Svisti dai vicini: Mécislas Golberg

Mécislas Golberg (1868-1907)

Fleurs et cendres: impressions d'Italie / 1907

 

...Treni passano per villaggi senza strade. Si diffonde l'elettricità in un paese dove s'ignorano i gabinetti. Si va ...al mare! Dolce fantasticare...

[...]Più oltre, dopo Rapallo, Chiavari, appare la desolazione. Si scorgono vigne talora, limoni ed è tutto. Dove sono i campi di rose di Antibes? Dove sono le scogliere fiorite dei dintorni di Nizza? […]C'è un paese, sulla costa, un paese di meraviglie. È Monterosso. Riparato dalle montagne, offre le migliori primizie in anticipo sugli altri paesi costieri. Produce un vino delizioso, Schaketra, corposo. Mentre le fragole marciscono, le ciliege nutrono gli uccelli; il vino non va oltre i paesi confinanti. Monterosso dorme! La ferrovia lo taglia. Talora i treni si fermano per subito scomparire. Ma non ci sono strade...le uniche in grado di creare regolari consuetudini di scambio. Napoleone non ha pensato a Monterosso! Ed ecco perché il paese è ricco, laborioso e addormentato.

È un caso frequente! La sonnolenza si stende lungo la costa e lusinga il languore che i saraceni hanno infuso negli abitanti...

Comunque, qui e là, si vedono giardini rigogliosi, d'un gusto vistoso...”palazzi” d'origine dubbia. Stavolta però non abitati da inglesi ma...da americani, americani del posto...Così chiamano la gente costiera che lontano dal proprio villaggio, laggiù, in America, ha trovato l'oro.

Nel nord, a Londra, a New York, e anche in Brasile e nelle giovani repubbliche americane, essi battono aspesso il biondo tenace, rivoluzionano il commercio, innovano nell'industria, ammassano immense fortune e rientrano per costruire un “palazzo” nel paese di partenza.

La loro apparizione vittoriosa stimola l'immaginazione. Li si sospetta d'aver saccheggiato, assassinato, sopraffatto. Li si rispetta poco. Ma si osservano i loro palazzi e si sognano grandi viaggi. Spesso in queste città alcuni spariscono improvvisamente. A volte ritornano più poveri, ma sempre pronti a riprendere il mare.

L'Italia non manca di risorse. Gli stranieri vi sanno fare fortuna. L'indigeno, tuttavia, subisce il suo ambiente. Spesso le passioni hanno il sopravvento. In generale la piccola vanità, il troppo timidamente agire e intraprendere e soprattutto l'immenso sogno che pesa sul latino d'oggi lo rendono molle e fiacco.[...] Egli crede nel profondo dell'animo alla provvidenza, alla fatalità provvidenziale. Sogna ancora davanti al flutto, nel suo banco, nella vigna, in mezzo agli stracci e alle miserie.[...] talvolta l'italiano si lamenta del biondo conquistatore. Lo batte pure, ma lo rispetta poiché il tedesco ha quelle virtù di tenacia e precisione che egli ignora. L'Italia si sottomette al dominio, ma vorrebbe un diverso iniziatore...parlo dell'Italia ligure, napoletana, piemontese anche. La Toscana ha altri sogni, e Roma pensa sulle proprie rovine.

...Se la Francia volesse!...Nel piccolo albergo di Monterosso ho parlato con pescatori che sapevano appena leggere e scrivere. Ignorano tutto della fraseologia dei politici. Ma vi diranno che la Francia è la sorella latina e che, se lo volesse, il mediterraneo tornerebbe ad essere il mare latino.[...]

Levanto, 12 febbraio

Stasera, mentre ceno, sfoglio Vita ad arte, che data al 1902. L'autore, il Conte Azzurro, dà la sua opinione sulla famosa inchiesta dell'Ermitage: “Chi è il vostro poeta preferito?”. Sembra strano ritovare a Levanto echi di due anni fa, con nomi come Ermitage, Mercure...con citazioni di Francis de Croisset: “Vigny il sogno, Lamartine la fantasticheria, Musset l'amore, Baudelaire la voluttà...Hugo, la sintesi di tutto questo; è la Vita. L'Italia è davvero al corrente delle nostre debolezze. Leggere du Croisset a Levanto!...Brr...Più avanti il Conte Azzurro, che francamente mi pare conosca realmente la nostra letteratura certo meglio del dotto Gaston Descamps, esalta il suo poeta, quello preferito e che si chiama...Paul Verlaine.

Oh mare spumeggiante, quanto sei dolce!

Il sole lentamente scompare tra i vapori del tramonto. Il mare si stende calmo, quasi scuro. In lontananza s'intravedono i monti di Francia coperti di neve, gli Appennini, la costa nebbiosa con Savona, le insenature e in fondo Monte Carlo come un 'aiuola fiorita. Tinte leggere attenuano le forme e le avvolgono.

Il cielo si mostra senza toni violenti, molto colorato, sfumato ma tutto sommato ben definito. Dall'orizzonte dorato fino alla volta, l'azzurro pallido stende la gamma di finissime trasposizioni. E mi viene in mente:

 

Il pleure dans mon coeur

Comme il pleut sur la ville

 

Verlaine viene modulato in italiano dal simpatico cronista:

 

Versa pianto il mio cuore

sì come piova il cielo:

che è mai questo languore

che mi penetra in cuore?

 

O musica di gioia

dell'acqua sovra i tetti!

Per un cuor che s'annoia

oh, dell'acqua la gioia!

 

Piange e non ha perché

d'accorarsi il mio cuore,

tradito esso non è...langue, senza un perché...

 

Son ben tristi le pene

se non si san spiegare;

senz'odio e senza bene

vivo il mio cuore in pene...

 

[…] Liguria! La tua ruvidezza, il tuo sogno e la tua grazia hanno come fonte l'aria luminosa, calda e profumata che rende belli i sogni e debole la volontà, salvo quando la vita troppo dura minaccia l'intimità del sogno: amore, pace...

Allora... il ligure si stira, scuote via il torpore e scoppia in imprecazioni degne di queste rocce verdastre e del glauco mare.

Agisce per difendere una morbidezza di delizia, un sogno innominato, un canto sovente roco e modulato da onda, pietra, brezza...

Levanto, 3 marzo

Il ligure ignora le grandi strade. A volte prende il mare, senza troppa speranza. Mi diceva un italiano: il mare per loro è una tela.

Si aggirano per le rive, sonnecchiano, fumano, riparano le reti e talvolta vanno a pescare. Sono una quindicina a tirare le reti che offrono erbe marine e pochi chili di pesce.

I villaggi liguri, oggi percorsi dalla ferrovia mediterranea, sono racchiusi tra i monti Appennini, monti poco elevati ma difficili e senza strade. I pini allietano le creste montane, a volta gli ulivi, i castagni. Ma da nessuna parte si avverte l'aspro lavoro delle vallate toscane. […] Talora lo prende una rabbia di vivere. Va a far bisboccia con gli amici, una semplice baldoria, senza tante varianti. Si mangia, si assaggia del vino: Nebbiolo, Barbera, Schaketrà e ci si lascia un poco brilli![...]

Un giorno il ligure raccoglie un gruzzoletto, s'imbarca a Livorno per la Repubblica Argentina, per il Messico, per il Brasile. Si parte, si torna, si riparte. Ma anche imbarcandosi per i lontani paesi l'abitante della costa non pensa al duro commercio, all'impegno metodico, al lavoro quotidiano. Sogna!

Sogna miniere d'argento, miniere d'oro, rapide fortune. Fatica a concepire un fatto regolare, lento e normale.[...] Si beve nel vostro bicchiere, voi bevete nel bicchiere dell'altro. Il senso del mio, oggi così generale, è parecchio labile tra i montanari e i rivieraschi. È forse un ricordo degli antichi briganti che inquietavano la Roma dei Cesari e la Toscana dei duchi? In ogni caso, si fa commercio all'avventura, con prezzi di fantasia e convenzioni poco rispettate.

Il ligure faticherà a capire la rigida onestà dell'inglese; e nemmeno riuscirà a concepire la sua metodica durezza, la sua mancanza di pietà, d'amicizia, del tutto umane.[...] Il vero ligure non è ossequioso. Spesso è fiero, malgrado la povertà e l'incertezza del vivere. Ma la sua fierezza non è del nostro tempo: è un misto d'umiltà, d'ostinazione e di vanità, un prodotto saraceno o moro. Astuto lo è, il genovese, il rapallino, il monterossino, ma l'astuzia è la sua sola salvaguardia. Non possedendo né asprezza né metodo, li sostituisce con un'apparente rapacità.

In fondo è il bambino migliore del mondo, facile da trattare se si sa un poco assecondare la sua sensualità snervata e soprattutto la sua poco esigente vanità.[...]

Il mare batte sui fianchi della terra da migliaia d'anni. Le rocce verdeggiano di foreste coperte di muschio. Laggiù frana dopo secoli di scavo una roccia. Dopo molti anni un porto sprofonda e un altro emerge più lontano. Tutto, in una natura dai rilievi dolci e dalla sostanza feroce, sembra annunciare che il destino è una talpa e che il suo compito è lento...

Tuttavia gli uomini non vedono che il lato repentino nei fatti che a lungo sono avvolti da misteriose fasce.

I miei liguri prediligono la gioia! La chiesa ha insegnato loro una fruttuosa pigrizia. Questo villaggio ha festeggiato, in una settimana, quattro giorni di santi diversi: san Giacomo, il santo del villaggio, il santo del paese, il patrono del mestiere, senza contare vigilia e dì seguente, antevigilia e posdomani delle grandi feste.

Soffia il vento?- il lavoro s'interrompe. Piove?- si riposa... Sono sicuro che su 365 giorni l'italiano conta appena 150 giorni lavorativi...senza considerare lo sciopero incombente su ogni industria odierna...

 

Spezia

Ho sostenuto che ci sono città immortali che amano il passato, il presente e l'avvenire. Non sono numerose, queste dimore ideali: Parigi, Milano...[...] Ci sono pure città nuove che non hanno ricordi, palazzi, vecchie strade. Il tempo vi passa sopra come una tempesta. Spazza tutto ed invita gli uomini a “ricominciare”- a ricominciare per il meglio.

Spezzia è una di tali città, rare nel loro genere, ma tanto belle nel loro sogno di domani.

Dalla stazione ai confini, non si vedono che cose nuove! Le piazze sono ampie, le case in uno spaventoso stile “viennese”; i tramways vi assordano. Straziano le carreggiate, penetrano i viali con alberi per niente “secolari”. Intorno, bar “moderni”, confortevoli, luminosi, vetrine di gusto appariscente, zeppe al modo tedesco. Auto, moto, vetture di servizio, quelle della marina; sui bordi del mare si mostra un giardino- il ”giardino inglese”. Nelle strade, si passeggia come a Genova. Anche al mare non incontravo che qualche soldato, delle balie con bambini e dei turisti.

Spezia è l'avvenire marittimo dell'Italia.

“Genova è la nostra Marsiglia. Dicono; Spezia sarà la nostra Tolone”. Tutti in Italia vogliono corazzate, torpediniere, cacciatorpediniere, chessò! un mucchio di cose che vanno sull'acqua e che, pare, costituiscano “la potenza marittima” di una nazione. Mossi dalla speranza, accorrono sterratori, muratori, spuntano marinai. Da ogni parte si sventra, picchia, sonda, edifica. Si specula sui terreni, sugli espropri, sulla pietra.

Quando giunsi a Spezia volevo vedere delle “curiosità”: Portovenere, vestigio antico, la dimora di Dante, quella in cui ha sognato Byron, quell'altra prescelta da Wagner. Ma quando notai le piazze uniformi, i volti indaffarati, i “trams”, le strade pulite, compresi che qui non c'era “posto” per “reminiscenze”.

Il ricordo a Spezia è quasi sconveniente, una mancanza di stile.[...] Trovo “la leggenda” fuori luogo a Spezia. Capisco che si moltiplichino targhe commemorative a Firenze e che si costruisca in stile XV secolo a Siena. Ci sono città che valgono solo per il ricordo e per la leggenda; altre si mettono in risalto e rafforzano grazie al loro passato quale che sia.

Ma Spezia è una città nuova! Ha bisogno di un 'esattezza folle, eccessiva, per mantenere intatto il carattere di una città di domani, votata allla pietra e all'acciaio.

Faticherei a pensare Dante tra i terrazzieri di Spezia o i suoi commercianti formati in Germania.

La città è tutta un sogno di domani.

Il passato non deve ossessionarla! Che sbagli, menta, inganni in nome dell'avvenire, come altre città mentono, sbagliano e ingannano in nome del passato.

Spezia è il simbolo brutale del rinnovamento. Non bisogna depotenziarne la forza espressiva costringendola nell'edera dell'illusione.

È l'Italia giovane ammiratrice dell'Inghilterra, della Germania, della Francia e che vuole agire in grande e bene. L'Italia liberata dalle piccole discordie, già dimentica perfino di Garibaldi e di Cavour. Tutta volta verso il domani, ingrata, aspra e deforme, ma d'una deformità di sogno...deformità di domani...

Intorno la circondano verdi campagne. Vivrà così rannicchiata tra le rocce, attenta al rumore del mare, ricca di belle strade, abbellita di ampi viali.

Un giorno, nell'animo di questo bambino robusto, s'insinuerà l'altro sogno: il sogno dell'Italia del passato, di Virgilio e di Dante!

Nell'attesa, che costruisca dimore di dubbia forma e strade sgraziate, per la gran gloria della “Nuova Italia”!