Dalla prefazione a Le Adolescenti di Mario Mariani - pubblicato dal suo classico editore,  Sonzogno -  sono qui proposte le prime tre pagine. L'edizione è quella popolare (ma tutte lo furono)  del 1948 che comporta, nelle ultime pagine, “un'appendice polemica dell'autore”, Il Processo alla Letteratura col “resoconto del processo di Milano” che seguì alla pubblicazione originale del 1920. Oltre a ciò che qui viene riprodotto, la prefazione seguitava nello stesso tono a cantare “la nostra canzone di primavera” difendendo gli amori quattordicenni di cui si occupano i racconti del libro: “Vogliamo proibirci stupidamente anche quella sola gioia ci concederebbe gratuita e forzare delle meravigliose bambine a consumare in ismanie solitarie infiniti tesori di piacere che potrebbero, senza danno alcuno, godere e profondere”. Mario Mariani (1883-1951) fu scrittore libertario, a suo agio coi temi erotici, il cui antifascismo lo portò dapprima a Parigi e poi in Brasile, dove morì. Oltre all’opera narrativa gli si devono un memoriale tutto fuor della retorica connessa  sulla sua esperienza nelle Prima Guerra Mondiale (Sott'la Naja, 1919),  il  volume di Ripugnanze e ribellioni (1921), quello de I quaderni antifascisti (1927) e altro. Fra quest’altro non va trascurata la prefazione a I nuovi tempi (1918)  di Kurt Eisner, il socialista che dopo aver proclamato il “Freistaat” bavarese fu assassinato da un nazionalista.

Mario Mariani

Viva la Pornografia!

I critici tutti e qualche lettore diranno: pornografia!

Io ho nella vita un vizio vecchio del quale mi trovo contento: fare a modo mio e lasciar dire.

Questa che vi regalo è la mia canzone di primavera e credo sia arte. E non voglio nemmeno affaticarmi a rifar qui, per uso e consumo dei pudichi lettori italiani, l'esame della fradicia questione che la morale impone all'arte, esame già fatto per me dai giudici della senna che discussero e assolsero I Fiori del Male di Baudelaire e Madame Bovary di Flaubert, esame che s'è studiato di riassumere con garbo, in difesa di Mimì Bluette, il mio ottimo amico Guido da Verona, il quale, sia detto con buona pace dei moralisti, ha, per scrupoli morali, rovinato, dal punto di vista artistico, uno dei suoi più bei libri: Colei che non si deve amare.

Io mi limito a ripetere qui una frase di Oscar Wilde che ha per me un valore definitivo e conclusivo: “Non esistono libri buoni e libri cattivi; esistono libri scritti bene e libri scritti male”.

Questa è la mia canzone di primavera e ho provato di scriverla bene.

Ma poi si badi, io vado un pochino più in là del mio ottimo amico Guido; io sto cercando di dimostrare da tre o quattro anni – in parecchi libri -che per me l'inversione dei valori morali auspicata da federico Nietzsche è una cosa maledettamente seria. Io sono immoralista per convincimento filosofico. Ritengo il costume, la legge, la morale borghese come un qualcosa di profondamente immorale – anzi, di ripugnante addirittura – e, alla stregua di quella morale, io mi sento di essere in diritto di essere o amorale o immorale. E giudico sempre capovolgendo: la donna che in nome del matrimonio – il matrimonio è per me un contratto di prostituzione a lunga scadenza – sfrutta il marito e gli resta fedele solo per paura di perdere il pane quotidiano, è una ipocrita e una sgualdrina. La nostra società la battezza donna onesta. Mentre, per me, quella che la società battezza sgualdrina è un ponte tra la schiava di ieri e la donna libera di domani.

Se un uomo mi assicura: io sono un galantuomo secondo tutte le leggi e anche secondo tutti i pregiudizi della società borghese, io penso: quello è il più perfetto mascalzone che abbia camminato sotto le stelle. Mentre quando mi dicono: il tale è un delinquente, io penso che se ha rotto, spezzato, fracassato una qualche legge, un qualche costume, un qualche pregiudizio di quella schifosissima sentina di tutti i vizi e di tutti i gesuitismiche è la nostra moderna e preogredita società borghese, quell'uomo è uno splendido ribelle, è, forse, un eroe.

Dunque a giudicare me alla stregua della vostra morale, critici e lettori pudichi, perdete il tempo.

Volete che questo libro sia pornografico? Benissimo, Viva la pornografia!

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