Anarchico individualista, Enzo Martucci (1904-1975) rimane una sorta di
enigma per gli anarchici ufficiali (“i faisti”: l’assonanza è palese). Ebbe
diversi guai sotto il fascismo e fu confinato. Nel dopoguerra svolse un’intensa
attività di conferenziere. Negli ultimi anni polemizzò perfino con Julius Evola
a proposito di “individualismo aristocratico”. Nel 1990, con una necessaria
monografia, l’artista bolognese Gianluigi Bellei – che ebbe modo di incontrarlo
nei primi anni Settanta – contribuì a trarlo dall’oblio (L’Edera
Maledetta, Traccedizioni). Il brano che
segue è preso da
Enzo Martucci
Mario Mariani e Camillo Berneri
"Se
…Mariani aspira, dunque, ad un’Anarchia edenica
realizzata dagli uomini-angeli che saranno resi tali dal sistema pedagogico di Magda Ziska. Io tendo invece ad
un’Anarchia polimorfa vissuta dagli uomini
naturali che avranno infranto tutti i ceppi, etici, religiosi e giuridici,
seguendo il grande esempio di Giulio
Bonnot. Le due concezioni sono separate
da un abisso ed è possibile dire che le nostre Anarchie si negano a
vicenda, si escludono reciprocamente.
Però, malgrado questo, io stimo Mario Mariani perché
è uno scrittore valoroso ed un uomo sincero ed audace che ha saputo lottare per
le sue idee ed affrontare le
aggressioni e le persecuzioni dei fascisti, senza mai indietreggiare di
un passo. Quindi deploro profondamente l’attacco sleale che contro lui ha sferrato il giornale ?Umanità Nova ?
riproducendo un articolo scritto 25 anni
or sono da Camillo Berneri "Mario Mariani borghese".
Berneri, si noti bene, è stato reso simpatico dalla
sua morte perché è caduto vittima dell’intolleranza feroce dei preti staliniani in Spagna. Ma era, in vita, un
prete anche lui ed aggrediva fanaticamente tutti coloro che non entravano nella
sua chiesa. Anch’egli anelava una futura umanità di tipo unico che avrebbe seguito una sola regola di
condotta, praticato un solo sistema
sociale, quello comunista libertario, ed eliminato i non-conformisti, i refrattari, i ribelli.
La sua Anarchia conventuale era più vicina all’Anarchia edenica di Mariani, che
non alla mia Anarchia istintiva,
naturalista, multiforme.
Scagliandosi, nel 1920, contro me, sedicenne, e
contro Renzo Novatore ci chiamò, sulla
rivista "L’Iconoclasta" che ospitava tutte le polemiche fra
anarchici, "megalomani, grafomani e
paranoici, deboli imitatori dei filosofi pazzi e dei poeti decadenti, smidollati dall’oppio,
dall’hascisc e dalle sirene a un tanto l’ora".
Io non potei rispondere perché nel frattempo, ero
stato arrestato. Ma Renzo Novatore, lo strano e grande artista caduto poi eroicamente in un conflitto con la
sbirraglia, replicò per entrambi e definì Camillo "un topo di biblioteca,
dogmatico e pedante, che sa solo imparare ma non creare, sa solo vivacchiare ma non vivere, ed odia
coloro che non si contentano, come lui,
di rimanere coi piedi sulla terraferma della mediocrità, ma mettono l’ali per
volare verso i cieli più lontani e
discendere negli abissi profondi".
Quindi, da quel buon mediocre ch’egli era, Berneri,
nelle sue critiche, non usava che gli argomenti banali accettati dal gusto comune.
E li ha usati anche contro Mariani accusandolo
di pornografia.
Ma cosa significa ciò? Significa semplicemente che
il professore Berneri era un tartufo in cattedra, un moralista da sagrestia, non certamente un anarchico. La
pornografia non esiste e, come ha risposto acutamente Mariani, essa non è altro
"che l’amour des autres, come dicono i francesi, nella vita. E nella letteratura Oscar Wilde che se
ne intendeva, scrisse già: non esistono libri morali e libri immorali, esistono
libri scritti bene e libri scritti male".
Dimostrare che nella natura umana vi sono certe
tendenze sessuali che non è possibile
negare o soffocare, come verrebbe la stupida morale corrente, significa
fare della pornografia? Ma allora io sono più pornografico di Mariani perché
sono andato molto più in là di lui. E più pornografici di Mariani e di me sono
Gide, Proust, Lawrence, Sartre e tutti i più grandi scrittori contemporanei. E
D’Annunzio dove lo mettiamo? E Mirbeau, Gauthier. Flaubert? E il fine Petronio,
autore del "Satyricon"?
E Anacreonte e Saffo e tutti i poeti greci? Dal che
si desume che se il professore Camillo Berneri fosse vissuto e diventato Alto
Commissario per l’istruzione nella Federazione dei Comuni Libertari d’Italia,
avrebbe cacciato dalle scuole e dalle biblioteche tutte le opere della
letteratura antica, moderna e modernissima e fatto rimanere soltanto "I
promessi sposi" di Manzoni, il libro che elegia i sentimenti morali, le
virtù casalinghe e l’insuperabile santità del focolare domestico.
Berneri ha anche accusato Mariani di voler
distruggere la famiglia. Ebbene, cosa c’è di grave in ciò? Si è scandalizzato
il professore? E perché allora non ha mosso l’accusa anche contro Platone che
ne "La Repubblica" auspica il libero amore ed il figlio collettivo?
La realtà è questa: Berneri non era un anarchico
come non lo sono i suoi discepoli odierni, i comunisti libertari, i redattori
di "Umanità Nova", Pier Carlo
Masini, Cesare Zaccaria, Carlo Doglio et similia. Questi signori definiscono
Anarchia il loro ideale sociale ch’è invece un regime democratico a-statale,
ossia un regime in cui l’autorità è esercitata dalla maggioranza. Ora
l’Anarchia è qualche cosa di più: è una vita nella quale non esiste nessuna
autorità perché nessuno la riconosce e nessuno si sottomette ad essa. E’ una
vita nella quale non v’è un solo sistema sociale, il comunismo libertario, ma
vi sono tanti sistemi diversi, tante forme varie prodotte dalla varietà dei
bisogni, dei gusti e delle opinioni degl’individui. E tutte queste forme non si
fossilizzano ma evolvono e si trasformano, si dissolvono e si ricostituiscono
man mano che i singoli avvertono nuove necessità o sentono cambiate le loro
disposizioni o mutate le loro idee.
L’Anarchia non è una società organizzata,
disciplinata, conciliabile con l’attuale civiltà industriale meccanica, ma è
la restaurazione della libertà naturale
che non assume un aspetto unico, ma si realizza sotto aspetti diversi mediante
tanti modi diversi d’associazione, d’intesa, di rapporti vari e di equilibri variamente
producentisi fra gli uomini senza dio e senza padrone.