le voci che corrono
mesmerismo
> Robert Darnton, Il mesmerismo e il
tramonto dei lumi, Medusa, 2005
... Si ha talvolta il sospetto che gli studiosi
della società abitino un mondo a parte e che il loro universo sia strutturato
unicamente secondo modelli di comportamento perfetti, popolato di tipi ideali.
La stessa cosa non può dirsi per Robert Darnton che nel "disordine
costitutivo" della storia mostra di trovarsi e di muoversi perfettamente a
proprio agio. Presidente dell'American Historical Association, docente a
Princeton, osservatore attento e interessato di e-books e nuove tecnologie
applicate all'editoria, Darnton è fra i maggiori specialisti per quanto attiene
alle dinamiche della censura nell'epoca moderna e tra le principali autorità
nel campo della sociologia della lettura e della storia delle mentalità nella
Francia del diciottesimo secolo. Da Il
grande massacro dei gatti (Adelphi, 1988), a Il grande affare dei lumi (Sylvestre Bonnard, 1998), monumentale
affresco dedicato alle vicende editoriali dell'edizione in-quarto
dell'Encyclopédie, fino al dettagliato resoconto della caduta del muro e
dell'asfittico regime del suo architetto politico, Erich Honecker, pubblicato
in quel singolare esercizio di "storiografia in presa diretta" che è
il Diario berlinese (Einaudi, 1992),
a più riprese il grande pubblico ha mostrato di apprezzare i suoi testi,
scritti con chiarezza e stile esemplari e concepiti con ambizioni che vanno ben
oltre i confini e il gergo del mondo accademico. Interrogato sulla sua passione
per i fatti esemplari della storia e per quelli, forse meno gratificanti,
dell'attualità, Robert Darnton ama ricordare - come ha puntualmente fatto nelle
pagine di uno dei suoi libri più noti, Il
bacio di Lamourette (Adelphi 1994) i giorni in cui, ventenne cronista di
nera, venne inviato presso il commissariato di Newark, dove imparò a scontrarsi
con "stereotipi e gerarchie" che regolavano la selezione, la stesura
e la presentazione delle notizie: una "B" maiuscola posta su un
fascicolo indicava, per esempio, che la vittima era di colore (black),
classificando il fatto come "privo di interesse". Molti anni più
tardi, quando aveva ormai cambiato mestiere e svolgeva ricerche tra ben altri
fascicoli, Darnton confessò di aver ritrovato negli archivi francesi
"racconti che presentavano una grande somiglianza" con gli articoli
scritti dai giornalisti che frequentavano il comando di polizia di Newark. "Allora
nessuno di noi sospettava che sul nostro modo di riportare i crimini di Newark
influissero delle determinanti culturali", eppure "quando ci
mettevamo alla macchina da scrivere le nostre menti non erano certo tabula
rasa", soltanto che "a causa della nostra tendenza a osservare i
fatti del momento piuttosto che i processi a lungo termine, ci muovevamo come
ciechi".
La necessità di "non essere ciechi dinanzi agli eventi" lo portò a
studiare uno dei più discussi, e tuttavia misconosciuti, momenti di crisi e di
passaggio dall'illuminismo alle idee rivoluzionarie, attraverso quello sguardo
"dal basso" che si sarebbe rivelato come il tratto distintivo di
tutta la sua ricerca storica a venire. Nel 1968, Darnton diede infatti alle
stampe il suo primo lavoro, dedicato alla vera e propria mania che si scatenò
attorno alla figura di Franz Anton Mesmer, il medico-filosofo viennese
"scopritore del magnetismo animale". Una figura di brillante
ciarlatano capace, suo malgrado, di veicolare tensioni e conflitti che sarebbero
violentemente esplosi negli anni della Rivoluzione propagandosi fino
all'immaginario, politico e letterario, romantico. Nonostante il successo
editoriale e gli immediati riscontri critici che accolsero il lavoro del
neppure trentenne Darnton, il libro è misteriosamente sfuggito all'attenzione
dei consulenti editoriali delle case editrici italiane. Solo ora, in una
traduzione curata da Roberto Carretta e Renato Viola, appare per i tipi di
Medusa col titolo Il mesmerismo e il tramonto dei lumi (pp. 201, euro 21). ...
Marco Dotti, “Il manifesto”,
13 maggio 2005
§
Darnton
ricostruisce la parabola del mesmerismo in Francia dal 1778 alla fine
dell'Ottocento e dimostra che, in origine, esso non era affatto estraneo alla
cultura illuminista e che la sua trasformazione in setta paramassonica fu
successiva al tentativo di inserirsi nel corpo della medicina e della scienza
accademica. Lo scontro con l'establishment accademico non isolò il mesmerismo
ma lo trasformò in una delle componenti del movimento rivoluzionario senza però
alienargli la simpatia dell'aristocrazia prima e della crème del primo impero
poi. Questo perchè, dimostra Darnton, nella filosofia del movimento confluivano
anche l'infatuazione per la scienza, la fede nel progresso e la sete di meravigliose
novità che percorreva trasversalmente la società determinando le lotte per
assistere agli esperimenti di Pilatre de Rozier e l'assembramento di folle
oceaniche per il lancio di palloni aerostatici, ma anche la credibilità
accordata all'invenzione di un orologiaio parigino delle scarpe
"elastiche" per camminare sull'acqua, o a quella del marsigliese
Adouard che avrebbe consentito di macinare grano all'infinito con un motore a
moto perpetuo. Antoine Court de Gébelin, economista e fisiocrate, ma anche teorico
della simbologia dei Tarocchi nonchè segretario della Loggia delle Sette
Sorelle alla quale appartenevano anche Voltaire e Franklin, giunse a sostenere
che i fisici avrebbero dovunque preso il posto dei maghi perché la magia non
era, a suo avviso, il contrario della scienza ma piuttosto la sua perfezione.
Per questo all'epoca vennero considerati veri scienziati scrittori come
Bernardin de Saint Pierre che secondo la felice espressione di Darnton
«vedevano fatti dove i posteri avrebbero visto solo la fiction». Qui Darnton
offre, quasi senza accorgersene, un contributo forse superiore a quello,
centrale nel libro, di dimostrare che il mesmerismo fu prima parte della
cultura illuminista per trasformarsi poi in uno degli elementi del
controilluminismo dai quali nascerà il romanticismo.
Federico Di Trocchio, “il Tempo”, 28 luglio 2005-09-12