Bo Botto

Enric Marco, impostore

Javier Cercas: L'IMPOSTORE. Guanda, 2015

"Conobbi Enric Marco", ricorda Javier Cercas, "nel giugno del 2009, quattro anni dopo che era diventato il grande impostore e il gran maledetto. Molti ricorderanno ancora la sua storia. Marco era un ottuagenario di Barcellona che per quasi tre decenni si era fatto passare per deportato nella Germania hitleriana e per sopravvissuto ai campi nazisti, aveva presieduto per tre anni la grande associazione spagnola dei sopravvissuti, la Amical de Mauthausen, aveva tenuto centinaia di conferenze e concesso decine di interviste, aveva ricevuto importanti onorificenze ufficiali e aveva fatto un discorso al Parlamento spagnolo a nome di tutti i suoi presunti compagni di sventura, finché, agli inizi di maggio del 2005, si era scoperto che non era un deportato e che non era mai stato prigioniero in un campo nazista. La scoperta l’aveva fatta un oscuro storico di nome Benito Bermejo, giusto prima che venisse celebrato, nell’ex campo di Mauthausen, il sessantesimo anniversario della liberazione dei campi di sterminio, in una cerimonia alla quale per la prima volta avrebbe partecipato un presidente del governo spagnolo e in cui Marco avrebbe svolto un ruolo importante, al quale all’ultimo momento la rivelazione della sua impostura lo costrinse a rinunciare."

La sua storia di internato, Marco l'aveva raccontata nelle scuole e in numerose conferenze ma le sue imposture non finivano lì. Responsabile (autentico) del sindacato anarchico CNT negli anni settanta, si era inventato una partecipazione adolescienziale alla guerra civile e una instancabile attività antifranchista. Ma, si chiede Javier Cercas, "non è forse la menzogna di Marco una menzogna vitale nietzschiana, una menzogna epica e totalmente asociale e moralmente rivoluzionaria perché mette la vita al di sopra della verità?" Impressionato da un articolo di Mario Vargas Llosa "in cui salutava con ironia il geniale talento di Marco e gli dava il benvenuto nella confraternita degli affabulatori" e da uno di Claudio Magris che lo commentava, Cercas ebbe l'esortazione a scriverne dallo stesso Vargas Llosa "non ti rendi conto? Marco è un tuo personaggio! Devi scrivere di lui!". Definire "romanzo", come è definito, quel che ne è venuto fuori è riduttivo. Si tratta viceversa di una vera e propria inchiesta che racconta, fra l'altro, gli incontri dell'autore col protagonista.

“Fogli di Via”, marzo-luglio 2016