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miscellanea da “Fogli di Via” 21

 

(...): FRANCESCONI È TORNATO. Cronache visive di un artista elegante al "Corriere della Sera". De Ferrari, 2016

Presentato in redazione da Dino Buzzati, Luciano Francesconi (1934-2011) entrò al "Corriere della Sera" come designer e vignettista nel 1965, caratterizzando a lungo il giornale con la sua discreta ma anche un po' dandystica presenza che sedusse fra l'altro varie testate straniere come "Paris Match", "Punch" e "New Yorker". Spezzino, interprete a modo suo di una città di geniacci, proveniva da studi artistici effettuati all'Accademia di Belle Arti di Carrara, ancorché il suo primo impegno artistico lo svolgesse principalmente come attore di teatro.

Un autoritratto del 1955 pubblicato in Francesconi è tornato ci induce tuttavia a pensare che la parentesi teatrale sia servita alla sua maturazione artistica come un passaggio da intendimenti più o meno espressionisti a una linea più chiara e meno gestuale quale la si scoprirà nelle vignette, una forma d'arte seguita con grande convinzione, tanto da partecipare a "Humour Graphic", rivista che si proponeva di dare dignità culturale al disegno umoristico italiano. Il contributo di Francesconi a quest'ultimo non appare vistosamente contraddittorio o snobisticamente anti-classico, ma come la speciale interpretazione di una sorta di immobilità metafisica che i vari lavori riprodotti su questo catalogo - che ha accompagnato la mostra, curata da Marzia Ratti, Ezio Colombo e Barbara Viale, tenutasi da maggio a settembre 2016 presso la Palazzina della Arti Lucio Roberto Rosaia di Spezia - evidenziano egregiamente.

Guardando i vari lavori coloristici (acquerelli e tecniche miste soprattutto) si capisce in ogni caso come Francesconi avesse ben presente, e con quanta attenzione, ciò che andava accadendo nel mondo delle arti. Ma ancora nel bianco & nero, uno stupendo "Interno di caffé" a china del 1962 e un'altra straordinaria china del 1966, "L'uomo che pensa", ci invogliano a considerare non tanto un'evoluzione personale, che c'è, ma un crogiuolo nel quale italianissima classicità e avanguardia internazionale si fondono assieme.

Bo Botto

 

Renzo Stefanel: SESSO, DROGA E CALCI IN BOCCA. Sorie del rock maledetto. Giunti, 2016

L'ennesimo "Rock Babilonia"? Lo credevo anch'io ma mi sono ricreduto. Stefanel non ammicca a "pace, sesso, droga e rock and roll" in un esaltatorio flusso tardo-romantico di improbabili "poeti maledetti" ma, con più d'una punta di cinismo e una bella indole di narratore, opera nella sfera della demistificazione con risultati che si fanno stringenti specialmente con santini del tipo John Lennon.

WB

 

Gerald Russell: REGNI DIMENTICATI. Viaggio nelle religioni minacciate del Medio Oriente. Adelphi, 2016

Capita di leggere sulle sopravvissute religioni di un Medio Oriente islamizzato. Capita ancora che l'attenzione venga attirata da quelle che sembrano avere caratteristiche più bizzarre rispetto al cristianesimo e all'ebraismo. Capita dunque che si legga, anche se buttati lì con pettegola faciloneria, di aspetti inattesi quali addirittura il satanismo e capita che tutto lo si faccia risalire da una parte all'antica Babilonia e dall'altra allo zoroastrismo. Fra l'altro tutto questo lo si trova riunito in un moderno culto vampirocentrico di sapore californiano che discende dalle sparse ceneri del fu Anton La Vey. A me è comunque venuto in mente, seguendo le tracce di un'ormai instabile memoria, di andare a rivedere un libretto di J.C. Bennet su Gurdjeff che mi pareva diffondersi sulla questione (L'Enigma Gurdjeff, Ubaldini 1983). Non mi sbagliavo. Leggendo Regni dimenticati del diplomatico inglese Gerald Russell - il libro che ha pungolato i miei ricordi - mi son reso conto che - a parte Drusi, Copti e Samaritani - stavo aggiornando, in chiave purtroppo drammatica data la situazione creatasi negli ultimi anni nell'Asia Minore, quelle tracce mnemoniche lasciatemi dal citato libretto. Non son riuscito per altro a evitare certe associazioni fra l'editore di questo e quello del diplomatico, quell'Adelphi che di Gurdjeff è stato editore italiano e che ha non taciuti agganci (Bazlen, Foà e l'analista junghiano Bernhard) con l'altro. Ma questa è un'altra storia.

WB

 

Lorenza Foschini : ZOÉ, LA PRINCIPESSA CHE INCANTÒ BAKUNIN. Passioni e anarchia all'ombra del Vesuvio. Mondadori, 2016

Alla produzione culturale di giornalisti e presentatori televisivi c'è chi guarda pregiudizialmente con sospetto e sufficienza. Come possano sbagliarsi lo dimostra ampiamente Lorenza Foschini che dopo averci dato anni fa un eccellente (e godibile) saggio su Proust torna adesso con una ricerca originale, basata su rarissimi documenti e sulle testimonianze dei discendenti ormai americani della principessa russa che si votò all'anarchia, conobbe Bakunin a Napoli, ne sposò il seguace Walerian Mroczkowski, finanziò abbondantemente il movimento, rifiutò di obbedire allo Zar rimanendo in Europa e ispirò Tolstoj, Conrad e Henry James.

BB

 

Ayn Rand: IDEALE. Corbaccio 2016

 Nato come romanzo, ma poco soddisfatta del risultato, Ayn Rand trasformò“Ideale” in un testo teatrale che godette a tempo debito di svariate rappresentazioni. Ritrovato l’incartamento originale fra i faldoni dell’autrice, l’inedito (insieme al testo teatrale) è stato pubblicato l’altr’anno negli USA e ha ottenuto una sollecita traduzione italiana (di Rita Giaccari) per conto del gruppo Spagnol che fra Longanesi e soprattutto Corbaccio si è dedicato a proporre o riproporre i romanzi a tema della Rand.

Protagonista del romanzo (come del copione teatrale, nel quale tuttavia c’è qualche  aggiustamento riguardo ai personaggi) è  una bellissima attrice che il curatore  Leonard Peikoff  - di stretta osservanza “oggettivista”, vale a dire della corrente di pensiero capital-individualista che risale all’autrice – suppone ricalcata sulle fattezze di Greta Garbo (ma potrebbe trattarsi di una proiezione della stessa Rand, a sua volta attrice).  Kay Gonda, questo il suo nome, è accusata di omicidio e si dà alla macchia facendosi ospitare da alcuni ammiratori, ognuno dei quali costituisce la rappresentazione di altrettanti stereotipi sociali e ideali. La struttura del romanzo è tutta qui. Alla fine sarà un giovane male in arnese, angosciato, di sofferte inclinazioni e tentato dal suicidio a sacrificarsi incolpandosi del delitto. Incalzata da chi le chiede se non prova pietà per il ragazzo, Kay Gonda risponde - con già l’afflato ideologico che sarà tipico di Ayn Rand – che “è stato il gesto più gentile che abbia mai fatto”.

CLL

 

"JOURNAL OF SCIENCE FICTION" Volume 1, Number 2. University of Maryland Libraries, 2016

Segnalo che sulla rivista del Museum of Science Fiction di Alexandria, VA, è pubblicato il saggio Spanish Anarchism and the Utopian Novel in the 1930s: The Libertarian Society of the Future in El amor dentro de 200 años (Love in 200 Years) di Alfonso Martínez Rizo . Fra gli altri saggi del fascicolo: Stalin’s “Loss of Sensation”: Subversive Impulses in Soviet Science Fiction of the Great Terror di David Christopher e Sherri L. Smith’s Orleans and Karen Sandler’s Tankborn: The Female Leader, the Neo-Slave Narrative, and Twenty-first Century Young Adult Afrofuturism di Melanie Marotta.

CLL