Charles de Jacques

Marie Laure de Noailles, la viscontessa del bizzarro

Presso i letterati la comtesse de Noailles è per antonomasia Anna Elizabeth de Brancovan, figlia del principe russo Gregorio Bassaraba di Brancovan, sposa del conte Mathieu de Noailles, cognata del principe Caraman Chimay, autrice di una ventina fra opere narrative e poetiche, amica e ispiratrice di grandi scrittori (Loti, Proust, Barrè, Apolllinaire, France ecc.) nonché divina protagonista della Parigi bell'epoque. Per quanto sia (o fosse) nelle cose che gli aristocratici godano (o godessero) di svariati privilegi, sembrerà francamente troppo che la sovranità sull'elemento frivolo ed elegante della mondanità prossima al "pouvoir intellectuel" di una repubblica laica e borghesissima possa averlo esercitato - come in un passaggio dinastico - un'altra contessa di Noailles. Ma è così.

Quando sembra che i francesi abbiano ormai raschiato il fondo del succulento barile novecentesco - ed è impressione diffusa che le pagine letterarie dei loro giornali, e l'industria culturale nel suo complesso, abbiano assoggettato la grandeur d'un tempo alle esigenze di un'informazione cosmopolita - dall'alambicco delle acquaviti escono ancora preziose gocce autoctone di nettare intellettuale.

Marie Laure de Noailles aveva poco da invidiare all'altra titolata che, come lei, aveva acquisito l'importante cognome col matrimonio. Come l'altra, in ogni caso, non doveva a detto vincolo l'appartenenza ai ranghi dell'aristocrazia e godeva dunque del privilegio per nascita. Marie Laure era fra l'altro la nipote di Laure de Chevigné, discendente del Marchese de Sade e della Laura petrarchesca, il cui nome veniva ribadito fra le generazioni - e infine toccò anche a lei. Di altre connessioni dinastiche sarebbe complesso parlare ma a lungo ne parla Laurence Benaìm, recente biografo della nobildonna, in Marie Laure de Noailles, la viscomtesse du bizzarre (Grasset, Paris 2001).

Un libro che ha un buon titolo sembra essere già un buon libro, e l'autore non si è risparmiato affinché tale divenisse la robusta ricerca che ha svolto fra i ricordi dei sopravvissuti, fra le pagine dei giornali, negli archivi e nelle biblioteche,.

L'azzeccata definizione del biografo ha comunque svariate sfumature e non sarebbe scorretto insistere su una di queste per concedere alla viscontessa un più preciso predicato che ne farebbe "la viscontessa del surrealismo". A Marie Laure e al marito, Charles de Noailles, il nipote di Anna, si deve invero la produzione di alcuni films che hanno caratterizzato il contributo del movimento francese alla settima arte, come Les mistères du chateau du dé di Man Ray e L'age d'or di Luis Bunuel, ma lo scandalo suscitato dalla proiezione di quest'ultimo film, col seguito di avverse e violente campagne giornalistiche, influì in modo decisivo sulla vita di coppia degli aristocratici coniugi, mettendo presto fine a un mecenatismo troppo audace. Charles si dedicò alla botanica e all'insegnante di ginnastica; Marie Laure si concesse degli amanti più giovani e prese gusto, rinforzandola, alla provocazione. I surrealisti gli fecero conoscere l'opera del suo sfortunato proavo, il "divin marchese", e conservò il manoscritto originale delle Cent vingt journées de Sodoma in uno scrigno a forma di fallo.

Dal 1938 cominciò a tenere una sorta di diario nel quale includeva disegni e collages. Nel 1948 si mise a dipingere. Morì nel 1970. Era nata nel 1902. A quindici anni - dopo un'infanzia passata da reclusa - si innamorò di Jean Cocteau (al quale finanzierà più tardi, col marito, Le sang d'un poète). Nel 1923 sposò Charles de Noailles e insieme si dedicarono a finanziare le arti. Nel 1925 commissionarono a Robert Mallet-Stevens (dopo essersi rivolti a Corbusier e Mies) una villa a Hyères (dove poi sarà girato Les mistères du chateau du dé). La "piccola casa, piacevole da viverci", cui aspiravano inizialmente, diventò poi un classico, "villa cubista", dell'architettura moderna in Francia, ma subì anche un lungo periodo d'abbandono. E' stata restaurata nel 1986.

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