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Miscellanea da Fogli di Via n.26
Filippo Ceccarelli : INVANO. Il potere in Italia da
De Gasperi a questi qua. Feltrinelli, 2018
Il titolo suona
enigmatico o forse no. Ceccarelli è un giornalista parlamentare che dopo aver
accumulato faldoni su faldoni intorno alle famiglie politiche della nostra
Repubblica e ai loro patriarchi - non trascurando figli e figliastri, parenti
stretti e meno stretti - donò tempo fa tutto questo ben di dio alla biblioteca
della Camera dei deputati. La sua firma è nota, specialmente per le
collaborazioni a "La Stampa" e a "Repubblica", ed è ben
caratterizzata da un sapido senso dell'umorismo che non soverchia, con lo stile
e l'arguzia, la complessità e l'ampiezza dell'informazione. L'aver alienato con
patriottica generosità i suoi ingenti strumenti di lavoro ha senz'altro avuto
l'effetto di liberare spazio sulle scaffalature di casa senza traslocare quelle
delle meningi. Le pagine di Invano risultano essere la proiezione di una
mente agilissima che sa alleggerire l'enorme portata di un volume che di pagine
ne ha mille. Leggerle è una filosofica passeggiata fra i frizzi e i lazzi amari
della commedia all'italiana con qualche tenerezza qui e là e le ilari
turpitudini di personaggi e partiti vecchi, nuovi, nuovissimi, padri della
patria, dimenticati arcinoti e stereotipi che strizzano l'occhio a chi la
storia la vuole tagliata con l'accetta di mai sopiti pregiudizi, come quello
del brigante socialista e del sant'uomo del Piccì.
WF
Gianni Priano: GIOGHI DI PAROLE. Pentàgora,
2018
Gianni Priano disegna attraverso oltre duecento voci che toccano, non meno
della cultura "alta", le parlate, i paesaggi, il cibo, gli aneddoti,
una sua personale ricerca - che non esclude oltretutto l'autobiografia - fra la
costa ligure e l'Alto Monferrato (l'oltregiogo) che ha il sapore del taccuino
di un antropologo che sa ridere.
BB
Andrea Panizzi: WOODY
ALLEN. Uno scrittore prestato al cinema. De Ferrari, 2018
Il precedente lavoro di Andrea
Panizzi, consacrato al cinema di ispirazione Shakesperiana (Shakespeare in
Movie, De Ferrari, 2016) era un libro sì di riflessione ma con un evidente
taglio informativo che l'ha reso un durevole strumento di consultazione. In
questo Woody Allen le parti si sono invertite e, con le diverse cadenze
tematiche ben conosciute dagli spettatori, reintegra il cinema del regista in
quella dimensione letteraria che a suo tempo fece storcere il naso ai
sostenitori del "cinema puro", come se con le sue ossessioni
culturali e intime avesse tradito "lo specifico filmico". Le cose non
stavano così, e Allen l'ha dimostrato in pellicole sempre più
cinematograficamente coerenti e raffinate. Non senza motivarlo a dovere,
Palizzi definisce il suo cinema "ingegnoso", frutto di
un'intelligenza "stravagante e allo stesso tempo fortemente
abitudinaria".
materiali
d’archivio
“Soviet marxism”
Uscito nel 1958 (e
pubblicato in Italia dieci anni dopo presso Guanda nella traduzione di
Alessandro Casiccia) “Soviet marxism” riportava i risultati degli studi di
Marcuse presso l'istituto russo della Columbia University e l'analogo centro di
Harvard (che pubblicava il libro nelle sue edizioni). Il filosofo intendeva
occuparsi "non di validità dogmatica astratta ma di concrete tendenze
politiche ed economiche". "La questione se la leadership sovietica sia
guidata o no dai principi marxisti è senza rilevanza". L'obiettivo era
quello di identificare una dinamica storica nella quale si era voluto
incorporare un'ideologia. Gli stessi gruppi dirigenti che l'avevano formulata
vi erano sottoposti anticipando i futuri sviluppi sia politici sia economici,
non importa quanto li si potesse valutare fiduciosamente o in una chiave
oppressiva e totalitaria. Per Marcuse d'altra parte, come sarà ancora più
chiaro in altri scritti, il totalitarismo non andava visto soltanto, come
voleva Hanna Arendt, in un'organizzazione terroristica della società ma negli
stessi gangli dell'economia e delle società cosiddette libere. "La
fondamentale differenza tra la società occidentale e quella sovietica si
accompagna a una forte tendenza nel senso di una reciproca assimilazione"
mentre “la realizzazione degli
obbiettivi del marxismo dipende dalla soluzione del conflitto tra le forze
produttive e il carattere repressivo della loro organizzazione e del loro
impiego. Secondo Marx l’abolizione del capitalismo non è un fine in sé, ma il
mezzo per risolvere tale conflitto ponendo così termine all’incatenamento
dell’uomo al suo lavoro".
a cura delle redazione