le voci che corrono
Roger Nimier*
> Roger Nimier,
Le spade, traduzione di Massimo Raffaeli, Meridiano Zero, Padova 2002
François Sanders,
"un ragazzino piuttosto biondo", prepara con calma, quasi con
pedanteria, il proprio suicidio: Il
colpo non va a segno. Claude, la sorella di cui il
giovane è innamorato, lo sorprende: tragico, nell’innocenza del ridicolo.
Questo l’episodio con
cui prende avvio Le spade, quasi Nimier volesse
catturare attraverso un fermo immagine la tessitura psichica del protagonista,
destinato a non diventare mai abbastanza vecchio per esercitare la disillusione
ma sempre troppo giovane per non restarne infatuato.
François, avido di passioni che
vive nello spasmo del proprio nichilismo, brucia la parabola della sua
giovinezza all’insegna della contraddizione. Accostatosi alla Resistenza passa
tra le fila della Milizia, con un gusto del tradimento che si fa flagrante e
con un piacere per la violenza, un disprezzo per ogni giustificazione morale
nitidamente ritagliato entro la tensione simbolica che lo sorregge. Del tentato
suicidio iniziale sino allo sbandamento del collaborazionista incapace di
uccidersi, in una Parigi a festa per la Liberazione, François
agisce, tradisce, uccide allo scopo di annientare simboli, nella strenua difesa
di un io che non vuole ’aderire’, votandosi a un ’estetica del sacrificio vana
e intimamente oscena. Affidato a una prosa pressante e disinvolta, questo libro
va a collocarsi in un limbo felicemente imbattezzabile,
tra la provocazione corrosiva di Céline e le ragioni,
mai assorbite, della ’rivolta’ di Camus.
l'editore
§
bestie
da guerra
Tutto comincia con un
tipo che si masturba sulla foto di Marlene Dietrich.
E che un attimo dopo cerca d’ammazzarsi. Il tipo ha quindici anni e non sa che
tra poco lo vedremo annaspare al fronte. Ora è solo il 1937. Roger Nimier muore nel 1962
schiantandosi con l’Aston Martin
contro un parapetto del raccordo Parigi Ovest. La stessa fine di James Dean. Lui ci parla del tipo
di sopra, tale François Sanders.
Che ora vedi tra le fila dei partigiani e poi, subito dopo, tra i
collaborazionisti. L’onnipresenza del male annulla il disavanzo tra sconfitti e
salvati, traditi e traditori. La vita è ridotta alla più cruda istintualità. Gli uomini sono orde di bestie che si
scannano per la fame. Chi se la scampa è il più scaltro, il più furbo. Ogni
cosa è pretesto all’esplosione linguistica dell’autore, feroce come la guerra. “Ho
sempre pensato che il mondo racchiuda un gran numero di spade segrete, e che
ognuna sia puntata contro un petto”, ti dice. Certo, i maestri sono quelli, Céline, Joihandeau. Ma il cinismo
che scoppia come una mina è il suo. E morde. L’unica presenza stabile è la
sorella, Claude: Con cui consuma platoniche relazioni
incestuose. Ma pure lei alla fine “è meglio morta”. Come tutti gli altri, dopo tutto.
“Il domenicale”, anno I numero 1, 26
ottobre 2002
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Roger Nimier (1925-1962 - romanziere, giornalista, critico,
polemista) esordì da Gallimard nel 1948 con Les épées. Usciranno poi Le hussard bleu, Perfide, Les enfants tristes,
Histore d’un amour, D’Artagnan amoureux, L’étrangère
(postumo). Lavorò nel
cinema. “Frondista” nella Saint Germain des Prés dell’”esistenzialismo”,
scrisse polemicamente su Sartre, senza nascondere
tuttavia l’ammirazione che provava. Alcuni anni fa, presso Le Dilettante,
prefati da Dominique Noguez,
sono usciti postumi alcuni testi di Nimier dall’intonazione
filosofica (Traité d'indifférence). Fu uno dei giovani letterati che Bernard Franck, sui Temps modernes,
definì “ussari”.
[degli “hussard” trattiamo, fra l’altro, nell’articolo Jacques Laurent, l’ussaro che appare nel sommario 2002 a firma Charles de Jacques. Oltre che di Laurent vi si parla del libro di Christian
Millau Au galop des hussards (éditions de Fallois), nel quale l’autore
ricorda gli anni passati fianco a fianco di Nimier,
allora redattore capo di un settimanale]