Maurizio Cabona

Lourdes: i cattolici si dividono

I referendum su divorzio e aborto hanno ridotto il millenario retaggio identitario dell’Italia a convinzione personale e convenzione internazionale. Da oltre trent’anni i cattolici sono diventati, anche qui, minoranza mediatica. Nella maggioranza mediatica, però, quasi nessuno osa apparire anticattolico, per non dire anticristiano, specie sotto elezioni, quando si gareggia in pelosi omaggi all’abbandonata fede dei padri. Carlo Verdone conosce meglio di altri questa doppia morale. Così ne ha tenuto conto presentando Io, loro e Lara, per ridurre il rischio - di evitarlo non s’illudeva - che il prete missionario, da lui stesso impersonato, incontrasse più pregiudizi che il carabiniere, altra icona nazional-popolare da lui interpretata in precedenza.

Il sostanziale «nihil obstat» di esponenti del clero, sollecitato e informalmente ottenuto da Verdone per il suo film, ha contrariato Vittorio Messori sul “Corriere della Sera” , ispirandogli una requisitoria che - come sempre accade - ha mandato a vedere Io, loro e Lara anche chi mai ci sarebbe andato.

Il problema di questi anatemi impotenti è infatti di contribuire al successo dell’anatemizzato. Lo sa Verdone e lo sa chi distribuiva Io, loro e Lara , la Warner Bros. Non risulta che il Pontificio istituto delle missioni estere ne abbia invece tratto giovamento.

Anche le vendite del “Corriere della Sera” devono essersene avvantaggiate. Infatti alla recente uscita di Lourdes di Jessica Hausner - opera di nicchia rispetto a quella di Verdone - il giochetto s’è ripetuto e il giudizio estetico del critico cinematografico del quotidiano milanese è stato subito sovrastato da quello dottrinario di Messori. Morale: Lourdes incasserà 500 mila euro, anziché 50 mila, per la gioia dell’Istituto Luce, non dei pellegrini nei Pirenei. Si può essere cattolici e intelligenti, come Giulio Andreotti, supervisore del cinema italiano fino al 1954, o cattolici e basta, come il suo erede Oscar Luigi Scalfaro.

L’operazione sdegno di Messori era discutibile, ma comprensibile, allora: il film di Verdone usciva infatti nella sale come una novità. Ma per Lourdes no: già in settembre questo film era in concorso alla Mostra di Venezia...

Così perfino il quotidiano romano “Il Foglio”, che, regnante il papa tedesco, si sostituisce all’“Osservatore romano”, ha impartito a Messori la lezione da cattolica a cattolico di Marina Valensise. In prima pagina, come se le classi dirigenti - cui “Il Foglio” si rivolge come “La Voce” di Prezzolini - pensassero al film Lourdes, non all’intreccio di ricatti nella realtà. L’attenzione del “Corriere” per lo zelo di Messori ne incoraggia l’aspirazione a surrogare il lavoro che una volta faceva il Centro cattolico cinematografico (Ccc): classificare di nuovo i film secondo aderenza a quella fede. Catalogazione che non è lettera morta, perché i riassunti, se non i pareri, del Ccc sono poi stati la matrice dei laicissimi dizionari dei film in commercio... Messori riporta in auge il giudizio morale. Per riprendere il lessico del Ccc, «sconsiglia» Io, loroLara ed «esclude» Lourdes. È lecito: i dibattiti seri sono ricchi di voci anche nette, non di ovattati silenzi. A proposito, però: le voci di ritorno non auspichino il silenzio di chi parlava prima; né alle velleità di una censura se ne sostituiscano altre, solo di segno di verso. Fatta sua dal “Corriere”, la linea Messori offre poi riparo a chi - durante l’ultima Mostra di Venezia, per esempio - inveiva contro certi film non perché brutti, ma perché politici, cioè di sinistra. Contro quelli di destra, nessuno inveisce. Infatti nessuno può produrli nemmeno volendo, perché nessuno, prima, ne scrive di esteticamente accettabili. Alla Mostra di Venezia, Carlo Rossella, presidente della Medusa, mi disse in un’intervista per “Il Giornale” che avrebbe considerato benevolmente «le sceneggiature di destra quanto quelle di sinistra», sebbene gli avrebbero fatto incassare anche meno... A quanto si sa, cinque mesi dopo aspetta ancora. Così chi non fa nulla nel cinema, vuol sopprimere quello altrui o almeno esige cinema non politico. Dettaglio desolante per la democrazia classe 1946. Va pensionata?

"il Giornale", 15febbraio 2010