualcosa di meraviglioso". Dopo aver studiato all'università di Columbia e a Princeton  - e aver ottenuto degli incarichi - Nozick approdò nel 1969 ad Harvard, professore a trent'anni. Fu il destinatario di molti premi e onoreficenze. Era inoltre membro dell'American Academy of Arts and Sciences, del Council of Scholars of the Library of Congress, della British Academy, della Society of Fellows di Harvard. Svolse la funzione di presidente dell'American Philosophical Association's Eastern Division dal 1997 al 1998, fu Christensen visiting fellow al St. Catherine's College della Oxford University nel 1997 e consigliere culturale della delegazione statunitense all'UNESCO nel 1982. Nella primavera del 1987 tenne sei conferenze  a Oxford (John Locke Lectures). Ebbe riconoscimenti dalla fondazione Rockfeller, dalla Fondazione Guggenheim, dal National Endowment for the Humanities e dal Center for Advanced Study in the Behavioral Sciences.

Lascia la moglie e i due figli. E' stato cremato.

 

Ken Gewertz , “Harvard University Gazette”, comunicato stampa

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*La prima edizione italiana la pubblicò Le Monnier nel 1981 col contributo della Fondazione Einaudi. L’edizione del Saggiatore è quella attualmente in commercio (nota di redazione)