Carlo
Romano
Michel David, genovese
Michel David: L’immaginario della Biblioteca. Scritti letterari. Aracne editrice, Roma 2012
Michel David – savoiardo, oggi novantenne,
professore emerito dell’Università di Grenoble - dice che Genova è la sua
seconda patria. Come l’amato e studiato Larbaud – il grande scrittore francese,
fra l’altro traduttore di Joyce e Svevo, trascurato perfino in patria – ha
sposato una genovese. A differenza di Larbaud non si picca tuttavia di saper
intonare il dialetto, anche se lo capisce. Parlava invece un genovese perfetto
il suo amico Georges Yacovlevich, uno straordinario personaggio che si
esprimeva fluentemente in un numero imprecisato di lingue, un bohémien –
malgrado certi impegni nella diplomazia - che fece da interprete a Malraux
all’epoca dei suoi incontri con Mao Tse Tung. Fra l’altro, anche se Yacovlevich
non si sposò, a Genova ebbe l’amore di una vita. Fu Yacovlevich a introdurlo
“ai misteri” della città, dove David giunse una prima volta nel 1945 al seguito
della commissione che si occupava del recupero di imbarcazioni affondate dai
tedeschi nel Mar Ligure.
La scelta degli scritti di Michel David curata da
Tonino Tornitore ci consegna anche un “autoritratto confidenziale” e la bella
intervista che all’autore fece nel 1994 Massimo Bacigalupo, dove il rapporto
con Genova emerge prepotente sia nell’impatto coi suoi profumi e la sua luce
sia nel ricordo di tanti amici. Fra questi l'alto, biondo, elegantissimo, effeminato
Alberto Pescetto, un grande intellettuale cosmopolita (una sorta di Bobi Bazlen
genovese, direbbe David) di cui i genovesi, compresi gli intellettuali, sanno
poco o niente, ma di cui David ama raccontare con spasso aneddoti affettuosi
quanto salaci.
Michel David meriterebbe un'infinità d'altre
divagazioni, compresi i ricordi personali di chi scrive, è tuttavia più urgente
lodare la decisione del Dipartimento di lingue e culture moderne dell'ateneo
genovese di pubblicare con l'editrice Aracne la raccolta curata da Tornitore,
anche perché la sensazione è che se David è conosciuto lo è pressoché
esclusivamente attraverso un solo libro, per quanto fondamentale, pubblicato
quasi cinquant'anni fa da Boringhieri: La psicanalisi nella cultura italiana.
Se con questo ponderoso tomo ci si può fare un'idea precisa della vastità della
sua cultura e della dettagliata conoscenza della letteratura italiana, le
passioni di David, le sue curiosità, il suo gusto per le minuzie, si ritrovano
al meglio in saggi sparsi come quelli adesso pubblicati, dove si ritrovano, fra
gli altri, Valery Larbaud, Achille Loria, Guido Piovene, Giuseppe Berto e la
più speciale delle sue passioni, quella per Gian Dauli, l'editore e scrittore
vicentino che David considera un po' ligure dal momento che passava le vacanze
a Rapallo e in Liguria aveva ambientato parte di un romanzo. Piace infine
ricordare che Michel David è stato il primissimo a interrogarsi - con
un'indagine da romanzo del mistero - sulla vera identità del traduttore di
Céline in Italia negli anni Trenta, Alexis Alexis.
“il Secolo XIX”, 3 giugno 2013