Carlo Luigi Lagomarsino

labusiva legittimità

Fabio Massimo Nicosia: L'ABUSIVA LEGITTIMITÀ. Dallo Stato ai common trust. De Ferrari, 2017

Mi piacerebbe essere creduto quando dico che questo libro di Fabio Massimo Nicosia è uno dei più importanti usciti negli ultimi anni, quantomeno nel ramo della filosofia del diritto e in particolare in quello della Dottrina dello Stato. Intendiamoci, il vocabolo "dottrina" non solo è enfatico ma inappropriato, in quanto Nicosia è per sua natura antidottrinario ancorché di "dottrina", nel senso di carne al fuoco, sia tutt'altro che avaro e la mole stessa del volume lo testimoni in abbondanza.

La questione in ballo è lo Stato come impresa fallimentare che si è evoluta contemporaneamente alle imprese economiche diffuse verso una centralizzazione (cartelli, monopoli, banche centrali...) che i fallimenti vorrebbero scongiurare. Non sarà un caso che più che in altre opere l'autore si confronti con Marx - al quale è sempre stato rimproverata la mancanza di una compiuta teoria dello Stato - e ponga un'inaspettata premura nei confronti di un suo tardo e discusso epigono come Toni Negri. Il ricorso alle teorie filosofiche, sociali ed economiche è tuttavia assai variegato - da Weber a Rousseau, da Gumplowitz a Kelsen, da Proudhon a Leoni, da Locke a Nozick ecc. ecc. - quanto ben assestato nei motivi di fondo, siano essi quelli contenutistici o quelli dettati dalle esigenze discorsive, del resto tutt'altro che secondarie, ancorché le dimensioni del "trattato" e la peculiarità della riflessione non abbiano certamente facilitato le cose.

"Come è possibile essere tolleranti senza essere indifferenti?" si chiedeva tanti anni fa Guido Calogero e ho idea che sia la stessa domanda che si è posto Nicosia cominciando la stesura di questo libro, la cui importanza penso debba essere colta, oltre che nel suo generale vigore, nel modo originale in cui si pone nella discussione che negli ultimi anni ha investito l'Occidente circa le forme della democrazia e la loro legittimità.

Tocqueville considerava più importante la protezione della minoranza rispetto a un vuoto riferimento alla tutela di ciascuno dei poteri richiamati dalla loro divisione. Lo sposalizio fra democrazia e liberalismo dimostra poi quanto sia inane specialmente se si pretende di fondare il secondo su dei diritti pretesi naturali che alla fine giustificano ogni incremento dei poteri all'interno dei poteri considerati basilari e divisi, col risultato che la famosa divisione, la quale dovrebbe limitarne il peso, giunga invece alla giustificazione di ogni arbitrio statale. Mi rendo conto di quanto su questa mia ricostruzione pesi non poca farragine essendo avulsa dagli affondi ragionati che Nicosia propone nelle pagine che ritengo non siano solo centrali fisicamente nel suo libro che, in estrema sintesi, riflette sulla protezione che lo stato garantisce, sulla base di una pletora di strumenti, a dei poteri solo apparentemente impersonali che conculcano le aspettative di ognuno di noi.

“Fogli di Via”, luglio 2018