Premessa
Perché scrivere
di Traven? Perché congetturare sulla vita, la vera identità e le vicende di uno
scrittore che ormai ricordano in pochi e la cui residua fama postuma è legata
ad un film tratto da uno dei suoi romanzi? Perché parlare dei suoi romanzi,
quasi totalmente, con debite e significative eccezioni, consacrati alla causa
degli indios messicani degli anni di
Villa e di Zapata, quando il mainstream
della letteratura proletaria mondiale si è quasi sempre orientato in ben altre
direzioni? Perché, infine, tentare di valorizzare il suo antimperialismo quando
in alcune sue opere traspare un riluttante compiacimento per l’american way of life?
Non ci sono
singoli motivi oggettivi risolutivi. Traven può piacere come scrittore,
interessare come critico sociale, affascinare per la sua vita avventurosa, ma
soprattutto è importante per la sostanziale coerenza della sua Weltanschauung, per l’uso che riesce a
fare della penna come un bisturi, che incide il bubbone della sofferenza del
corpo sociale insito nel modo di vita capitalistico, sia questo traguardato dai
turbinosi anni della Germania guglielmina della prima guerra mondiale, dalla
Monaco insorta e rivoluzionaria del primo dopoguerra o dal Chiapas degli indios schiavizzati. Traven è sempre
Traven, apparentemente mite ed ironico, ma nella sostanza è feroce fustigatore
del capitalismo, della religione, della guerra. Traven è dalla parte
dell’individuo, anche nella denuncia delle sue responsabilità quando si fa
succube del potere. Traven è contro la massificazione ed i miti, di qualunque
colore, che la agevolano e ne scaturiscono. Traven è anarchico sì,
individualista forse, ma soprattutto è uomo libero, nella scrittura e nella
pratica di vita. Non è poco.
1 - Le mille
vite di B.Traven
"...un uomo di 78 anni, che vive in Città del Messico,
i cui occhi dalla vista ormai scarsa, si illuminano sempre quando si parla con
lui del tema degli indios. Però il suo volto si adombra sempre quando si parla
della sua origine straniera e soprattutto quando qualcuno gli dice che è
tedesco. Imperturbabile a ciò che si dice non in sua presenza, Traven vive
senza ulteriori comunicazioni con il mondo cosiddetto sociale."(1).
«... mi strinse forte la mano, con un lieve
inchino, la lunga faccia impassibile. Era di corporatura minuta, con mani
curatissime al fondo di corte braccia muscolose, nonostante dimostrasse a
occhio e croce una ottantina d’anni."(2). Così Luis Suárez e John
Dagostino descrivono B.Traven come è apparso loro pochi anni prima della morte.
Bruno (o Ben)
Traven, Berick Traven Torsvan, Otto Feige (o Faige), Richard Maurhut, Ret
Marut, Hal Croves, e persino Esperanza Lopez Mateos o Jack London redivivo (3),
questi alcuni dei nomi e delle identità che si sono sospettate celate dietro
l’enigmatico autore di romanzi a sfondo sociale e di un certo successo scritti
tra il 1925 e il 1960, tra i quali il famoso Tesoro della Sierra Madre. Americano puro sangue nato nel
Middle-West, o forse a Chicago, tedesco immigrato nato in Polonia o forse ad
Amburgo, figlio di genitori di origine scozzese e norvegese, di ascendenza
scandinava? Persino la data di nascita è un mistero: 1882, 1885 o 1890? Di
Traven si è detto praticamente tutto e, al di là dei suoi romanzi e delle
suggestioni biografiche che vi possono essere contenute, si sa ben poco di
certo.
Una ricostruzione
possibile della vita di Traven - sebbene venata da eccessi romanzeschi -
sembrerebbe essere quella di Dagostino. Seguiamola nelle sue vicende
principali.
Leopoldo
Ferdinando, figlio del Kaiser prussiano Guglielmo II di Hohenzollern, avrebbe
conosciuto a Sanremo, durante un viaggio in Italia, la cantante Laura Bjornson
figlia di un operaio di Helsinki e di Emma Faige. Laura, nata nel 1858 a
Swibodin (ottanta chilometri da Potsdam) era vedova del marinaio inglese Robert
Croves. Dalla relazione tra i due nasce, il 17 marzo 1882, un bambino a cui
viene dato il nome di Hermann Otto Maksymilian Faige. Il bambino viene separato
dalla madre e allevato a Berlino in relativo lusso come usava per gli
illegittimi dell’alta nobiltà. A diciotto anni viene adottato dal Conte Eitel
von Heiden e gli viene imposto il nome di Albert von Heiden. In seguito viene
indirizzato verso la carriera militare e assegnato al secondo squadrone dei
Dragoni della Guardia. Nel 1908 si perde ogni traccia di Faige-Heiden. Fino a qui
la ricostruzione di Dagostino.
Secondo
un'altra fonte (4) Marut-Traven nasce nel 1882 a Schwiebus, in Pomerania,
figlio illeggittimo di Hormina Wienecke e di Adolf Rodolf Feige e viene
battezzato come Hermann Albert Otto Feige. Dopo che i suoi genitori si sposano
assume il nome di Otto Feige. Nel 1896 lavora come apprendista da un fabbro e
tra il 1902 e il 1904 presta servizio nell’esercito. Nel 1904 se ne perdono le
tracce.
Secondo Karl
Guthke (5) ci sono anche indizi che tra il 1904 e il 1907 Marut-Traven potrebbe
essere stato marinaio.
In ogni caso
Ret Marut, attore e regista, compare in quel periodo (6). Tra il 1907 e il 1908
lavora come attore e regista presso il teatro comunale di Essen, poi presso il
teatro di Crimmitschau e infine presso il teatro di Danzica tra il 1911 e il
1912. Nel 1912 Marut lavora come attore al teatro di Düsseldorf - sotto la
direzione di Louise Dument-Lindemann - e ci rimane fino all’estate del 1915,
interpretando però solo piccoli ruoli. Ci sono anche sue tracce a Monaco, nel
1914, dove lavora in qualche spettacolo teatrale. Claire Auzias (7) lo segnala
anche a Stasburgo, Belfort e Berlino. In quest’ultima città nel 1912, la sua
compagna, Elfriede Zielke, gli avrebbe dato una figlia: Irene.
Un’altra
fugacissima pista (8) lo vuole studente di teologia all’Università di Friburgo,
sotto il nome di Charles Trefny, nel semestre invernale dal 1902 al 1903 e da
questa espulso per aver posto una questione"proibita". Trefny
dichiara di essere nato il 2/7/1880 a St.Louis nel Missouri. L’unico tenuissimo
indizio è un accenno biografico in un articolo de Der Ziegelbrenner (del 15 gennaio 1919) a studi teologici e la
presenza di Trefny a Friburgo nello stesso periodo. Sembra però una pista
troppo labile.
In quegli anni
Marut è già attivo politicamente? Secondo Dagostino, Marut viene segnalato come
anarchico, a Roma nel 1911, dall’ambasciatore tedesco von Jagow alla
Cancelleria di Berlino. Tuttavia la prima comparsa presso i registri della
polizia del nome di Ret Marut è documentabile a Essen nel 1907 in una scheda in
cui la sua professione viene indicata come “attore” e “regista” (9). Qualche
anno dopo, nel 1912, a Düsseldorf è emesso un documento di riconoscimento per
stranieri sulla quale è scritto: Ret Marut, nato a S.Francisco il 25/2/1885,
attore, senza religione, nazionalità inglese (10). Un’altra pista da seguire?
Secondo Claire
Auzias (11) le prime tracce dell’attività di scrittore politico di Marut sono
del 1910. Nel 1913 cerca di pubblicare racconti e novelle a sfondo
antimilitarista. Il Vorwärts
(giornale socialdemocratico) gli rifiuta uno scritto. Avrà la sua rivincita
dieci anni più tardi.
Ma torniamo a
Faige. Lui e Marut sono la stessa persona? Il turbinio di indizi, di nomi e di
spostamenti rende la risposta problematica, tuttavia secondo Dagostino nei
diari di Federico Leopoldo c’è un’osservazione che lo fa sospettare:"Albert von Heiden scompare e il bastardo
Marut comincia a turbare l’ordine".
In ogni caso Marut
arriva a Monaco nella primavera del 1917 - o forse vi era già stato nel 1916
(12), o nel 1915? (13). Non ha né soldi, né lavoro. Affitta una stanza a poco
prezzo e la arreda con mappe astronomiche ed i suoi libri preferiti. Anche a
Monaco troviamo sue tracce nei registri di polizia: Marut cambia la
cittadinanza da inglese ad americana e dichiara di essere nato a S.Francisco,
da William Marut e Helene Ottarent, il 25/2/1882 (14). In questa città conosce
(o forse la conosceva già) l’attrice Irene Alda-Mermet e inizia con lei un
inteso rapporto editoriale-politico e, probabilmente, anche sentimentale.
In quel periodo
Marut rafforza il suo impegno politico e stabilisce rapporti con alcuni
importanti esponenti del movimento anarchico tedesco (15), in primo luogo Erich
Müsham (16) e Gustav Landauer (17) e poi con altre figure di primo piano della
sinistra rivoluzionaria bavarese come Ernst Toller (18).
Marut pubblica
il suo primo libro di racconti (19) sotto il nome di Richard Maurhut, fonda la
casa editrice Der Ziegelbrenner e di
lì a poco inizia a pubblicare la rivista con lo stesso nome (20). Della
rivista, scritta quasi interamente da Marut, escono 13 quaderni (l’ultimo,
multiplo, è il numero 35-40 del 21 dicembre 1921). Su di essa compaiono
violentissimi articoli contro l’insensato macello della guerra, il capitalismo,
il nazionalismo, la chiesa, la censura, il militarismo e gli eroi di guerra del
momento come Hindenburg e von Richthofen, l’asso dell’aviazione tedesca. Der Ziegelbrenner è compilato quasi interamente
da Marut, con articoli firmati a volte M. e volte Richard Maurhut, non è certo
che vi scrivesse saltuariamente anche la Mermet. Questa sorta di one-man-writing non è inusuale nella
stampa rivoluzionaria ed ha come precedente illustre Die Fackel pubblicato e interamente scritto da Karl Kraus per più
di trent’anni a partire dal 1896. Lo stesso Müsham scrive da solo per parecchi
anni la rivista Der Kain.
Der Ziegelbrenner ha subito un
buon successo di pubblico, i suoi articoli duri e sarcastici contrastano con i
toni acquiescenti della maggior parte della stampa e gli attirano gli strali
della censura di guerra (21).
Finita la
guerra troviamo Marut e il suo giornale a incitare i lavoratori allo sciopero e
alla rivolta. Es dämmert der Tag (Il
giorno è arrivato) titola Der
Ziegelbrenner il 9 novembre del 1918 e prosegue “Sturm naht! Es dämmert der Tag. Sind bereit! Schlaf aus den Augen,
Gesellen!” (22).
Detronizzato il
re di Baviera si apre la breve stagione della repubblica socialista bavarese
(1918-1919) che vede gli anarchici tra i protagonisti.
Il 7 novembre
del 1918 viene proclamata la repubblica e si forma una coalizione tra i
socialdemocratici indipendenti di Kurt Eisner (23), gli spartachisti di Max
Levien (24), gli anarchici ispirati da Müsham e Landauer e i socialdemocratici
moderati, che avrà vita travagliata. A fine gennaio 1919 Marut lancia dalle
colonne del suo giornale un forte appello rivoluzionario in cui precisa le sue
posizioni politiche, Die Welt-Revolution
beginnt ne è l’esplicito titolo (25).
I contrasti tra
i gruppi rivoluzionari e la destra socialdemocratica crescono, in Baviera, come
nel resto del paese. A metà gennaio del 1919 vengono assassinati a Berlino Rosa
Luxemburg e Karl Liebknecht. Il governo socialdemocratico scatena la reazione e
le truppe di Noske massacrano gli operai e i rivoluzionari in tutta la
Germania. A Monaco la situazione si aggrava, Kurt Eisner viene assassinato a
febbraio. Il 7 aprile viene proclamata la Repubblica dei Consigli, Marut
diventa direttore del Dipartimento della Stampa ed entra a far parte del
Comitato di propaganda del Governo dei Consigli (26).
La repressione
esercitata dall’esercito, le Guardie Bianche e i Freiekorps è immediata e
sanguinosa: il 13 aprile 50.000 uomini armati entrano a Monaco, la rivoluzione
bavarese è schiacciata. Marut è imprigionato, insieme ad Müsham, Toller e tanti
altri rivoluzionari, mentre Landauer è assassinato dalle guardie bianche il 2
maggio. Marut è trascinato davanti ad un tribunale provvisorio da dove si esce
solo per andare davanti al plotone di esecuzione. Un episodio fortunato e
fortuito gli consente di fuggire e di far perdere le proprie tracce (27).
Marut tuttavia
non abbandona definitivamente la Germania almeno fino al 1922. Ne è prova Der Ziegelbrenner che continua ad uscire
saltuariamente fino al 21 dicembre del 1921 (n.35-40) lanciando appelli per la
libertà di stampa, denunciando la repressione seguita alle giornate di aprile,
gli assassini di Eisner, Landauer e Levine, la condanna a morte di otto Guardie
rosse, il ruolo della socialdemocrazia.
Marut è
costretto a spostarsi in continuazione, sul suo capo pende l’accusa di alto
tradimento che gli procura la condanna a morte in contumacia. Ci sono indizi
che si sposti tra Monaco, Vienna, Berlino, Colonia (dove prende contatti con un
gruppo di artisti e intellettuali di opposizione) (28), e forse per altri paesi
europei. Alcuni altri indizi fanno pensare ad un suo imbarco come fuochista nel
1919 (29). In ogni caso Marut ricompare brevemente a Monaco nel 1922 (30). Da
lì, probabilmente con l’aiuto dell’Anarchister
Freibund, raggiunge Rotterdam.
Una traccia
certa è costituita da una cartolina che Marut spedisce da Rotterdam a Erich
Mühsam. È del dicembre 1922.Dice: "Fra qualche ora salirò su una nave
che mi porterà dall'altra parte dell'Atlantico. Così avrò cessato di esistere".
Ricompare invece a Londra nel 1923, dove si stabilisce nell’East End. Ottiene
un visto di transito per il Canada ma viene per qualche ragione rispedito
indietro. Non si registra alla polizia inglese, che lo arresta nel dicembre del
1923 come"clandestino illegale". Passa quattro mesi nella prigione di
Brixton. Durante gli interrogatori, confessa di chiamarsi in realtà "Hermann
Otto Albert Maximilian Feige, nato a Schwiebus nel 1882"(31).
Uscito dal
carcere, di Marut si perdono le tracce, presumibilmente si imbarca – con il
sostegno dell’IWW locale e l’aiuto di Sylvia Pankhurst (32) - per l’America
lasciando definitivamente l’Europa e la sua vecchia identità (33).
Con ciò finisce
la storia dell’anarchico tedesco e inizia quella dello scrittore misterioso,
Traven o Torsvan o Croves, come Ret Marut inizia a farsi chiamare. Che si
tratti della stessa persona è ormai certo: c’è - decisiva - la dichiarazione
dell’ultima moglie dello scrittore, Rosa Elena Lujan, che dopo la morte dello
scrittore dichiara che B.Traven e Ret Marut erano la stessa persona.
I dettagli
della traversata verso l’America sono tutt'altro che chiari. Ret Marut appare
sull'elenco dei passeggeri di una nave norvegese, la Hegre, in partenza il 18 aprile 1924 da Londra per Tangeri. Ma,
sopra al nome, è stato tirato un tratto di penna. Però in qualche maniera
riesce ad arrivare dall'altra parte dell' Atlantico. Sul suo diario, alla data
26 luglio 1924, compare l' annotazione: “Il bavarese di Monaco è morto”
(34).
Traven sbarca a
Tampico nel giugno del 1924 proveniente da New Orleans o forse direttamente
dall’Europa. Si stabilisce a Cuauhtémoc, nello Stato del Tamaulipas, poco a
nord di Tampico e vi dimora un paio di anni. È il periodo di un intensa
produzione letteraria. Traven invia i suoi manoscritti in Germania, il Vorwärts gli accetta Die Baumwollpflucker (I raccoglitori di cotone) e lo pubblica
a puntate. A Ernst Precganz, della casa editrice Büchergilde Gutemberg, invia il manoscritto de Das Totenschiff (La nave
morta), che sarà subito pubblicato.
Nel 1926 si
trasferisce a San Cristobal de las Casas e vi rimane fino al 1931. Sono gli
anni della massima produzione letteraria e dei viaggi in Chiapas. Nel 1926 si
aggrega ad una spedizione archeologica come guida e fotografo (35), facendosi
passare per norvegese. Negli anni seguenti ritorna più volte in Chiapas: nel
1927, da gennaio a giugno del 1928 (36), dal dicembre del 1929 al marzo del
1930, nel dicembre del 1930 e nell’ottobre del 1931. Usa spesso l’identità di
Hal Croves, sotto la quale gestisce per un certo tempo un ristorante ad
Acapulco. Sempre come Hal Croves – presentandosi come traduttore e amico di
Traven – si incontra nel 1948 con John Huston (37) sul set del film The treasure of Sierra Madre (Il tesoro della Sierra Madre), che il
famoso regista trae dal romanzo omonimo (38). In seguito si trasferisce a
Mexico City, in una villetta di Calle Rio Mississippi. Nel 1957 sposa, a San
Antonio, Elena Rosa Lujan che resterà vicino allo scrittore fino alla morte di
questi avvenuta il 26 marzo del 1969 a causa di una polmonite.
Fin qui gli
scarni dati biografici raccolti dalla Auzias e da altri (39), per il resto bisogna
affidarsi ad una attenta lettura dei romanzi scritti da Traven nei primi anni
messicani che, palesemente, contengono tracce biografiche.
4 – Letteratura
e Chiapas
Tre sono i
romanzi a sfondo più o meno autobiografico che Traven scrive tra il 1925 e il
1929: i già citati I raccoglitori di
cotone e La nave morta e Die Brücke im Dschungel (Il ponte nella giungla). In tutti e tre
(40) il personaggio narrante è Gerald Gales, un giovane yanke sradicato da ogni
contesto sociale e famigliare.
Ne
La nave morta, Gerald Gales marinaio, è lasciato a terra, ad Anversa, dalla
nave Tuscaloosa senza documenti e non
riesce a riacquistare un’identità perché si scontra contro l’ottusa
meticolosità burocratica degli apparati amministrativi, polizieschi e
giudiziari di ogni paese europeo (Olanda, Belgio, Francia) in cui vaga. Una
descrizione assolutamente calzante dell’idiozia procedurale della burocrazia,
degna di quella di Hašek di quella asburgica.
A Cadice, in Spagna, Gales si imbarca sulla Yorikke, una"nave morta", ovvero
una nave condannata dai suoi proprietari ad affondare, affinché questi possano
riscuotere il premio di assicurazione. Come Gales, nessuno dei membri
dell'equipaggio ha documenti, quindi sono uomini dimenticati, già
"morti". La vita di bordo si svolge in condizioni disumane. L’odissea
dei sans papiers è senza speranza e
può finire solo con la morte, solo Gales sopravvive al naufragio (41).
Ne I raccoglitori di cotone (42) Gerald
Gales è "uomo senza qualità". Gringo
vagabondo e lacero, si aggira per il Messico di Obregon; non ha mestiere, sa
fare tutto e nulla; la sua stessa identità è impalpabile, non dice quasi mai il
suo nome. Non ha spinte ideali, né vuole arricchire ad ogni costo; sa lavorare
duramente, ma quando può preferisce oziare; si ubriaca, ma può far a meno di
bere; sembra indifferente a tutti, ma è capace di emozionarsi per la bellezza
della natura o commuoversi per la sorte degli animali da soma.
Gales si
improvvisa dapprima cacciatore, poi raccoglitore di cotone, in seguito lavora
come trivellatore in un campo di petrolio e infine trova lavoro come
pasticciere in una città di media importanza. Qui nasce uno sciopero – che avrà
successo – promosso dal sindacato dei camerieri, baristi e lavoranti
pasticcieri. Questo è il fulcro del romanzo che mette a confronto
la
degenerazione del movimento sindacale europeo e la sua burocratizzazione, con
la vivacità rivoluzionaria dei Wobblies
americani (43), l’anarchica combattività del sindacalismo messicano e mette
l’accento sulle differenze tra i movimenti operai di questi paesi (44).
Ne Il ponte nella giungla Gales è un muto
testimone di una tragedia annunciata: un bambino indio che annega. La causa
della sua morte sono un paio di scarpe nuove che il fratello maggiore gli ha
comprato in Texas, dove lavora in un campo petrolifero a Corpus Christi.
Inoltre il bambino cade da un ponte, senza parapetto e non illuminato, che una
compagnia petrolifera nord-americana ha costruito attraverso un fiume di quei
posti. Petrolio, denaro, progresso tecnologico sono i colpevoli, anche quando
la morte del bambino è accettata stoicamente dalla madre come “destino” (45).
Su questo si
impongono alcune considerazioni:
La prima è
l’evidenza che le vicende di Gales riflettono esperienze di vita di Traven
(46): le peregrinazioni per l’Europa, la ricerca di documenti e di una nuova
identità, l’imbarco per l’America, le frequentazioni con i Wobblies, l’incontro con un nuovo proletariato, la condizione di
sradicato, il vagabondaggio e i tanti mestieri esercitati, l’incontro con la
realtà degli indios.
La seconda è
come figura di Gales “sbiadisca” progressivamente nel trittico dei romanzi: da
protagonista attivo a semplice testimone. Una sorta di specchio della vita di
Traven: da militante politico ad acuto osservatore di fenomeni sociali e
culturali.
La terza è che questi tre romanzi –
insieme al famoso Der Schatz der Sierra
Madre (Il tesoro della Sierra Madre)
(47) e a Die Weisse Rose (La Rosa Blanca) (48), comparsi entrambi nel
1929 – fanno parte di un percorso intellettuale che è una sorta di viaggio a
ritroso nella complessità della società e dell’economia capitalista. Un viaggio
alle “sorgenti del fiume” che è completato dalla successiva produzione
letteraria di Traven: i sei romanzi del Ciclo
della Caoba (49) scritti tra il 1931 e il 1940.
È in realtà percorso complesso che
intreccia esperienze e scelte di vita personali, considerazione della varietà
delle forme di dominio economico-sociale del capitalismo, riflessione sul
proletariato, i rivoluzionari e la natura stessa della rivoluzione.
Andiamo per ordine: il Marut di Monaco è
intellettuale e ribelle, polemista e agitatore di masse proletarie in un paese
capitalistico avanzato dove le contraddizioni si esprimono – in forma classica
- al massimo livello (crisi, guerra, rivoluzione).
Il Marut-Gales in fuga per l’Europa e poi
su una carretta del mare verso l’America è uno sconfitto e un testimone di una
sconfitta epocale, ma proprio in quanto tale conserva legami fortissimi con il
vecchio mondo.
Il Traven-Gales che approda in Messico
viaggia sulle rotte dell’IWW, il nuovo sindacalismo rivoluzionario di impronta
americana e anglosassone, che è molto più attrezzato, per il suo dinamismo e la
sua vivacità, a rappresentare le masse proletarie del nuovo continente, siano
esse quelle multietniche e precarie del Nord America o quelle in tumultuoso
sviluppo della realtà urbana messicana.
Il Traven, semplice narratore delle
vicende tragiche dei tre yankes déracines
de Il tesoro della Sierra Madre,
respinti e gettati nei rifiuti da ogni società, o di quelle dell’indio Yanez de
La Rosa Blanca, schiacciato insieme
ai suoi compagni dalla macchina capitalistica del profitto, è il Traven che
scompare, annichilito dall’evidenza dell’impossibilità di una prospettiva
rivoluzionaria nelle società capitalistiche, cosciente della potenza
distruttiva del denaro nei confronti delle economie, delle culture e
dell’esistenza stessa di società più primitive, come quella degli indios del
Chiapas.
5 – Tierra y Libertad
Il Traven che scompare lascia il
testimone ad Andrè Ugalde – personaggio chiave dei romanzi del Ciclo della Caoba, un giovane indio
“civilizzato” che retrocede nella scala sociale del semischiavistico Messico
urbano di Porfirio Diaz, dove si può essere “persi” al gioco dal padrone (50).
Così Andrè diventa carrettero (51) e
nella dura fatica del lavoro si compie il primo atto della sua presa di
coscienza.
Il personaggio di Andrè è assente nel
secondo romanzo del ciclo, Regierung
(52), ma torna nei successivi e si impone come sempre più centrale. In Der Marsch ins Reich der Caoba Andrè
Ugaldo e Celso Flores, suo compagno di sventura, condannati per debiti
inesistenti ad una sorta di lavoro forzato in una monterìa (53) affrontano un duro e pericoloso viaggio nella giungla
per raggiungere il luogo dove sconteranno la pena. Celso, che ha già lavorato
nella monterìa, si sente già morto.
Questo può dirsi di tutti gli indios schiavizzati nelle monterìa: sono morti per il mondo, sono trattati come morti dai
loro capi perché non hanno nessuno dei diritti dei vivi. Sono considerati
morti, sono considerati come una merce utile per i loro reclutatori.
Nel romanzo
successivo - Die Troza – viene
descritta la vita degli indios nella monterìa,
degli hacheros che abbattono gli
alberi con le asce e dei bovari che guidano le trozas (54) fino al fiume. Andrè diventa bovaro, siccome ha avuto
esperienza con i buoi quando era carretero,
ma presto scopre che essere carretero,
per duro che sia, non è niente di comparabile con la nuova condizione. Nella monterìa gli animali sono maltrattati,
ma peggio sono trattati gli uomini che ricevono punizioni fino a morirne. È
consuetudine, ad esempio, appendere un uomo agli alberi per gambe e braccia per
tutta la notte, per obbligarlo alla quota fissa di troza, due tonnellate al giorno.
In Die Rebellion der Gehenkten - il quinto
romanzo, quello cruciale e più importante del ciclo – le tensioni raggiungono
l’apice fino a esplodere in una rivolta sanguinosa. Parimenti si compie il processo
di maturazione umana e politica di Andrè.
La vita nella monterìa è sempre più intollerabile: la
durezza del lavoro si somma alla crudeltà dei sorveglianti (55) e delle
punizioni. La ribellione sembra impossibile a causa dell’atteggiamento
sostanzialmente remissivo degli indios,
della loro mancanza di armi, della ferocia dei sorveglianti e del possibile
arrivo di soldati. Ma tanto più le condizioni di sfruttamento sono bestiali,
tanto più sembra svanire ogni speranza per gli oppressi, tanto più il fuoco
cova sotto la cenere e tanto più velocemente e cruentemente si accenderà il
fuoco della rivolta. E così avviene, la ribellione esplode nella forma più
violenta. Vengono sommariamente giustiziati patroncitos,
capataces e anche gli artisanos e le loro famiglie, perché
traditori e collaborazionisti, infatti: “Per
i muchachos, ribellione significava soltanto distruzione e annientamento di
quanto si trovava sul loro passaggio. Tutti i tiranni, i dittatori, i patrones,
gli aristocrates dovevano essere ammazzati senza pietà e tutti dovevano essere
assassinati con tutta la loro marmaglia, che un bel giorno avrebbe potuto
diventare nemica e tiranna"(56). Nulla è risparmiato, né le persone,
né le cose: “...E più libri, più elenchi, contratti e
documenti si bruciano ora e più liberi saremo. Quando sulla terra non si potrà
più trovare nessun elenco, nessun documento, soltanto allora saremo veramente
liberi e in eterno” (57). La ribellione vince e dopo che è stata fatta
giustizia degli aguzzini, i peones
delle fincas e i muchachos delle monterìas
accorreranno da ogni dove, come un fiume in piena, al grido Viva la rebellion! Tierra y libertad!, a
costituire una sorta di esercito rivoluzionario di cui Andrè diventa uno dei
capi.
Il ciclo si
conclude con Ein General kommt aus dem
Dschungel. Il romanzo racconta le battaglie dell’esercito dei lavoratori
della monterìa nel viaggio nella
foresta, con la speranza di conquistare terra e libertà per se stessi. Il motto
di Zapata Tierra y Libertad è il loro
grido di battaglia. Liberano lavoratori di altre monterìas, che vengono a ingrossare le loro fila. Ottengono
brillanti vittorie in varie battaglie contro i sorveglianti della fincas, la polizia, i rurales e l’esercito regolare.
Raccolgono le armi degli sconfitti e continuano la loro marcia verso la
capitale. Ma qui scoprono che la rivoluzione c’è già stata ed è terminata
sedici mesi prima con la fuga Porfirio Diaz. A Città del Messico regna il caos:
partiti politici e generali stanno lottando per il potere, combattendosi l’un
l’altro nella capitale.
L’esercito dei peones viene preso dallo sconforto, ma
presto sorgerà comunque una Comune anarchica che viene chiamata Solipaz (Sol y
Paz). La rivoluzione ha vinto, la rivoluzione ha perso, la rivoluzione continua
in altre forme.
6 – L’anarchismo
di Traven
Le concezioni
anarchiche di Traven non si discostano – almeno per quanto riguarda il periodo
bavarese – dal nocciolo duro dell’anarchismo del primo novecento. I nemici
sono: lo Stato, il principio d’autorità, il capitalismo, il nazionalismo, la
guerra, la chiesa, la burocrazia, il pregiudizio razziale, ma anche i partiti
politici e il socialismo autoritario o istituzionale dei comunisti o dei
socialdemocratici. Non è una concezione esplicitamente classista, né
particolarmente propensa all’organizzazione stabile dei rivoluzionari, ma,
almeno nella attività agitatoria perseguita negli anni di Monaco, integrata dal
riconoscimento del ruolo dei Consigli dei lavoratori e dall’attività di una
minoranza agente nel processo rivoluzionario. Non è quindi una concezione
prevalentemente educazionista o testimoniale tipica di alcune aree anarchiche
Secondo Baumann
l’anarchismo di Traven è profondamente connotato in senso stirneriano,
individualista ed antiorganizzatore. Questa conclusioni sono basate essenzialmente
sulla propensione all’azione di agitazione individuale, già manifestata a
Monaco, ad esempio con la redazione individuale de Der Ziegelbrenner, e con l’analisi delle concezioni espresse ne La nave morta in merito alle
responsabilità individuali degli sfruttati.
In realtà
mentre la propensione all’attività individuale non si può affatto collegare
alla ripulsa totale di forme organizzate (ricordiamo il ruolo di Marut nella
repubblica socialista di Baviera e nella breve esperienza della repubblica
consiliare), per quanto riguarda il secondo punto si delineano nel pensiero di
Traven degli aspetti abbastanza peculiari.
Il primo è
appunto la responsabilità degli sfruttati nell’accettazione della propria
condizione. La disfatta dei tentativi rivoluzionari di massa lascia come
opzione solo la lotta individuale. Ma questa è impari, è destinata alla
sconfitta perché non si sa o non ci si vuole sottrarre alle regole imposte dal
nemico. Così riflette Gales: "Se mi
fossi buttato in mare nessuno avrebbe potuto obbligarmi a lavorare in questo
inferno. Quel salto io non l'ho fatto; e non facendolo ho rinunciato ad essere
signore e padrone di me stesso. Poiché non ho preso il mio destino nelle mie
mani, non posso più rifiutarmi di essere trattato da schiavo"(58).
Ma
l’acquiescenza alle regole, e questo è il secondo aspetto, altro non è che il
riflesso di una aspetto più generale che è l’accettazione del potere: “Tutti i problemi dell’uomo cominciano con il
pensiero. Se si pensa bene si è buoni. Se si pensa male c’è il male. Se si
pensa alla guerra abbiamo la guerra. Siccome tutti pensano al denaro, il denaro
e il capitalista sono l’unico potere, quello decisivo e il più influente di
tutti i poteri” (59). E ancora: “Non
è l’oro che trasforma l’uomo; è la potenza che l’oro dà all’uomo che trasforma
la sua anima. Eppure questa potenza è soltanto immaginaria. Se non è
riconosciuta da altri uomini, non esiste"(60). È proprio questa
inevitabilità del potere e del denaro che rende il capitalismo invincibile,
perché è percepito come una sorta di “seconda natura”. A questo stato di cose
ci si può sottrarre, forse, con una presa di coscienza individuale, con tutti i
limiti dell’azione conseguente, o partendo da un'altra condizione di
“naturalezza” non ancora – mentalmente e culturalmente – sottomessa ai rapporti
di dominio capitalistico.
Così è per gli
indios schiavizzati delle monterìas, così è per il protagonista de La Rosa blanca, Jacinto, che: “era assolutamente incapace di afferrare il
significato di quel mucchio d’oro… non ne afferrava il valore. Era tutto un
gioco…” (61), così è per i mestizos
che uccidono e derubano Dobbs nel Tesoro
della Sierra Madre e scambiando la polvere d’oro per terriccio, abbandonano
i sacchi squarciati e la preziosa polvere si disperde al vento, come simbolo
della sua caducità (62). Tutti costoro percepiscono del capitalismo e del
potere gli aspetti più crudi e non ne hanno in cambio che briciole, non c’è
dunque corruzione ideologica. Traven non idealizza gli indios, rende conto
della loro rassegnazione atavica e del fatto che nello scontro tra culture, la
loro, quella più debole, sarà alla lunga schiacciata (63), ma se c’è una
possibilità di insurrezione collettiva, di rivoluzione, non può che passare di
lì.
E se la
ribellione può esplodere sarà comunque un atto, un’esplosione (fiammeggiante e
sanguinosa come ne I ribelli),
istintiva e non diretta da avanguardie di sorta, mai un processo articolato e
progressivo. Il potere e i suoi simboli saranno estirpati con una violenza pari
a quella che questo ha esercitato nei confronti degli sfruttati. Sarà una
ribellione anarchica e libertaria, una visione di riscatto rudimentale ed
elementare, ma efficace, fatta propria da un rivoluzionario europeo, disilluso
dalle fine delle speranze del movimento operaio schiacciato dal dominio
capitalista, dal piombo della socialdemocrazia e dalle mene dello stalinismo.
7 - Traven, ultimo atto
I romanzi del
Ciclo della Caoba concludono, alla fine degli anni ’30, la militanza di Traven con
la penna e l’evoluzione del suo pensiero politico. È il periodo del suo grande
successo letterario. I suoi romanzi vengono tradotti in molte lingue e sono
venduti in milioni di copie. Il suo stile pacato, ma fortemente fiorito di
sarcasmi e strali contro i meccanismi di arricchimento, sfruttamento ed
esclusione della società capitalistica, lo rendono famoso a livello popolare,
quasi come un redivivo Jack London. A questa fama contribuisce anche la
trasposizione cinematografica de Il
tesoro della Sierra Madre ad opera di John Huston. Negli anni successivi
altri romanzi e racconti di Traven diventano soggetti di film, prevalentemente
di produzione messicana (64). Tuttavia, come a volte accade, al successo
corrisponde un periodo di inaridimento dell’ispirazione letteraria: Traven non
scriverà più nulla di significativo per oltre vent’anni (65). Si susseguono in
quegli anni le illazioni e le ipotesi sulla vera identità dello scrittore:
sempre più di frequente si parla di lui come un rivoluzionario tedesco in esilio
e fioriscono le più singolari leggende, come quella di una sua partecipazione
alla guerra di Spagna sotto le spoglie di un miliziano tedesco chiamato
Ziegelbrenner (66). Traven smentirà sempre e categoricamente queste ipotesi.
Nel 1960
l’ultima fatica letteraria, il romanzo Aslan
Norval (Il canale), un’opera
ingiustamente sottovalutata dai critici e indicata come l’abbandono definitivo
delle velleità rivoluzionarie di fronte al capitalismo trionfante. In realtà si
tratta di una feroce satira di una società dove il potere della finanza e dei
mass-media imperano a scapito di tutto e di tutti (67).
Il 26 marzo
1969 Traven muore nella sua casa di Calle Rio Mississippi a Mexico City,
stipata dei ricordi dei suoi viaggi nel Chiapas: cappelli di Chamula, manufatti
delle donne indie, frecce di ossidiana (68). Le sue ceneri vengono disperse nel
Chiapas. La rivoluzione degli indios non c’è stata e il capitalismo trionfante
annichilisce, giorno dopo giorno, la cultura e le tradizioni di un popolo, ma
come profeticamente scriveva Traven nel 1929, gli indios: “Avevano perduto una bella patria, una patria così amata che avevano
creduto di non poter sopravvivere alla sua perdita. Ma quando ebbero imparato a
vedere, quando cominciarono a svegliarsi dal loro stordimento, dalle loro
piccole abitudini secolari, capirono di aver trovato, in cambio della piccola e
angusta patria, una patria nuova e più grande che non era priva di bellezza. La
piccola patria antica era sembrata immutabile, destinata a restare sempre
quello che era. La nuova patria era ben diversa. La nuova patria non era
immobile all’orizzonte, ma cresceva continuamente, cresceva di giorno in
giorno, arricchendosi di ogni nuova scoperta, diventando una patria sempre più
grande, che sembrava non aver limiti e che abbracciava tutti gli uomini, tutti
i paesi, tutti i pensieri che venivano pensati” (69). E potremmo
aggiungere: la possibilità di una rivoluzione di tutti i popoli, di tutte le
genti, di tutti gli sfruttati, di tutto il mondo.
“Rivista Storica dell'Anarchismo”, n.2, ed.
BFS, Pisa 2002
Note:
2 - John R.Dagostino, Traven, cugino anarchico del Kaiser, in Il Giornale del 1/8/1982. La fonte
principale di Dagostino è il diario di Federico Leopoldo Hohenzollern, figlio
di un cugino del Kaiser Guglielmo II, in cui vi sono ripetuti accenni
al"bastardo"Faige.
3 - Theodor Zweifel
nell’introduzione all’edizione francese di una raccolta di articoli tratti dal
Ziegelbrenner (B.Traven-Ret Marut, Dans
l’Etat le plus libre du monde, Ed. L’insomniaque,
Paris 1994) ricostruisce puntigliosamente l’elenco delle persone che si sono
sospettate celarsi dietro il nome di Traven: Jack London, Ambrose Bierce, Frans
Blom, il presidente del Messico Adolfo Lopez Mateos, sua sorella Esperanza,
August Ribelje, Jacob Torice, il presidente del Messico Elias Calles, Arthur
Breiski, un milionario americano, un vecchio schiavo negro, un gruppo di
scrittori honduregni, un gruppo di sceneggiatori di Hollywood...., nonché i
nomi che ha utilizzato: B.Traven, Arnolds, Barker, Hal Croves, Traven Torsvan,
Traven Torsvan Torvan, Traven Torsvan Croves, Ret Marut, Artum, Fred Mareth,
Rex Marut, Richard Maurhut, Albert Otto Max, Wienecke, Otto Feige, Kraus,
Martinez, Fred Gaudet, Lainger, Götz Olhy, Anton Räderscheidt, Robert Bek-Gran,
Hugo Kronthal, Wilhelm Scheider, Heinz Otto Becker; le professioni esercitate:
scrittore, attore, regista, fotografo, agente letterario, marinaio,
esploratore, arboricultore, sceneggiatore; e infine le nazionalità che gli sono
state attribuite: britannico, americano, svedese, norvegese, lituano,
messicano.
4 - Will Wyatt, The secret of the
Sierra Madre, 1980.
5 - Karl S. Guthke, B.Traven: The
Life Behind the Legend, 1991.
6 - B.Traven - Ret Marut. Der
Ziegelbrenner, Verlag Klaus Guhl, Berlin 1976.
7 - Claire Auzias, Traven est de
retour, in Chimeres n.31, Estate
1997.
8 - Michael Baumann, B.Traven, una introduccion, Lecturas 70 mexicanas, 1985, p.50.
9 - Lanfranco Vaccari, Traven. Dal nostro agente a Tampico,
in Il Corriere della Sera, 3/8/2001.
10 - B.Traven - Ret Marut. Der
Ziegelbrenner, op.cit.
11 - ClaireAuzias, art.cit.
12 - Ibidem
13 - B.Traven-Ret Marut, Dans l’Etat
le plus libre du monde, Paris 1994. Nella prefazione di Theodore Zweifel, la
traduttrice Adèle Zwicker, in nota, scrive che Marut era iscritto alla facoltà
di filosofia di Monaco già dal 1915.
14 - Ibidem. Da notare che luogo, giorno e
mese di nascita corrispondono a quanto risultava da Düsseldorf, ma l’anno è
diverso.
15 - Claire Auzias, art.cit.
16 - Anarchico tedesco
(1878-1934), poeta. Membro del Consiglio rivoluzionario di Monaco fu
l’animatore di due importanti giornali anarchici: Der Kain (Monaco), Das Fanal
(Berlino). Fu assassinato dai nazisti nel campo di concentramento di
Oranieburg.
17 - Anarchico tedesco
(1870-1919) che ebbe un ruolo importante nella separazione tra
socialdemocratici ed anarchici in Germania. Protagonista di primo piano nella
repubblica consiliare di Monaco. Arrestato nel 1919, viene assassinato poco
prima di comparire in tribunale.
18 - Poeta e autore
drammatico (1893-1939), protagonista della repubblica consiliare di Baviera al
fianco degli anarchici; incarcerato per cinque anni in un campo di rieducazione
col lavoro. Emigra nel 1933 negli Stati Uniti, dove si suicida nel 1939.
19 - Richard Maurhut, An das Fräulein von S..., J.Mermet Verlag, München 1917.
20 - La rivista, il cui
primo numero è datato 1/9/1917, è in ottavo, con la copertina in colore
rossiccio e reca in copertina: Verlag: "Der Ziegelbrenner", München
23. Ziegelbrenner è il termine tedesco che designa colui che cuoce i mattoni
nella fornace.
21 – Dopo i primi 4
numeri Der Ziegelbrenner avrà una lunga
sospensione fino al novembre 1918 e poi un’altra ancora fino al 15 gennaio del
1919.
22 - B.Traven - Ret Marut. Der Ziegelbrenner,
op.cit. – n.15 del 30 gennaio 1919:
"La rivoluzione mondiale inizia".
Così prosegue l‘appello: "Salve
esseri umani! Salve uomini e donne della rivoluzione! Salve! Salute a voi,
fratelli della repubblica universale che viene! Salute a voi, uomini della
santa cittadinanza del mondo futuro! Salve, esseri umani! Salve!".
23 – Scrittore e
giornalista (1867-1919). Esponente di primo piano della USPD di Monaco.
Assassinato nel febbraio del 1919.
24 – Rivoluzionario
russo (1885-1936). Fondatore e dirigente della KPD di Monaco. Dopo il
fallimento della rivoluzione bavarese ritorna in Russia, dove, presumibilmente,
è fucilato nelle purghe staliniane.
25 - B.Traven - Ret Marut. Der Ziegelbrenner,
op.cit. –"La tempesta si avvicina! È arrivato il giorno. Siate pronti! Aprite gli
occhi, siate uniti!
Io non appartengo al partito socialdemocratico e non sono
più socialista indipendente. Io non appartengo al gruppo Spartaco e non sono
più bolscevico. Io non sono affiliato a nessun partito, a nessun circolo
politico di nessun tipo; perchè nessun partito, né programma, nessun proclama,
né decisione collettiva potranno proteggermi dall‘infelicità universale.
Io non posso appartenere ad alcun partito perchè vedo in
tutte le appartenenze una limitazione alla mia libertà personale, perchè
conformarmi a un programma di partito ostacola la possibilità di evolvermi
verso quello che io considero il più alto e nobile scopo sulla terra: Avere il
diritto di essere un essere umano!".
26 - B.Traven - Ret Marut, Dans l’Etat..., op.cit. – Premessa di
Adele Zwicker.
27 – L’episodio è
descritto dallo stesso Marut nel n.18-19 di Der
Ziegelbrenner del 3/12/1919, nell’articolo Im freiesten Staate der Welt (Nello Stato più libero del mondo).
28 - Claire Auzias, art.cit.
29 - Dai registri di
bordo della nave Tuscaloosa – lo
stesso nome della carretta del mare da cui il protagonista de Das Totenschiff (La nave morta, uno dei romanzi più famosi di B.Traven) viene
lasciato a terra - risulta che nel 1919 vi si imbarcò un certo Hal Croves: lo
stesso nome dell’agente letterario e traduttore di Traven e lo stesso cognome
del primo marito della madre di Faige - John R.Dagostino, art. cit.
30 - John R.Dagostino, art. cit. - Testimonianza di Gerd
Heidemann.
31 - Lanfranco Vaccari, art. cit.
32 - Suffragetta, esponente del movimento
operaio inglese (1882-1960). Dopo la rivoluzione d’Ottobre si
batte per la cessazione dell’intervento armato contro la Russia. Capeggia
la"Federazione operaia socialista", di estrema sinistra. Nel 1921
aderisce al partito comunista, ma poco dopo ne viene espulsa per essersi
rifiutata di sottomettersi alla disciplina del partito.
33 - Claire Auzias, art.cit.
34 - LanfrancoVaccari, art. cit.
35 – Grande appassionato di fotografia
stringe rapporti con Edward Weston, Tina Modotti e il famoso operatore
cinematografico Gabriel Figueroa - Gloria Corica, Il mistero di B. Traven, in Sabor,
n.7-8 del luglio–agosto 1997.
36 - Al ritorno scrive
il giornale di viaggio Land des Frühlings
(Terra della felicità), la sua unica opera non narrativa, dove descrive la vita
degli indios del Chiapas.
37 – “Era un ometto tra i cinquanta e i sessanta.
Non parlava quasi mai. Riuscii a cavargli di bocca che veniva da Acapulco”.
Questo è il ricordo del regista di Croves, che comunque sospetta si tratti di
Traven in persona.
38 - Der Schatz der Sierra Madre, nella
stesura originale.
39 - Auzias, Corica,
Dagostino – articoli.cit.
40 – Sono gli unici ad
avere questa struttura narrativa e come protagonista Gales, se si eccettua il
racconto Der Nachtbesuch im Busch
(Una visita notturna nella giungla) scritto nel 1928.
41 – Cfr. Collegamenti Wobbly n.1, 2002:
G.Barroero – B.Traven, La nave morta.
42 - Il romanzo compare
a puntate, in Germania, sul giornale socialdemocratico Vorwärts nel 1925. “L’autore”
scrive il giornale “conosce la vita del
proletariato messicano e nord-americano. Ha lavorato in fabbrica, ha vissuto
con gli indios della Sierra Madre, è stato raccoglitore di cotone, cacciatore,
guida, cercatore di petrolio”.
43 - Gli aderenti all’I.W.W. (Industrial Workers of the World).
44 – Cfr. AltraStoria n.5, 2000: G.Barroero – Traven e Messico.
45 - Michael Baumann, op. cit.
46 – Su questa questione
Baumann analizza l’ipotesi dell’Erlebnisträger
(portatore di eventi o di esperienza). In sostanza, dietro le avventure di
Gales ci sarebbero, non già esperienze di vita di Traven, ma bensì quelle di
uno sconosciuto di origini nordamericane, che lo scrittore si sarebbe limitato
a riformulare e a tradurre in tedesco. Questa ipotesi sarebbe supportata
dall’analisi lessicale dei testi, infarciti di idiomatismi nord-americani in
una struttura sintattica tedesca e dalla considerazione che difficilmente
Traven potrebbe aver accumulato così tante esperienze di vita in così poco
tempo. A ciò si possono muovere almeno due obiezioni: la prima è che l’analisi
testuale è controversa, ci sono opinioni divergenti in merito tra gli studiosi;
la seconda è che per un uomo dalla vita intensa come Traven uno o due anni non
sono davvero pochi per accumulare esperienze di ogni tipo.
47 - Dobbs, Curtin e
Howard sono tre nordamericani che vegetano in una imprecisata città messicana. Tre
reietti della società, a puro e semplice livello di sopravvivenza. I primi due
più giovani, il terzo più vecchio e con fortune altalenanti alle spalle, ma
tutti e tre accomunati dalla condizione di senza casta dei bianchi poveri nella
società messicana. Una mappa con segnata una ricchissima e dimenticata miniera
d’oro scatena il terzetto. Alla fine tra mille difficoltà e insidie l’oro è
trovato, ma il finale è tragico. Cfr. Collegamenti Wobbly n.2, 2002:
G.Barroero - B.Traven, Il tesoro della Sierra Madre.
Da questo romanzo è
stato tratto nel 1948 il celebre film The
treasure of Sierra Madre, per la regia di John Huston e Humphrey Bogart,
Tim Holt e Walter Huston nelle parti di Dobbs, Curtin e Howard.
48 - Chaney Collins,
presidente della Condor Oil Company, vuole acquistare una nuova proprietà, in
aggiunta a quelle che già possiede in Messico. Si tratta di una fattoria
chiamata La Rosa Blanca sul cui
terreno c’è un ricco giacimento di petrolio. Il proprietario, un indio che si
chiama Jacinto Yanez, non vuole vendere la proprietà a Collins, perchè
rappresenta le tradizioni del suo popolo e questo significa per lui di più che
tutto il denaro del mondo. Alla fine però Collins prevale, Yanez viene
assassinato e gli indios de La Rosa
Blanca vanno a lavorare nel nuovo campo petrolifero.
49 - Si tratta di: Der Karren, 1931 (La Carreta); Regierung,
1931 (Speroni nella polvere); Der Marsch ins Reich der Caoba, 1933
(non tradotto); Die Troza, 1936 (non tradotto); Die Rebellion der Gehenkten, 1936 (I ribelli); Ein General kommt aus dem Dschungel, 1940 (non tradotto).
50 - Nella logica dei caballeros si può perdere un dipendente
al gioco, ma non lo si può riscattare dopo perché si tratterebbe di traffico
d’uomini, infatti: "Andrè era un
peon, il quale apparteneva ad una finca (azienda) come bene immobile. Egli naturalmente, per via della Costituzione, non
poteva essere venduto, ma poteva essere scambiato tra i padroni". La Carreta, op.cit
51 - Conducente cioè di carreta, grande carro a due ruote
trainato da buoi.
52 - In questo romanzo Traven racconta le
vicende di un piccolo e povero villaggio indio “indipendente”, cioè nel quale
l’autorità del governo centrale arriva di rado ma in forme estremamente
vessatorie. Nel contrasto tra la comunità india e il suo capo (lo Jefe) e l’autorità centrale e il suo
delegato (il Secretario), ci sono
fasi alterne e meccanismi di compensazione che permettono agli indios di
sopravvivere – Cfr. G.Barroero, art.cit.
53 - Piantagione di alberi di mogano,
dove gli indios lavorano in regime di
semischiavitù e in condizioni disumane.
54 - Le trozas sono tronchi di caoba (mogano), accorciati e legati
insieme per essere trasportati, che pesano fino ad una tonnellata l’uno.
55 - L’organizzazione
della monterìa prefigura quella di un
lager: al vertice i patroncitos, i
tre fratelli Montellano, padroni che dispongono della vita e della morte degli indios; immediatamente sotto i capataces, sorveglianti armati e
spietati, capeggiati dal mayordomo,
il loro capataz; sotto la massa
indistinta degli indigeni. Da un altro punto di vista la monterìa è un microcosmo che riproduce la divisioni in classi della
società: al vertice i padroni, poi i sorveglianti - la loro polizia, più in
basso gli artisanos - lavoratori
artigiani indipendenti con le loro fondas
(botteghe), ancora sotto una sorta di “aristocrazia operaia” - i cayuquesos (traghettatori, proprietari
delle loro misere imbarcazioni), infine la feccia proletaria - i tagliatori e i
bovari.
56 - I ribelli, op.cit.
57 - Ivi.
58 – La nave morta, op.cit.
59 – Der Ziegelbrenner, 1/9/1917.
60 - Il tesoro
della Sierra Madre, op. cit.
61 – La Rosa Blanca, op.cit.
62 - Il tesoro della Sierra
Madre, op. cit.
63 – Questo tema è
ampiamente affrontato ne Il ponte nella
giungla e ne La Rosa Blanca.
64 – Otto sono i film
ispirati da romanzi e racconti di Traven (cfr. Filmografia)
65 - Con l'unica
significativa eccezione della novella Der
Dritte Gast (Macario), scritta
nel 1950, che con altri bellissimi racconti scritti negli anni precedenti -
come Der ausgewanderte Antonio (La
migrazione di Sant’Antonio) e Der
Nachtbesuch im Busch (Una visita notturna nella giungla) - compone quella
produzione"minore"di Traven che nulla ha da invidiare (per eleganza
stilistica, brillantezza dell'invenzione e sottile sarcasmo) a quella dei
romanzi più conosciuti.
66 – Luis Suárez, op.cit. - In realtà l'unico rapporto di
Traven con la guerra di Spagna è del 1938, quando - ad un invito fattogli dalla
Solidaridad Internacional Antifascista ad appoggiare la rivoluzione spagnola,
collaborando alla redazione tedesca della rivista Timon edita a Barcellona - lo
scrittore risponde: “Il vostro invito è
il più grande onore che mi sia stato conferito fino ad ora. Non sono purtroppo
in grado di accettare tale onore….. La mia conoscenza della lingua tedesca è
limitata…. Sono stato una sola volta in Germania, prima della guerra del ’14….
Sono nato nell’America del nord e la mia lingua materna è l’inglese.”.
Lettera pubblicata in Solidaridad Obrera
del 22/5/1938. Riportata in Dans l’Etat
le plus libre du monde, op.cit.
67 – È la storia di
Aslan Norval, giovane ereditiera americana, immensamente ricca, vitale e piena
d’immaginazione, che concepisce un sogno grandioso e assurdo: scavare un canale
navigabile che tagli in due gli USA, dall’Atlantico al Pacifico. Il canale è la
metafora dell’intrapresa capitalistica qualunque essa sia: il viaggio sulla
luna, il grattacielo più alto del mondo o, come nel romanzo, una
fantascientifica linea ferroviaria che con sedici binari affiancati trasporti
le navi attraverso gli Stati Uniti, coast
to coast. Non c’è affatto compiacimento, nelle pagine del libro, per lo
stile di vita americano, ma una denuncia delle sue aberrazioni: dal
comportamento dei senatori che in commissione si dichiarano contro il progetto
e poi, di nascosto, acquistano le azioni, all’uso sfrenato e imbonitore dei
mass-media per vendere un’idea fondata sul nulla (anticipatore di quello a cui
assistiamo oggi in termini di spettacolarizzazione dell’economia e della
politica), per finire alla finanziarizzazione abnorme dell’economia: il canale
non si farà, ma che importa? Il giro dei capitali messo in movimento è enorme e
qualcuno, speculando, si arricchirà, altri perderanno tutto. Non c’è
compiacimento, non c’è adesione, c’è il solito Traven, ironico, pungente e
amaro.
68 - Gloria Corica, art.cit.
69 – La Rosa Blanca, op.cit.
Bibliografia:
- An das Fraulein von S., 1916 (come Richard
Maurhut) (To the honorable Miss S… and
other stories, 1981)
- Die
Baumwollpflucker,
1925 (Apparso a puntate nel 1925 sul Vorwärts)
- Der
Wobbly,
1926
- Der
Schatz der Sierra Madre, 1927 (The treasure
of Sierra Madre, 1935 - Il tesoro della Sierra Madre, Longanesi,
Milano 1949, tradotto dall’inglese)
- Land des Frühlings, 1928 (Land of springtime)
- Der Busch, 1928 (Antologia di racconti)
- Die Brücke im Dschungel, 1929 (The bridge in the jungle,
1938 - Il ponte nella giungla, Longanesi, Milano 1947, tradotto
dall’inglese)
- Die
Weisse Rose, 1929 (The white rose
- La Rosa Blanca, Longanesi, Milano
1953)
- Die Baumwollpflucker, 1929 (The
cotton-pickers, 1956 - I raccoglitori
di cotone, Longanesi, Milano 1959)
- Der Karren, 1931 (I del ciclo della Caoba) (The Carreta, 1934 - La Carreta, Longanesi, Milano 1948)
- Regierung, 1931 (II del ciclo della Caoba) (Government, 1935 - Speroni nella polvere, Longanesi, Milano 1951)
- Der Marsch ins Reich der Caoba, 1933 (III del ciclo
della Caoba) (March to the monterìa,
1960)
- Die Troza, 1936 (IV del ciclo della Caoba) (Trozas)
- Die Rebellion der Gehenkten, 1936 (V del
ciclo della Caoba) (The rebellion of the
hanged, 1952 - I ribelli,
Longanesi, Milano 1952)
-
Sonnen-Schopfung, 1936 (Creation of the Sun and the Moon)
- Ein General kommt aus dem Dschungel,
1940 (VI del ciclo della Caoba) (The
general from the jungle, 1954)
-
Macario (Der Dritte Gast), 1950 (racconto) (The third guest, 1954)
- Aslan Norval, 1960 (Il canale, Longanesi, Milano 1961)
Antologie
e racconti in italiano
- Il
meglio di Traven
(antologia), Longanesi, Milano 1954
Contiene i racconti: Un affare da cani (Ein
Hundegeschaft - 1927); Acquisto di un
asino (Der Eselkauf - 1927); L’ospedale (Das Hospital - 1925); Orgoglio
di famiglia (Familienehre -
1928); Dinamite (Dynamit - 1925); La
sentinella (Der Wachtposten -
1928); raccolti nell’antologia Der Busch,
1928;
e i romanzi: La nave morta e Il tesoro
della Sierra Madre
- Storie della giungla messicana (antologia), Editori
Riuniti, Roma 1982
Contiene i racconti: Un affare da cani; La
compravendita di un somaro; L’onore
della famiglia; La cartuccia di
dinamite; L’uomo di guardia; già
comparsi ne Il meglio di Traven e Una festa da ballo indiana nella giungla
(Nachttanze der Indianer – 1926); Storia di una bomba (Die Geschichte einer Bombe – 1925); Diplomatici (Diplomaten – 1930); La
migrazione di Sant’Antonio (Der
ausgewanderte Antonio – 1930); E fu
così che nacque un nuovo dio (Die
Geburt eines Gottes – 1926); Il
grande industriale (Die
Grossindustrielle – 1930); Il medico
dei banditi (Der Banditendoktor –
1930); La risurrezione di un morto (Die Auferwekung eines Toten – 1928); Il terzo ospite (Der dritte Gast – 1950); La
creazione del sole (Sonnenschopfung
– 1936); Anima di un cane (Seele eines Hundes – 1955); Una visita notturna nella giungla (Der Nachtbesuch im Busch – 1928); Una
storia davvero cruenta (Eine wahrhaft
blutige Geschichte – 1955); La
conversione degli indiani (Indianer-Bekehrung
– 1930); Là nella giungla, in Messico
(Im tropischen Busch – 1926); Un’iniziativa assistenziale indovinata (Die Wohlfahrtseinrichtung – 1928); Un rimedio infallibile; Eppure fu madre; La lettera di ringraziamento; La
dea del fulmine e del tuono.
Bibliografia essenziale su Traven
-
Auzias Claire, Traven est de retour,
in Chimeres n.31, Estate 1997.
- Baumann Micheal L., B.Traven: An Introduction, 1976.
-
Baumann Micheal L., Mr. Traven: I
presume?, 1997.
-
Chankin Donald O., Anonymity and Death: The
Fiction of B.Traven, 1975.
-
Encyclopedia of World Literature in the
20th Century, Vol.4, 1999.
-
Guthke Karl S., B. Traven: The
Life Behind the Legends, 1991.
-
Guthke Karl S., B. Traven:
Biography of an Enigma, 1991.
-
Mezo Richard E., A Study of B.Traven’s
Fiction: The Journey to Solipaz, 1993.
-
Raskin Jonah, In Pursuit of B.Traven and
Kenny Love, 1978.
-
Raskin Jonah, My search for B.Traven,
New York 1980.
-
Recknagel Rolf, Beitrage zur Biographie
des B. Traven, 1977.
-
Schurer Ernst – Jenkins P., B.Traven:
Life and Work, 1987.
-
Stone Judy, The mystery of B.Traven,
Los Altos 1977.
- To the honorable miss S and other stories by Ret Marut, Westport 1981.
-
Treverton Edward N., B. Traven: a
Biography, 1999.
-
Wyatt Will, The secret of the Sierra
Madre: The Man Who Was B.Traven,
New York 1980.
-
Zogbaum Heidi, B.Traven: A vision of
Mexico (Latin American Silhouettes), 1992.
Articoli e saggistica su Traven in
italiano
A carattere generale:
* Anonimo – Il romanziere pseudonimo era un sovversivo con lo scettro? – in Tempo Medico n.181 dell’aprile 1981.
* Barroero Guido – Un tranquillo giramondo rivoluzionario: ipotetica storia di B. Traven
– in Umanità Nova del 21/2/1999.
* Corica Gloria – Il mistero di B. Traven - in Sabor,
n.7-8 del luglio–agosto 1997.
* Dagostino John R.- Traven, cugino anarchico del Kaiser - in Il Giornale del 1/8/1982.
* D’Amico Masolino – Svelata l’identità del romanziere misterioso – Tuttolibri n.160 del 13/1/1979.
* Monti Mario - Traven, un poeta misterioso tra i campesinos - in Reset del marzo 1994.
* Vaccari Lanfranco – Traven. Dal nostro agente a Tampico – in
Il Corriere della Sera del 30/8/2001.
Per gli
aspetti più specificamente letterari:
* Dizionario Bompiani degli autori – voce Traven, Bruno – 1987.
* Moravia Alberto - Fra Marx ed Hemingway - in Reset
del marzo 1994.
* Cecchi Emilio - B. Traven e Ancora di
B. Traven - in Scrittori inglesi e americano Vol.2 - Milano 1964.
Recensioni:
* Barroero Guido – B. Traven, La Nave Morta – in Collegamenti
Wobbly n.1 del 2002
* Barroero Guido – Traven e Messico – in AltraStoria
n.5 dell’agosto 2000 – recensioni de Speroni
nella polvere; I ribelli; La Carreta; I raccoglitori di cotone.
* Barroero
Guido - B. Traven, Il tesoro della Sierra Madre
- in Collegamenti Wobbly
n.2 del 2002.
Filmografia:
The
treasure of Sierra Madre – 1948 – regia di J.Huston – interpreti: Humphrey Bogart,
Walter Huston, Tim Holt – USA - (dal romanzo omonimo).
Rebellion
de los colgados
– 1954 – regia di Emilio Indio Fernandez e Alfredo B. Crevenna – interpreti: Pedro
Armendariz; Ariadna Welter; Carlos Lopez Moctazuma – Messico - (dal romanzo
omonimo).
Canasta de
cuentos mexicanos
– 1955 – Regia di Julio Bracho – Interpreti: Maria Felix; Pedro Armendariz;
Arturo De Cordova; Lorraine Chanel; Mari Blanchard; Jack Kelly – Messico - (dai
racconti: La tigresa, Una solucion
inesperada, Canasta).
Das
Totenschiff
– 1959 – regia di Georg Tressler – Interpreti: Horst Bucholz, Elke Sommer –
Germania - (dal romanzo omonimo).
Rosa
Blanca
– 1961 – Regia di Robert Gavaldon – Interpreti: Ignacio Lopez Tarso; Christiane
Martel; Reinhold Olszewski – Messico - (dal romanzo omonimo).
Dias de
otono –
1963 - Regia di Robert Gavaldon – Interpreti: Pina Pellicer; Ignacio Lopez Tarso; Evangelina Elizondo – Messico
- (dal racconto Frustration).
Puente en
la selva
– 1971 – regia di Francisco Kohner – Interpreti: John Huston; Charles Robinson;
Katy Jurado – Messico - (dal romanzo omonimo).
La
rebellion de los colgados – 1986-1987 – Regia di Juan Luis Bunuel – Interpreti:
Patricia Reyes Spindola; Fernando Balzaretti; Manuel Ojeda; Jose Carlos Ruiz;
Elena Sofia Ricci – Messico - (dai romanzi: El
Gobierno, Marcha a la Monterìa, La Rebellion de los colgados).