Carlo Romano

Huxley: Moksha

Aldous Huxley: MOKSHA. Mondadori, 2018 | Agnese Codignola; LSD. UTET, 2018

In una libreria di quartiere Aldous Huxley trovò un volume "spesso e assai documentato, un esempio di tutto quello che lo stile letterario non dovrebbe essere" che, per quanto "illeggibile" si mise a leggere "da cima a fondo con passione e interesse crescente". Il libro in questione "era una sorta di enciclopedia delle droghe". Si trattava di Phantastika, il celebre trattato di Louis Lewin che in quell'anno, il 1931, era stato tradotto in Inghilterra. Huxley, scrivendone la recensione, osservò quanto fosse inutile la proibizione delle droghe ma rilevò nel contempo che "non c'è droga che non sia infida e nociva".

Si sa come ne Il Mondo Nuovo Huxley facesse della droga (che prendeva il nome di Soma come quella antica citata nel Rig Veda) uno strumento di controllo sociale, cosa cui i governi prestavano effettivamente attenzione. Un ventennio dopo, nel 1953, sotto la guida dello psichiatra Humphrey Osmond, Huxley provò la mescalina (ma c'è chi sostiene, senza prova alcuna, che l'avesse già sperimentata negli anni Venti insieme ad Aleister Crowley) e da lì, con un significativo capovolgimento rispetto al suo distopico romanzo, ma senza tuttavia negarne le preoccupazioni, mise in luce le possibilità espansive e liberatorie che certe sostanze possono avere sulla coscienza. Col suo Le Porte della Percezione (1954) si ritiene, con parecchie ragioni, che si mise in morto la rivoluzione psichedelica.

In Moksha Michael Horowitz e Cynthia Palmer hanno raccolto gli scritti di Huxley (comprese molte lettere) sulle droghe. Il libro - che nell'edizione italiana ci viene presentato con quella simpatia che Edoardo Camurri riesce a trasmettere nelle sue apparizioni televisive - fu publicato in origine negli anni Settanta e porta in appendice le Istruzioni per l'Andamento di una Seduta Psichedelica mentre nelle premesse si avvale fra l'altro delle testimonianze di Osmond e di Albert Hofmann, lo scopritore dell'LSD.

Su quest'ultima sostanza - divenuta la sostanza psichedelica per antonomasia - è assai stimolante il libro che la ricercatrice genovese Agnese Codignola le ha dedicato muovendosi sì fra i più classici argomenti (compresa la tragedia di Syd Barrett o la vicenda che si protrae fino a oggi della "trapanata" contessa inglese Amanda Feilding e della sua Beckley Foundation) ma concentrandosi in particolare - intanto che si parla di Psychedelic Renaissance - sulle più recenti ricerche cognitive e farmacologiche che aprono nuove frontiere.

“Fogli di Via”, gennaio 2019