(…)
Miscellanea.
FdV 27-28
Diego Fusaro: LA NOTTE
DEL MONDO, Marx, Heigegger
e il tecnocapitalismo. UTET, 2019 | Diego Fusaro:
MARX IDEALISTA. Per una lettura eretica del materialismo storico. Mimesis, 2018 | Diego
Fusaro: GLEBALIZZAZIONE. La lotta di classe al tempo del populismo.
Rizzoli, 2019 | Claudio Papini: FILOSOFIA E IDEOLOGIA IN MARX. De Ferrari,
2019 | Marcello Musto: KARL MARX. Biografia
intellettuale e politica - 1857-1883 | Slavoj Žižek: L'INCONTINENZA DEL VUOTO. Ponte alle Grazie,
2019
Faccio fatica a collegare
gli scritti marxologici di Diego Fusaro - i quali
benché bramino l'eresia mi appaiono inseriti nella tradizione - alle sue scelte
politiche per così dire "sovraniste", pressapoco
legate a un certo gramscismo ammantato di tricolore
togliattiano. E pur facendo fatica nella marxologia fusariana ne faccio sempre meno che nella sua presunta
andata al popolo come nel pamphlet - dall'accattivante titolo, gli va
riconosciuto - chiamato Glebalizzazione,
cervellotico e farraginoso. Anche Claudio Papini è giunto - con però non
identica genealogia - a posizioni non lontane da quelle di Fusaro, ma la sua
decisione di ristampare i suoi vecchi saggi marxologici
- attenti e chiari - lascia appannati gli anni trascorsi fra quei testi e le
attuali posizioni, cosicché non c'è modo di sapere come sia avvenuto quel
processo intellettuale che in Fusaro è simultaneo. Molto meglio affidarsi a Zizek - pop, postmoderno o cos'altro sia - se non altro
perché senza doverlo seguire per filo e per segno rende piacevole saltabeccare
fra le pagine. Altra storia per il libro di Marcello Musto
che tratta l'aspetto biografico, assai meno battuto nella bibliografia. Gli
anni sono quelli finali di Marx e Musto
ne offre una trattazione volta a portare necessari chiarimenti in tematiche
spesso soggette a interessate manipolazioni.
CARLO
LUIGI LAGOMARSINO
Edgar Morin: SULL'ESTETICA. Raffaello Cortina, 2019
Quando si pensa a
Edgar Morin difficilmente lo si va a collocare in
quella congerie di parigine divinità che i francesi chiamano "maitre a penser", ma se ve
lo si ficca è pressoché fatale riconoscergli una leggerezza (che non vuol dire
superficialità) sconosciuta agli altri - e anche, nemmeno troppo sottotraccia,
un senso di giocosità che deriva, più che dal voler ammaestrare, dalla sua
propria curiosità. Ha attraversato le grandi e le tragiche faccende di quasi un
secolo con un invidiabile spirito e una altrettanta capacità di comprensione.
Alla sua veneranda età (è nato nel 1921) ha voluto con un piccolo libro mettere
in campo il suo pensiero estetico senza abbandonare alla storia i suoi antichi
e per molti versi antesignani interessi nell'antropologia, nel fumetto e nel
cinema. Non è un manualetto "per farsi un'idea" ma chiunque lo legga,
profano o specialista che sia, di idee se ne fa più di una.
BO
BOTTO
Guido Vitiello: UNA
VISITA AL BATES MOTEL. Adelphi, 2019
Mi capita a volte
di leggere Vitiello su "Il Foglio", meno su altre testate. Non sempre
mi piacciono gli spiritosi e gli eclettici - e il mio spirito e il mio
eclettismo non negano mai qualità, quando ci sono, ai burberi e agli ortodossi
- ma solitamente apprezzo quel che scrive e come lo scrive. Mi ero limitato fin
qui a dei brillanti articoli di giornale cosicché i pregi eventuali di un suo
libro mi erano sconosciuti. Messo di fronte a Una visita al Bates Motel ho ritrovato il suo stile rimanendo
tuttavia dubbioso circa l'ispirazione. Le sue divaganti prerogative le ho
vissute più come confusione che come penetranti analogie, cosa che di per sé
non significa necessariamente un guaio. Nell'analisi più o meno storica,
culturale e simbologica dello Psycho di
Sir Alfred Hitchcock il mio interesse avrebbe comunque ottenuto maggior
soddisfazione se Vitiello avesse mantenuto più saldi i legami con la materia di
base e meno si fosse arzigogolato, per esempio, intorno ad Apuleio e a
Flaubert. Un pasticcio, ciò nondimeno, come si dice, "ce ne fossero"!
WOLF
BRUNO
Materiali
d’archivio
GUIDO BALLO E I
MULTIPLI
I "multipli
d'arte", vale a dire i lavori, firmati dall'artista, riprodotti in
tiratura limitata attraverso le varie tecniche di stampa (ma non ne fu immune
la scultura) ebbero uno sviluppo considerevole negli anni Sessanta in
coincidenza principalmente del nuovo astrattismo, dell'Optical Art e della Pop
Art. Da ciò dipese una non del tutto scontata diffusione dell'arte moderna che si
concretò sulle pareti delle case private come negli studi professionali. Il fenomeno
attirò l'attenzione di Guido Ballo che nel 1964 pubblicò La linea dell’arte
italiana dal futurismo alle opere moltiplicate. Di un decennio posteriore è La
Mano e la Macchina dalla serialità artigianale ai multipli pubblicato nelle
edizioni Sperling e Kupfer in coedizione, e su inziativa,
della Jabik & Colophon che all'epoca era un
importante editore di "multipli" e "libri
d'artista" (opere che andavano da Ugo La Pietra a Peter Phillips, da
Vincenzo Agnetti a Marco Gastini ...).
Guido Ballo
(Adrano 1914, Milano 2010) fu critico d'arte e poeta. Fra i primi a puntare su
Fontana, Scanavino, Novelli, Dorazio
e tanti altri, collaborò a vari rotocalchi e fu critico dell'"Avanti"
e del "Corriere della Sera". Storico dell'arte moderna italiana, a
partire dal Futurismo ma con un occhio rivolto al simbolismo come fucina delle
successive esperienze, raccolse le sue idee soprattutto in Occhio Critico, che
le edizioni Longanesi proposero anche in ristampa.