Carlo Luigi Lagomarsino
come sta Odifreddi
Piergiorgio Odifreddi: COME
STANNO LE COSE. Il mio Lucrezio, la mia Venere. Controtempo-Rizzoli, 2013
Quando mi capita di vedere
il matematico Piergiorgio Odifreddi in tv sono deliziato dai suoi modi
beneducati e dal tono soave con il quale argomenta implacabile le faccende
religiose. Qualcuno, non è da escludere, obietterà che la fede non si discute,
che è fin troppo facile, non avendola, beffarsi della verginità della Madonna o
della Santissima Trinità. Mi riesce difficile capire perché non si possa
ironizzare su questi temi, a maggior ragione se rimugino su quegli stessi
uomini di fede che non sono mai andati troppo per il sottile con chi li
contrasta. Ciò nondimeno qualche tempo fa il Papa emerito Benedetto XVI rispose
con una lettera, soave e beneducata, al libro Caro Papa ti scrivo pubblicato da Odifreddi (Mondadori, 2011). La
cosa destò rumore e malcontento in numerosi seguaci atei e agnostici, per cui
da un giorno all’altro il matematico scrittore perse per loro, chissà perché,
quel credito col quale avevano contribuito al successo dei suoi libri.
Constatata la evidente soddisfazione di Odifreddi, il quale cadde successivamente
anche in una trappola tesagli da una Radio con una finta telefonata di Papa
Francesco, allo scrittore fu rimproverato – come se le umane debolezze, se lo
erano, non potessero dimorare in un accanito scientista - di essere un vanesio
opportunista. Le cose peggiorarono poco tempo dopo, quando non si trovava modo
di seppellire Erich Priebke e Odifreddi accusò la Chiesa Cattolica di non aver
voluto concedere i funerali all’ex SS. Sul blog personale che tiene sul sito di
“Repubblica” (dove fra l’altro fu rimosso
un post sulla questione israelo-palestinese) scrisse cose del tipo
"Il processo di
Norimberga è stata un’opera di propaganda. Le cose possono stare molto
diversamente da come mi è stato insegnato".
O, ancora più clamoroso:
“Non entro nello specifico
delle camere a gas perché di esse so appunto soltanto ciò che mi è stato
fornito dal ministero della propaganda alleato nel dopoguerra, e non avendo mai
fatto ricerche, e non essendo uno storico, non posso fare altro che uniformarmi
all’opinione comune; ma almeno sono cosciente del fatto che di opinione si
tratti, e che le cose possano stare molto diversamente da come mi è stato
insegnato”.
Il “Corriere della Sera” ribatté che “chi ha un pensiero è parco di
opinioni, chi ha solo opinioni pretende di avere un pensiero. Al matematico
Piergiorgio Odifreddi piace interpretare il ruolo di martellatore di verità.”
In poche parole sembra che ci siano vari altri casi, non solo attinenti alla
fede religiosa, che devono rimanere indiscutibili (senza contare che, a sentire
certe campane, se li si discute si dimostra di essere senza pensiero). La
polemica si ingigantì a dismisura così da dare l’impressione che alleggiasse un diffuso sentimento di
avversione – nel quale è facile incorrano a un certo punto gli uomini di
successo quando cominciano ad averne troppo – in attesa soltanto del momento
buono per sbottare. A Odifreddi non restò che ribadire il proprio pensiero (le
sue opinioni e i suoi dubbi) rispondendo a tono, ma sempre col cordiale
atteggiamento che mi colpisce quando lo seguo in tv. Le risposta migliore, per
interposta persona, si poteva tuttavia leggere nel libro entrato in commercio
proprio nello stesso periodo: “non c’è niente che non contenga anche il vuoto
insieme alla materia”. In questo libro, e in modo originale, Odifreddi
commentava il De rerum natura di
Lucrezio pubblicandone il testo in una
nuova traduzione e disegnando, a fronte, una mappa concettuale puntualizzata
dal diverso colore dei caratteri tipografici in modo che col blu si alludesse
ai versi riportati nella pagina vicina e col rosso quelli delle altre. Ma non è tutto qui: nella pagine di commento
erano discusse le scoperte, i fatti, i
concetti, le curiosità che l’autore faceva risalire al testo di Lucrezio, il
tutto insaporito da una ricca e ben selezionata iconografia che, col resto,
faceva del libro una bella avventura editoriale facilmente ignorata dai
bibliofili conformisti del giorno d’oggi.
“Fogli di Via”, Marzo-luglio
2014