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Passy,
15 ottobre 1854
Caro
Monsieur de Nerval,
mi
sia lecito chiederle, attraverso questo biglietto che le farò recapitare questa
notte stessa, di trascrivere i suoi sogni, argomento di cui già parlavamo tre
mesi fa, in una conversazione funestata da molti suoi deliri su regni favolosi
e imperatrici orientali. Li trascriva su un foglio di quaderno, anche se
dovesse svegliarsi a notte alta per farlo. Per curarla, devo arrivare a
conoscere le differenze fra vita diurna e vita notturna dentro di lei. Prenda
appunti dei suoi sogni reali, notte dopo notte, e non mi inganni con le
fantasie dello scrittore sveglio, il Nerval che tutti conosciamo attraverso i
suoi libri.
È
mia modesta opinione che non si siano ancora pronunciate parole decisive sulla
scienza dell’oniromanzia e che molti dei medici che esercitano funzioni
psichiatriche sul territorio francese trattino questi prodotti della mente solo
come le scorie di un corpo addormentato dal sonno. Li trascriva, per assurdi
che siano (non sarà certo lei a stupirsi che esistano cose assurde nella mente
umana), perché io voglio decifrarli. Lo faccia con scrupolo, senza alterare
quello che ricorda, fingendo di non essere uno scrittore. (Anche se, in fondo,
gli scrittori non fanno che trascrivere qualcosa che, anche in stato di veglia,
hanno rimuginato come se sognassero.)
Lavori
in questo senso, Nerval. Non lasci Passy, non fugga a Parigi. Ogni sera metta
qui, sul comodino, un foglietto con le note dei sogni: l’infermiere lo ritirerà
il mattino dopo e, nel pomeriggio, i miei occhi lo leggeranno. Poi, il giorno
dopo, ne parleremo insieme. Non aggiunga nulla. Ripeto: non complichi quello
che ha sognato con le sue fantasticherie. Li trascriva semplicemente, così come
li ricorda. Se c’è una speranza di guarire, per lei, potrebbe passare
attraverso la nostra comune lettura di questi sogni apparentemente privi di un
senso comune. E lei ha grande esperienza di cose che hanno perso il loro senso,
Monsieur de Nerval. Cominci ad aver fiducia nel mio essere medico. Questa
fiducia può esserle utile più che il desiderio di allontanarsi da Passy,
credendo di essere guarito.
Suo Emile Blanche
2
Passy,
24 ottobre 1854
Sono trascorsi nove giorni e non le ho più
scritto, Gerard.
Mi
perdoni ma ho letto i suoi sogni e non ho più parole, non riesco a trovarne. Le
sue immagini sono così dolci e decisive. Non so affatto come decifrarle. Non so
come guarirla dalla sua malattia, anche se lo credevo possibile. Non so neppure
se sarebbe utile farlo. La sua scrittura lascia noi, scienziati, secoli
lontano. I suoi sogni sono un libro straordinario e irripetibile, che spero in
brevissimo tempo di leggere stampato: sarebbe un dono per l’intera umanità.
Le
consiglio un titolo: L’uomo di notte.
Grazie,
Gerard.
Suo Emile