Domenico Letizia
le Cooperative e la cultura americana
Gli
Stati Uniti si distinguono dall’Europa per una profonda diversità storica, una
tradizione storica molto più libera e liberale.
Mentre in Europa le componenti liberali e socialiste si battevano contro
il potere del re e dei tiranni negli USA si viveva il mito della frontiera e
della libertà da un organismo centralizzato, uno stato quello americano che
almeno alle origini era del tutto inesistente. Da questa matrice culturale si
sviluppa anche l’odierna cultura libertaria americana che affonda le radici nel
pensiero liberale dei padri fondatori e negli articoli più belli e liberi della
Dichiarazione d’Indipendenza. Negli Usa gli anarchici delle seconda metà dell’800
combattevano lo stato semplicemente cercando di deviarlo, di sperimentare con
concretezza l’alternativa alle istituzioni statali e autoritarie. Come
dimenticare il magnifico progetto, fallito per la repressione fiscale, di Lysander
Spooner l’anarchico individualista americano che mise su una nuova compagnia
postale, con tariffe molto basse, in concorrenza con quella inefficace dello
stato. L’America dove, e per certi versi ancora oggi, fiorivano comunità
indipendenti dallo stato che si riunivano sia per carattere religioso che
politico. Questa è l’America culturale delle “Cooperative dei lavoratori”, metodi di gestione da diffondere anche
in Europa che comunque ha una tradizione storica forte in mutualismo economico.
Si è dati una valenza ancora più fortemente liberale alla concezione libertaria
della “Sovranità dell’Individuo” (Warren) facendola divenire “Sovranità del Consumatore”. Le Cooperative Usa rappresentano
efficacemente e concretamente l’alternativa di mercato al capitalismo, alla
burocratizzazione e allo stato. Libertà d’Impresa, spirito di ricerca,
responsabilità, trasparenza di gestione, decentralismo delle decisioni,
democrazia diretta e partecipata, attenzione alle tematiche dei diritti
sindacali e all’ambiente, ecco cosa muove nel mercato queste cooperative, un
mercato che per ricordare le parole di Pietro Adamo potenzia tutte le sfere
dell’esistenza, non solo economiche, da divenire libertario. D’altronde stesso
negli Stati Uniti si è diffusa una nuova teoria politica-economica definita neo-mutualista,
una teoria economica inizialmente definita da Pierre - Joseph Proudhon ma
rivista e perfezionata dal mutualista contemporaneo americano kevin Carson. Secondo tale teoria il mercato non è la fonte del male, bensì un
sistema neutrale di scambi volontari che è stato alterato dallo e per lo Stato
per far arricchire pochi: i banchieri, le grandi corporazioni, i proprietari
terrieri ed i burocrati. Senza il suo schienale, questi monopoli cadrebbero,
dando luogo ad una società più ugualitaria di qualunque regime comunista,
rispettando la proprietà e la libertà individuale.
La
sfida è nel diffondere la nascita di queste cooperative anche per la produzione
di servizi essenziali e di monopolio. Immaginate un simile modello che produca
assistenza medica o sicurezza, oppure immaginate una cooperativa che produca
moneta alternativa allo stato, che diffonde ai membri che aderiscono a tal
modello facendo propri sia i vantaggi che i rischi. Lo stato si frantumerebbe
sotto i colpi della libertà, perché attaccato economicamente quindi
semplicemente fallirebbe. Spirito di intrapresa, mutuo appoggio, trasparenza
dei bilanci e della produzione, ecco cosa diffondere da noi, magari mettendo su
dei corsi in: “Organizzazione e Formazione di Cooperative”. “A. Rivista Anarchica”, Ottobre 2011