Massimo Bacigalupo
Lore Fazio Lindner, la lunga
vita della figlia del console
A 95 anni è mancata il 22 settembre 2009 Lore Fazio Lindner, importante figura nella vita culturale genovese e poi romana, soprattutto ricordata per la sua attività nell’Associazione Italiana Sclerosi Multipla, e come compagna di vita di Cornelio Fazio, direttore della Clinica Neurologica di San Martino, poi chiamato alla Cattedra di Neurologia a Roma. Lore Fazio ha avuto la fortuna di vivere una lunga vita di attività e affetti senza che gli anni, la morte precoce del fratello e la malattia del marito offuscassero il suo entusiasmo e la sua disponibilità. Solo poche sere prima della morte abbiamo cenato a Roma in un ristorante indiano e ci ha raccontato divertita che il proprietario anni fa le aveva fatto recapitare un portafogli perduto, e che da allora si era sempre ripromessa di pranzare lì. Aveva lamentato che stava divenendo un po’ sorda, forse si sarebbe fornita di un apparecchio, ma capiva benissimo i racconti di Genova e Rapallo che le facevo. Poche sere dopo ha avuto un ictus e nel giro di un giorno s’è spenta una figura che era, per quanto giovanile e rivolta al futuro, un pezzo si storia.
Infatti Lore Lindner era la figlia di Ludwig Lindner, console tedesco a Genova nei primi anni ’30, finché non fu radiato per scarsa sintonia con il governo che rappresentava, e forse egli stesso pensò di mettesi da parte avendo una moglie ebrea, Liesel, che risiedeva a Rapallo nella bella Villa Cosmea. Il console Lindner era ben noto a Genova, dove continuò a vivere, longevo quasi quanto la figlia, fino al 1977.
Anni fa mi sono imbattuto negli scritti di Juan Ramon Masoliver, autorevole critico e poeta catalano che nell’anteguerra era lettore di spagnolo all’Università di Genova e collaborava al “Supplemento Letterario” del “Mare” di Rapallo diretto da Ezra Pound e Gino Saviotti. Nel volume Profilo d’ombre (1994) Masoliver ricorda i concerti in casa Lindner in Corso Italia, con la bella giovane figlia Lore, “rientrata da una scuola svizzera”, appassionata di arte e letteratura, e corteggiata dai giovani che frequentavano i genitori.
Il console Lindner era amico di Gerhart Hauptmann, il Nobel tedesco residente a Rapallo, e ne scrisse dopo la guerra. Quando Richard Strauss venne a Genova a dirigere una sua opera al Carlo Felice, fu accolto da Lindner e con lui fotografato alla Villa Andreae di Rapallo. Hauptmann fu infatti un argomento dell'ultima conversazione che ebbi con Lore. Le dissi che era uscito un libro sulla sua discussa convivenza col nazismo, Der Dichter stand auf hoher Küste. Gerhart Hauptmann im Dritten Reich, di Peter Sprengel (Propyläen 2009). Mi offrii di mandarglielo, e lei accettò con il consueto vivace interesse.
Lore crebbe in questa atmosfera di passione culturale e ideale, e trovò il compagno della vita in Cornelio Fazio, giovane neurologo antifascista, che sfuggì avventurosamente ai questurini venuti ad arrestarlo nella sua clinica a San Martino e in seguito dovette vivere in clandestinità (il padre di Cornelio, Egidio, di Garessio, era stato senatore e collaboratore di Giolitti, il figlio Ferruccio è attuale ministro della Sanità).
Lore aspettava appunto Ferruccio quando nel 1944 pensò di riparare dai suoceri a Garessio, zona in realtà meno sicura (in quanto teatro di combattimenti) di quanto fosse la Riviera. Ma tutto andò per il meglio e Ferruccio nacque in una fattoria con i suoi odori di terra.
Iniziata l’era più serena del dopoguerra, nacque la secondogenita Mara, oggi docente universitaria di storia del teatro a Roma. Infatti intorno al 1969 i Fazio si trasferirono nella capitale, dove vissero anni laboriosi e felici. Lore era da sempre molto amica di mia madre Frieda, pediatra americana, e fecero reciprocamente da madrine a Mara e me, nati a pochi mesi di distanza. Non solo, ma poiché a quanto pare io, venuto dopo, ero pigro nel nutrirmi, le due mamme di scambiarono al petto i bebè. Così Mara e io abbiamo sempre potuto vantarci di essere quella strana cosa, fratelli di latte.
Rimasta vedova, Lore si gettò corpo e anima nelle attività di volontariato, ebbe quasi una seconda vita più sua, in cui realizzarsi e operare. I suoi novant'anni furono festeggiati nel Castello di Torre in Pietra, nella campagna romana, e Lore lesse una pagina molto serena in cui si diceva grata per tutto ciò che la vita le aveva dato. Aveva visto nascere e crescere quattro nipoti e aveva gioito delle due bisnipotine. Era perfino, ultranovantenne, arrivata a Maiorca per un periodo di riposo. Ma l’estate la trovava a Garessio, a mettere ordine nelle carte di una famiglia che ha avuto e ha importanza nella storia regionale e nazionale non solo italiana.
“Il
Secolo XIX”, 24 settembre 2009