Bo Botto
occultismo musicale
Enrica Perucchietti: LE ORIGINI OCCULTE DELLA
MUSICA. Vol.I. Uno Editori, 2014 | Christopher Knowles: STORIA SEGRETA
DEL ROCK. Arcana, 2011 | Barry Miles: I SETTANTA. Il Saggiatore,
2014
Il
potere conferito alla musica – pur basandosi su parametri distinti di agilità e
ammaliazione – non è poi così diverso da quello delle parole e delle immagini,
ma da sempre i suoi effetti coinvolgenti fino all’incantamento li si valuta
pressoché come esclusivi. I fisici Gordon Shaw e Frances Rauscher
azzardarono persino che la musica potesse avere effetti benefici sull’intelligenza.
I due pubblicarono i risultati delle loro ricerche e dei loro esperimenti su “Nature”.
Il loro lavoro si basava sui risultati ottenuti con un gruppo di volontari
messi all’ascolto della musica di Mozart, in particolare della Sonata in re
maggiore per due pianoforti. L’esperimento, che va sotto il nome di
“effetto Mozart”, raccolse svariate contestazioni da parte dei colleghi ma Shaw
e Rauscher confermarono anni dopo,in un articolo pubblicato dal “Neurological
Research”, quanto avevano sostenuto nel 1993. Risultati non dissimili (e
sempre con Mozart) aveva ottenuto anche il medico nizzardo, studioso della
sordità, Alfred Tomatis. Altri effetti della musica sono stati studiati
relativamente all'accordatura degli strumenti, oggi fissata sui 440 hz come
volle Joseph Goebbels nel 1938. Sono problemi di tale portata che sarebbe
inutile affrontare in questa occasione – anche perché chi scrive a dire il vero
li ignora. Certi esperti tuttavia, a quanto dice Enrica Perucchietti,
sostengono che l'accordatura a 440 hz fissata nel 1953 dalla International
Organisation od Standardization, a differenza della vecchia accordatura a 432
hz detta “aurea”, stimolerebbe l'aggressività negli ascoltatori e si
configurerebbe come “un potentissimo strumento di manipolazione e controllo”.
Al
primo volume de Le origini occulte della musica questa autrice –
giornalista torinese alla quale si devono diversi saggi i cui titoli farebbero
pensare il contrario – ha premesso una nota nella quale spiega di non essere
interessata a vaticinare macchinazioni, pur tuttavia “manipolazione e
controllo” entrano nel libro come ipotesi che ritiene importante riferire e
che, diciamolo, in noi lettori – increduli o meno – assecondano l'agognato
passatempo (quantunque si sarebbe voluta maggior attenzione nel controllo del
testo per la stampa). Il titolo del libro, va detto anche questo, risulta
fuorviante. Vi si parla essenzialmente (a parte un capitolo su Tartini, Mozart
e Wagner) degli anni del rock and roll e, come nella Storia segreta di
Christopher Knowles, di un suo rapporto con le correnti spirituali irregolari.
Il
libro di Knowles procedeva da lontano legando il contemporaneo agli antichi
baccanali in una sorta di continuità dionisiaca. Quello della Perrucchietti si
sofferma su alcuni protagonisti della scena rock coinvolti nelle culture
misteriche (cosa in sé per nulla straordinaria e oscura, diciamo anche questo,
dal momento che risultano essere un capitolo abbondante della moderna cultura
di massa). Chi la fa da padrone è il fatidico Aleister Crowley (con un Jimmy
Page che ne ha collezionato tutto il collezionabile fino a comprare la sua
antica residenza scozzese di Boleskine) ma non mancano associazioni con lo
spiritismo (Lennon) e addirittura con gli UFO (Hendrix). Vi si parla anche di
coincidenze significative che possono indurre a pensare chissà quali intrighi,
come i due elementi non musicali che legano Robert Johnson, Brian Jones, Jimi
Hendrix, Janis Joplin e Jim Morrison, tutti con una “J” nel nome e tutti morti
a 27 anni. In questa direzione cospirazionista spiccano certe ventilate
conseguenze del progetto (reale) denominato MK Ultra (i documenti relativi son
stati desecretati) col quale i servizi segreti americani intendevano
contrastare fin dai tempi della guerra di Corea (e utilizzarlo a loro volta per
i propri scopi) il cosiddetto “lavaggio del cervello” che avrebbero messo in
atto i nemici comunisti sui prigionieri. A tal fine si ritennero utili, per i
loro effetti, prima la mescalina e poi l'LSD, sperimentate su soggetti
volontari perlopiù detenuti. Si ipotizza così che nei suoi lunghi anni
giovanili di prigionia Charlie Manson – possibile volontario - fosse stato
programmato a commettere azioni come quelle poi realizzate sotto la sua
direzione a Cielo Drive. Anche Chapman, l'assassino di John Lennon che al
momento dell'omicidio teneva in mano una copia del Giovane Holden,
potrebbe aver subito da parte della CIA un particolare trattamento –
analogamente a quanto avviene in Manchurian Candidate di Richard Condon
e nei film di Frankenheimer e Demme – che l'avrebbe reso pilotabile una volta
incantato da una frase contenuta nel libro di Salinger.
Questo
genere di storie si possono leggere come un romanzo con spunti di verità o come
verità che hanno del romanzesco. Nei romanzi agiscono degli elementi che
sconvolgono l'ordine delle cose così come ci sono state presentate. In queste
storie è l'ordine delle cose come vengono presentate a sconvolgere. Dopotutto -
lo disse William Burroughs - anche i paranoici hanno i loro nemici reali. Lo
ricorda Gregory Corso a Barry Miles che lo riporta ne I Settanta, un
libro che ha il difetto di presentarsi nei panni di una storia del decennio che
avrebbe portato alle estreme conseguenze la "controcultura" di quello
precedente ma si risolve in una raccolta di ameni ricordi tardo-beat con pochi
ingredienti di contorno. Miles se la cava con Harry Smith e non è male il
resoconto di una gita a Orgonon, vale a dire il Wilhelm Reich Museum di
Rangeley, al confine fra il Maine e il Canada, ma decisamente a disagio lo si
nota col Punk. Meglio aveva fatto in London
Calling, una bella storia della controcultura londinese dal dopoguerra in
poi pubblicata anche in Italia da EDT.
“Fogli
di Via”, marzo-luglio 2015